Il Varese Summer Festival non si farà, l’assessore Laforgia: “Che amarezza, potrei dimettermi”
Conversazione con l'assessore alla cultura su motivi e conseguenze dello stop del festival che in due edizioni ha accolto in città decine di migliaia di spettatori

Il Varese Summer Festival non si farà: a confermarlo è stato l’assessore alla cultura Enzo Laforgia in una conversazione con Varesenews che ha fatto il punto della situazione.
Per l’assessore si tratta di “Un fallimento, di cui mi assumo tutte le responsabilità”: e, nelle sue parole, potrebbe portare a ulteriori, gravi, conseguenze per la prosecuzione della sua esperienza amministrativa.
Perchè non si farà? «La risposta sintetica è che è stato pubblicato un bando per assegnare lo spazio dei giardini da destinare a un festival estivo e non si è presentato nessuno. Andando ad approfondire, però, forse questo bando è arrivato troppo tardi, e inoltre non era chiaro, né quantificato, il coinvolgimento economico del Comune».
Le parole dell’assessore sono amare, anche se: «Mi assumo la responsabilità di questo fallimento, chè di fallimento si tratta – specifica Laforgia – Dopo aver portato per due anni un bel po’ di gente – l’anno scorso abbiamo portato 20mila persone – in un periodo dell’anno che non è molto pieno in città, non poterlo riproporre anche quest’anno, e con un operatore che possa lavorare con stabilità, per me è un fallimento: dover mollare tutto quando le persone si erano abitate a questo festival, e già ne chiedevano le nuove date è un dispiacere».
Sembra un peccato mortale, infatti, fermare una rassegna di successo “in corsa”. «L’esperienza del Varese Summer Festival ha funzionato perchè c’è stata un’ottima collaborazione con AD Management e con tutto il personale e i collaboratori dell’ufficio Cultura – Sottolinea l’assessore – Il successo non è merito mio, e ciò che ha funzionato di più, la collaborazione, non era cosa affatto scontata. Cosi, a malincuore, dico “grazie di tutto” nella speranza che questa collaborazione possa riprendere, in un futuro che ovviamente però non sarà quest’estate».
Nelle due edizioni del festival la rassegna ha accolto nomi che hanno attratto migliaia di persone nella bella cornice dei giardini estensi: dai concerti di Russel Crowe e Goran Bregovič alle conversazioni con Roberto Saviano o Vincenzo Schettini, dalle voci di Fiorella Mannoia e Umberto Tozzi alla comicità di Andrea Pucci e Katia Follesa.
Qual è stato secondo lei l’impatto maggiore del festival sulla città?
«L’impatto maggiore del Festival è stato principalmente di immagine verso l’esterno: per una volta, a Varese una iniziativa era andata ben oltre i confini locali, arrivando a essere conosciuta su scala nazionale (Come per esempio l’annuncio a Sanremo della data di Russell Crowe, annunciata dal palco di Sanremo dallo stesso artista, NDR), ma non trascurerei anche l’impatto e la ricaduta per la vita cittadina: quelle ventimila persone non si limitavano a seguire un concerto o uno spettacolo, ma si fermavano in città, prendevano un panino, una bibita, una pizza…».
Riprenderlo in un secondo tempo è impossibile?
«No, non è impossibile riproporlo. Prima di tutto però è necessario avere le idee chiare, sia nei tempi che nella forma: una iniziativa cosi per esempio non può non avere un coinvolgimento, anche economico, da parte dell’amministrazione. Il primo anno abbiamo dato solo il patrocinio, il secondo anno il comune ha collaborato all’allestimento con una somma di 40mila euro, destinando in cambio tre serate a operatori culturali locali. Diventando una cosa strutturata e continuativa, diventava necessario anche strutturare l’impegno economico dell’amministrazione».
Un inciampo pesante, che grava anche sul bilancio complessivo delle attività dell’assessorato, bilancio che in realtà è molto positivo: negli ultimi anni ci sono stati numeri in crescita sia tra i visitatori dei musei – con un’importante exploit del Castello di Masnago, passato dal 2023 al 2024 da circa 10mila visitatori a circa 12mila – sia tra gli utenti abituali della biblioteca, che sono più che raddoppiati.
«Ci abbiamo provato – Commenta Laforgia – Abbiamo rianimato dal punto di vista culturale la città e questo ha fatto bene anche agli operatori culturali che in città lavorano da tanto tempo. abbiamo diversificato al massimo le proposte con buona pace dei “radical chic”, che magari hanno storto il naso davanti a Umberto Tozzi. Abbiamo spaziato dalla musica contemporanea all’arte contemporanea, abbiamo fatto rivivere la biblioteca e la risposta è stata sempre positiva».
Ma il boccone amaro dell’assenza del Varese Summer Festival è davvero indigesto per l’assessore alla cultura, che conclude la sua intervista con una dichiarazione pesante: «Il fatto che questa estate Varese abbia un mese vuoto mi provoca molta amarezza: tanto che, siccome precauzionalmente io chiedo l’aspettativa dal mio lavoro di docente anno dopo anno, ho tempo qualche mese per decidere se proseguire o meno nel mio mandato di assessore alla cultura».
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