Varese e l’inverno meno inquinato: un sollievo temporaneo per la qualità dell’aria
Un inverno che fortunatamente ha fatto registrare pochi giorni di emergenza smog, Cremona, Milano e Lodi sono stati i capoluoghi più inquinati

Il mese di febbraio ha segnato la fine di una stagione invernale caratterizzata da frequenti perturbazioni, che hanno evitato alla Pianura Padana il ripetersi di lunghe fasi di alta pressione, tipiche dell’inversione termica. Questo fenomeno, che intrappola l’aria fredda nei bassi strati dell’atmosfera, porta con sé un accumulo di inquinanti pericolosi per la salute. Grazie a una situazione meteorologica favorevole, l’inverno appena trascorso è stato, dal punto di vista della qualità dell’aria, uno dei meno critici degli ultimi anni, con benefici anche per la provincia di Varese. (Foto di Franco Aresi)
Nonostante le condizioni atmosferiche abbiano contribuito a disperdere gli inquinanti, il problema dell’inquinamento resta ancora lontano dall’essere risolto. Nei due episodi di alta pressione che si sono verificati tra gennaio e febbraio, seppur brevi, le concentrazioni di polveri sottili sono schizzate a livelli allarmanti. I valori medi registrati nel bimestre sono comunque molto superiori alle soglie raccomandate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), con picchi fino a tre volte oltre i limiti suggeriti. Ancora più preoccupante è la situazione delle polveri ultrafini (PM2.5), note per la loro pericolosità in ambito respiratorio e cardiovascolare.
Se Milano e le province della Bassa Pianura, come Cremona e Lodi, hanno sofferto maggiormente le conseguenze dell’inquinamento, Varese ha beneficiato di una situazione leggermente migliore. Le correnti orientali hanno contribuito a mantenere più pulita l’aria nel nord della regione, riducendo in parte l’impatto degli inquinanti.
Uno dei fattori più incisivi sulla qualità dell’aria in Lombardia è l’eccessiva concentrazione di allevamenti intensivi. Come sottolineato da Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia, “il numero eccessivo di animali allevati nella Pianura lombarda e la conseguente produzione di decine di milioni di tonnellate di liquami sono fattori chiaramente correlabili al cattivo stato di qualità dell’aria nella nostra regione”.
“Nessuno sottovaluta il contributo della zootecnia alla bilancia agroalimentare lombarda, ma e arrivato il momento di chiederci se sia sostenibile concentrare milioni di capi in poche migliaia di Kmq, tra cui oltre la meta dei suini e un terzo di tutti i bovini da latte allevati in Italia. Ripensare le filiere dell’allevamento in Lombardia e una necessita , per la salute degli animali ma anche per la nostra”.
L’altro grande nodo da sciogliere è il traffico veicolare, che incide fortemente sui picchi di inquinamento. Milano, con oltre un giorno su tre di superamento dei limiti di polveri sottili, è l’esempio più evidente di un problema che riguarda anche le città della provincia di Varese, dove la mobilità privata resta predominante rispetto al trasporto pubblico. “Le città lombarde devono fare fronte comune con il governo nazionale e regionale per investire nel trasporto collettivo e ridurre l’impatto del traffico pendolare”, ha dichiarato Federico Del Prete, responsabile mobilità e spazio pubblico di Legambiente Lombardia.
“In regione, nonostante la pessima qualita dell’aria e i relativi impatti sulla sanita , continuiamo a vedere campi e boschi distrutti per fare spazio a nuove autostrade neanche fossimo negli anni Sessanta, mentre le citta assistono inermi all’assedio del traffico motorizzato senza attivare misure credibili ed efficaci, a partire da una indispensabile revisione delle politiche della sosta su suolo pubblico.”
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