All’ospedale di Varese un’equipe multidisciplinare per la cura del melanoma, malattia tumorale in forte crescita
L'Asst Sette Laghi ha creato una struttura dedicata a questa patologia all'interno della dermatologia. Diversi specialisti collaborano puntando sulla diagnosi precoce
Insieme al tumore del pancreas è la patologia tumorale maggiormente in crescita. Parliamo del melanoma, il tumore della pelle su cui l’Asst Sette Laghi ha voluto investire creando un centro di riferimento.
È stata istituita una struttura dipartimentale dal nome “Melanoma Skin cancer” dove specialisti diversi lavorano insieme per intervenire in modo efficace e tempestivo.
Il centro è affidato al dottor Maurizio Lombardo che spiega il valore di un percorso strutturato: « Il melanoma è una patologia tumorale che richiede la collaborazione di specialisti diversi: il dermatologo, il radiologo, l’anatomo patologo, l’oncologo, il chirurgo, il genetista, l’otorinolaringoiatra e il chirurgo plastico. Tutti insieme permettono di affrontare diagnosi e terapia in modo collaborativo, adottando un unico protocollo che garantisce omogeneità di approccio e cura».
L’aumento dei casi di melanoma ( nel nostro territorio si registrano 52 casi ogni 100.000 abitanti un’incidenza molto al di sopra della media italiana che è di 21) è legata soprattutto a cattive abitudini nell’esposizione al sole: « Soprattutto alcuni decenni fa, c’era scarsa attenzione ai danni provocati da sole e oggi raccogliamo i danni fatti 30/40 anni fa – commenta il dottor Lombardo (foto sotto) – L’età media dei pazienti che arrivano da noi è di 50/55 anni ma, purtroppo, vediamo anche casi di giovani e questo perchè c’è anche una componente genetica. Per questo, nella squadra dello skin center c’è il genetista che analizza la familiarità allargando le indagini ai parenti del paziente».
La nota positiva è che la mortalità per melanoma a Varese è solo del 5.9%, molto più bassa della media nazionale che si attesta intorno al 13%: « Questo grazie anche alla rete che punta molto sulla diagnosi precoce. Con questo centro intensificheremo gli incontri di formazione con i medici di medicina generale che sono le prime sentinelle sul territorio».
Il campanello d’allarme che deve far scattare le indagini è il cambiamento del neo: «Se muta come dimensione, forma o colore rivolgersi subito al proprio medico curante che indirizzerà al centro. Il nostro obiettivo è quello di costruire una rete “insubrica”, insieme agli ospedali del Varesotto e del Comasco, per adottare misure condivise. Dei 250 casi che vediamo ogni anno, almeno 120 sono “in situ” ed è quindi sufficiente un intervento di asportazione per guarire definitivamente. La diagnosi precoce è fondamentale: in caso di metastasi, infatti, il percorso è più lungo e complesso».
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