“Il tuo plagio è come un rock”: Aldo Pedron racconta quando canzoni e note si somigliano
Nell'ultimo libro del critico musicale del gallaratese le canzoni che conoscete… e forse avete già sentito altrove. "Nelle schede del libro non compare quasi mai la parola plagio. Ma, come cantava Lucio Battisti... Mi ritorni in mente"

Si intitola Il tuo plagio è come un rock il nuovo libro del gallaratese Aldo Pedron, «agitatore culturale» (ospite a Materia lo scorso marzo), critico musicale e firma storica di riviste come Il Mucchio Selvaggio e Buscadero. In collaborazione di Daniele Sgherri e Federico Pieri, nel suo nuovo libro Pedron esplora il confine sottile – e spesso controverso – tra ispirazione, citazione e vero e proprio plagio musicale.
Il volume, parte della collana Musica in Mostra, raccoglie decine di casi curiosi e sorprendenti, in cui brani noti della musica italiana presentano analogie sorprendenti con canzoni straniere. Uno dei casi più noti, a cui è dedicata la copertina, è la battaglia legale tra Al Bano e Micheal Jackson per i Cigni di Balaka e You will be there. Famoso è lo sketch di Riccardo Rossi in cui viene ricostruito il “furto” del re del pop ai danni di Carrisi.
Un altro esempio molto curioso riportato da Pedron riguarda invece i Beach Boys, di cui il critico varesotto – soprannominato nell’ambiente musicale come AldoBeach – è uno dei massimi esperti in Italia, con tanto di pubblicazione di una monografia per Arcana. La lancetta del tempo torna indietro al 1967 e a Facciamo l’amore, non la guerra di Davide e Sara (di cui oggi ancora non si conosce la reale identità). La musica è chiaramente quella di Good Vibrations, brano considerato il capolavoro di Brian Wilson (e Mike Love).
«Negli anni ’60 molti artisti non erano iscritti alla SIAE, quindi qualcun altro depositava il proprio nome come compositore, pur garantendo che le royalties sarebbero poi state corrisposte al vero autore. I discografici, soprattutto negli anni ‘60, ricevevano numerosi dischi dall’estero, spesso di gruppi sconosciuti, e chiedevano agli artisti italiani di inciderli. Spesso i cantanti erano ignari della reale paternità della canzone – spiega Pedron -. Lo scopo del libro è segnalare questi casi, lasciando a voi il diritto sacrosanto di giudicare se ho preso un abbaglio oppure no. È però doveroso, in molti casi in cui non ci sono state cause legali, portare alla luce situazioni in cui gli autori originali stranieri sono stati ignorati e privati non solo della paternità delle loro opere, ma anche delle relative royalties. Spesso, infatti, si cerca di far passare queste canzoni come creazioni originali degli artisti italiani, mentre in realtà sono il frutto di un atto di appropriazione indebita. Nelle schede del libro, come vedrete, non compare quasi mai la parola plagio. Ma, come cantava Lucio Battisti... Mi ritorni in mente».
Nessuno viene risparmiato, ci sono tutti da Fabrizio De André a Roberto Vecchioni, Gino Paoli, i Nomadi, Maurizio Arcieri dei New Dada, Adriano Celentano e il suo Clan, Fausto Leali, Edoardo Bennato, Lucio Battisti, Patty Pravo, Raffaella Carrà, Pino Daniele, I Bisonti, Equipe 84. «A voi l’ultima ardua sentenza», conclude Pedron, che per il 2025 ha in serbo ancora un libro da pubblicare.
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