Dove il legno diventa musica, a Castronno apre la liuteria di Simone
Simone Assunto, ha trasferito il suo laboratorio Cocopelli da Gavirate a Castronno, in un'ex merceria chiusa da quindici anni. Vanta clienti da tutta Italia e produce una vasta gamma di strumenti, dalle copie storiche di mandolini barocchi e rinascimentali a chitarre elettriche e bassi moderni

Kokopelli è una divinità preistorica della nazione indiana Navajo. La si trova raffigurata nelle caverne del sudovest degli Stati Uniti ed è una figura stilizzata, ricurva, ritratta nel gesto di danzare mentre suona il flauto. Kokopelli, o Cocopelli, ha portato molta fortuna a Simone che ha scelto questa divinità per dare il nome al suo laboratorio di liuteria.
Simone Assunto si è da poco trasferito a Castronno: il laboratorio che ha aperto nel 2008 con un socio, appassionato di cultura indiana, prima si trovava a Gavirate. Da qualche settimana Simone ha affittato uno spazio davanti al Municipio di Castronno, un’ex merceria chiusa da quindici anni che ora accoglie chitarre, liuti e macchine per la lavorazione di quel legno destinato a sprigionare note.
La storia di questo giovane liutaio, 41 anni, una moglie e un figlio di 4 anni, parte da lontano, da quando a 8 anni i suoi genitori gli hanno regalato una chitarra: «Mi donarono una chitarra classica ma a me la musica non interessava molto, preferivo giocare a basket – racconta Simone-. Poi nel tempo mi sono appassionato al rock e allo stesso tempo ho scoperto il piacere di lavorare il legno: passavo il mio tempo libero a costruire archi e frecce».
Eppure la strada non era per nulla tracciata. Dopo aver studiato al “Cobianchi” di Intra, Simone si iscrive a Scienze ambientali e marine all’università di Genova: «Ma dopo un anno mi sono accorto che non era quello che volevo fare davvero. Navigando in internet alla ricerca di un corso come tecnico del suono, ho trovato una scuola di liuteria. Mi sono iscritto subito e dopo quattro anni di corso a Milano, alla Civica scuola di liuteria di Milano, con una specializzazione negli strumenti musicali a corda pizzicata, nel 2008 ho aperto, con un socio, il primo laboratorio a Voltorre in una vecchia cascina che abbiamo ristrutturato».
Ma a volte il coraggio non basta e ogni imprenditore, piccolo o grande, deve fare i conti con la richiesta del mercato. «Abbiamo passato qualche momento buio – racconta ancora Simone – Il mio socio ha quindi scelto un’altra strada e io mi sono ritrovato solo. Ho deciso così di avvicinarmi a casa, ho trovato questo spazio a Castronno e ho spostato tutta l’attività qui. Per i miei clienti è anche più comodo raggiungere il laboratorio, visto che l’uscita dell’autostrada è a due passi».
Cocopelli ha clienti da tutta Italia e il lavoro, oggi, non manca. La produzione e costruzione spazia dai più antichi strumenti musicali, tra cui liuti, copie storiche di mandolini barocchi e rinascimentali e chitarre classiche, agli strumenti più attuali e moderni come bassi elettrici, chitarre elettriche e chitarre acustiche: le riproduzioni storiche vengono realizzate fedelmente, mentre la costruzione di ogni strumento musicale viene studiata e realizzata in collaborazione con il musicista che commissiona il lavoro: «Cerco di soddisfare ogni richiesta, sia per quanto riguarda il restauro sia per la realizzazione di chitarre con caratteristiche particolari. Ovviamente tutto è fatto a mano: dalla lavorazione del legno, alla verniciatura. Anche gli intarsi sono fatti da artigiani della zona, che collaborano con me. Ogni strumento è un pezzo unico: seguo dal taglio della pianta, alla realizzazione e ovviamente anche la manutenzione».
I prezzi variano: un ukulele può costare 300 euro, la chitarra classica con intarsi in madreperla può arrivare ai 6000 euro.
Simone organizza anche corsi di liuteria professionale e spesso fa da insegnante ai ragazzi delle scuole di liuteria. E nel tempo libero, ovviamente suona: «Ho un gruppo musicale gli Electric sheep: siamo in cinque e ci esibiamo ogni tanto in qualche locale. Ormai siamo tutti adulti e molto impegnati, lo facciamo più che altro per divertimento».
Al piccolo di casa Simone ha regalato una batteria, nella speranza, forse, che segua le orme di papà: «Ma la suono più io – dice ridendo Simone – Diciamolo: è un po’ come regalare la playstation ai propri genitori».
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