“Per evitare i femminicidi servono progetti seri, costanti e a lungo termine”
La Casa delle Donne "Anna Andriulo" di Gallarate interviene nel dibattito sulla violenza dopo gli ultimi tre gravissimi episodi avvenuti in Italia, uno dei quali a Samarate

Riceviamo e pubblichiamo il comunicato diffuso dalla Casa delle Donne “Anna Andriulo” Gallarate APS-ETS firmato dalla presidente Ivana Graglia e dedicato al delicato tema dei femminicidi.
In questi ultimi giorni a Samarate, Udine e Bitonto tre uomini, due mariti e un ex marito, hanno ucciso a coltellate Teresa, Samia e Lucia. Sempre il medesimo tragico copione scritto purtroppo per innumerevoli altre donne.
Uomini che non si rassegnano a perdere chi considerano di loro proprietà: «Sei mia e di nessun altro!» e
naturalmente nemmeno libera di poter essere se stessa.
Non è il “mostro”, non è “l’uomo nero brutto e cattivo” arrivato da chissà dove. E’ l’uomo nostro vicino di casa, è un padre o il “ragazzo di buona famiglia”, lo studente universitario, l’operaio o il libero professionista.
Questa mano terribile che continua ad uccidere, che arma le mani di questi uomini, è una mano antica, ancestrale che si chiama cultura patriarcale.
In Italia nel 2024 i femminicidi sono stati 113, da gennaio 2025 ad oggi sono già 13 e dietro questi freddi numeri ci sono volti, corpi, vite che nascondono sempre, per ogni donna, storie di dolore e paura.
La violenza sulle donne è in aumento anche tra le giovani generazioni, lo dimostrano le numerose molestie, i numerosi stupri di gruppo, l’induzione al suicidio per “revenge porn”, oltre ai casi di femminicidio.
Non c’è dubbio che il problema sia culturale e coinvolge tutti i livelli della società ed è proprio lì, nella prevenzione che si rileva un vuoto profondo. Se la prevenzione è lo strumento necessario per invertire la rotta, purtroppo le misure adottate da chi decide a livello politico e istituzionale non vanno in quella direzione.
Subito dopo la morte di Giulia Cecchettin, il 24 novembre 2023 è stata subito emanata la legge 168 dal titolo “disposizioni per il contrasto della violenza sulle donne e della violenza domestica”. Nell’ultimo articolo, l’articolo 19, si dice chiaramente che “non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”. Ciò significa in pratica che non è stato stanziato nemmeno 1 euro per la formazione di insegnanti e studenti, mentre aumentano gli stanziamenti di denaro pubblico per gli armamenti, per una politica di guerra e di morte.
L’approccio a questo grave problema sociale non può essere considerato solo a carattere punitivo e securitario. Infatti si è visto che i braccialetti elettronici e l’inasprimento delle pene non bastano per fermare violenza e femminicidi.
Occorrono investimenti in progetti seri, costanti e a lungo termine, stanziamenti di fondi per la formazione nella scuola, partendo già dall’infanzia, per educare a relazioni sane, rispettose delle differenze, ad una affettività e sessualità libera dal possesso e dalla violenza, per poter vedere crescere generazioni di persone consapevoli.
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