I Comuni di frontiera contro il taglio dei ristorni previsto in Finanziaria: “È un provvedimento contro di noi”
La richiesta a Governo e Parlamento: “Stralciare l'emendamento“ che vuole riportare per l’attribuzione diretta dei ristorni ai Comuni il rapporto tra numero di frontalieri e popolazione residente dal 3% al 4%
Dopo l’allarme lanciato dal senatore Alessandro Alfieri circa gli effetti di un emendamento alla legge finanziaria in approvazione, giunge anche la bocciatura dell’associazione Comuni di frontiera presieduta da Massimo Mastromarino (foto), sindaci di Lavena Ponte Tresa che in una nota specifica la posizione dei centri, talvolta a che di piccolissime dimensioni, che subirebbero effetti negativi dalla decisione del Governo Meloni.
“Attraverso un emendamento alla legge di bilancio 2025 presentato venerdì 13 dicembre, il Governo ha chiesto di riportare per l’attribuzione diretta dei ristorni ai Comuni, il rapporto tra numero di frontalieri e popolazione residente dal 3% al 4%, e ha modificato le casistiche di utilizzo della quota dei ristorni di parte corrente (fino al 50% dei ristorni attribuiti ad ogni comune), introducendo quale modalità prioritaria la destinazione per iniziative volte a compensare le ricadute socio- economiche derivanti da crisi aziendali insistenti sul territorio di competenza. Si tratta di provvedimenti contro i Comuni di Frontiera”, si legge nella nota.
“L’emendamento“ – prosegue il documento inviato al Governo e ai parlamentari del territorio – “modifica una legge di ratifica di un trattato internazionale votato all’unanimità dal Parlamento Italiano solo18 mesi fa; L’emendamento contraddice il decreto del Ministro dell’Economia che solo 4 mesi fa stabiliva per gli anni 2024 e 2025 il rapporto frontalieri-popolazione di un comune al 3% e nessun vincolo per l’utilizzo in parte corrente; L’emendamento mortifica il lungo lavoro portato avanti dagli enti locali e in particolare dai Comuni di Frontiera per oltre 5 anni per arrivare alla stesura condivisa dell’Accordo Internazionale (2020) e della Legge di ratifica (2023), attraverso un provvedimento presentato senza alcuna condivisione con i Comuni e con il Territorio; L’emendamento contraddice l’articolo 9 del Trattato, che stabilisce che i ristorni siano versati a beneficio dei comuni italiani di confine e che i criteri di riparto e di utilizzo siano definiti di intesa con i competenti organi regionali; L’emendamento contraddice il principio sussidiario e di autonomia gestionale dei Comuni; L’emendamento vanifica il processo, esito di una lunga e feconda riflessione “dal basso”, di incontri tra le parti, della firma del Protocollo d’Intesa del 2020, dell’audizione in Commissione al Senato del 2022, dell’allargamento della platea dei comuni direttamente beneficiari dei ristorni, che, dopo 50 anni, ha con la Legge di Ratifica abbassato a non oltre il 3% il limite del rapporto frontalieri/abitanti; L’emendamento penalizza e mette in difficoltà, oltre alla città di Varese, soprattutto i piccoli comuni di confine delle Province di Como e di Varese (come ad esempio Azzate, Azzio, Barasso, Gazzada Schianno, Laveno Mombello, Lomazzo, Lurago Marinone, Morazzone, Tavernerio, Venegono Inferiore e molti altri), privati dei ristorni, che attraverso il loro utilizzo in parte corrente rispondono ai bisogni dei propri cittadini. L’emendamento mette in difficoltà i comuni, che con impegno e fatica hanno predisposto i bilanci di previsione per il prossimo anno, sicuri di poter far conto su risorse a loro già assegnate con i criteri stabiliti dal decreto del Ministro dell’Economia prima richiamato, emanato il 13 agosto di quest’anno”.
Dunque “l’Associazione dei Comuni Italiani di Frontiera, per i motivi sopra esposti, chiede al Governo, al Parlamento e soprattutto ai propri rappresentanti del Territorio, di stralciare questo emendamento, palesemente contro i Comuni di Frontiera“, conclude la nota.
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