Sul vascello pirata: Mascheroni racconta “i corsari” del Giornale di Indro Montanelli
L’immagine della nave controcorrente, usata dal grande giornalista conservatore, è ripresa nel titolo del libro di Luigi Mascheroni. Sul palco di Duemilalibri anche Letizia Moizzi, Giuliano Molossi e Sara Magnoli
Luigi Mascheroni ammette: «Per racconti raccontati io so tutto di Montanelli, luci e ombre», anche se non ha lavorato con lui. Ea di turno, trentatreenne, la domenica della morte del grande giornalista e – con una redazione oberata dall’uccisione di Carlo Giuliani – aveva lavorato al “coccodrillo” del fondatore de Il Giornale.
Oggi raccoglie la storia di Montanelli in un volume: “Come un vascello pirata – 50 anni de «Il Giornale» nelle parole del suo fondatore” nasce infatti su spinta della nipote Letizia Moizzi per celebrare Montanelli, che a 23 anni dalla sua scomparsa vende ancora libri.
Per il libro la scelta della nipote è ricaduta su Luigi Mascheroni: un giornalista che non ha mai conosciuto Montanelli e «un non-montanelliano».
Moizzi ha voluto evitare di affidare il tributo all’esercito che si professava erede del nonno per rendere al lettore un’immagine nitida e non viziata del direttore de Il Giornale. Luigi infatti agli occhi di Letizia risultava «una persona che sapesse scrivere bene e che
riuscisse a rendere un ritratto a mente libera» ha raccontato a Duemilalibri, in una serata con interviste di Sara Magnoli, anche lei passata in una redazione con Montanelli.
Per questo la lunga prefazione di Luigi è seguita dai migliori fondi di Montanelli, quelli più curiosi, provocatori, eccezionali. Il libro è ulteriormente arricchito con i noti controcorrente del giornalista e con testimonianze di una dozzina di insospettabili amici tra cui Pier Luigi
Bersani, Alberto Casiraghi e Michele Serra.
Al museo Maga, per Duemilalibri, c’è anche l’ex capocronista del Giornale Giuliano Molossi: ripercorre gli anni in redazione, l’attentato delle Brigate Rosse, ma anche gli errori editoriali di quello che si definiva «il padrone» del giornale. Regala così plurimi aneddoti al pubblico che ora sa che per Montanelli i brigatisti erano più bravi a sparare che a disegnare, considerando la caricatura regalatagli; che non celebrò manifestamente la caduta del Muro di Berlino, lasciando la notizia ai margini della prima pagina.
Molossi riconosce che forse Montanelli non era nato per fare il direttore: era nato per scrivere, non per far scrivere gli altri. Ma indubbia è stata la sua abilità.
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