Sulle tracce della memoria nella quinta tappa del Cammino del Lago Maggiore
Da Cannobio ad Ascona la quinta tappa del cammino attraversa antiche vie e rievoca libertà e salvezza

Lunedì 28 aprile. Stamattina siamo in pochi ma ottimi, irriducibili camminatori in questo lunedì incastrato tra due generosi ponti. Alle 8.00, come tutti i giorni, partenza dall’imbarcadero di Cannobio, il sole splende di nuovo sulle nostre teste e una brezza leggera fa sventolare le alte bandiere al porto vecchio. Percorriamo il lungolago con le casette colorate e i bar ancora deserti per dirigerci verso il ponte sopra il Cannobino – fiume che da il nome all’omonima valle che da qui corre perpendicolare al lago inerpicandosi fino a Malesco e al Santuario della Madonna del Sangue di Re.
Costeggiamo i numerosi campeggi che si affacciano sulla riva per riprendere la via delle Genti: si inizia a macinare metri di dislivello in direzione di Cinzago. Questo piccolo villaggio di una manciata di case rappresentò una delle vie di fuga dalla deportazione verso i campi di prigionia e sterminio. Moltissime famiglie ebree, infatti, negli anni della Repubblica di Salò cercarono rifugio in Svizzera, facendo riferimento ad una rete informale che organizzava l’espatrio clandestino.
Si continua a salire fino alla località Piaggio, ultima frazione di Cannobio, dove il bosco di castagni inizia a diradarsi e compare una radura. Qui, in un punto un tempo circondato da pascoli e alpeggi, si staglia la Chiesa di San Bartolomeo in Montibus. La dedica a questo santo martirizzato per scorticamento rimanda ai mestieri tradizionali della zona quali cuoiai, conciatori e decoratori del cuoio di cui San Bartolomeo è protettore. Questa chiesa, molto cara agli allevatori, ospitava le celebrazioni per la benedizione del bestiame nella ricorrenza del 24 agosto.
Da qui il percorso torna a scendere per raggiungere Piaggio Valmara: la dogana con la Svizzera. È con non poca emozione che valichiamo a piedi questo confine che taglia il continuum della terra e dell’acqua. Per quanto si tratti di una linea immaginaria, sancisce per noi un vero e proprio valico, un luogo simbolico: la metà del Cammino si avvicina.
Camminiamo per qualche chilometro lungo la riva in direzione di Brissago e ci prepariamo per l’ultima vera salita della giornata che ci porterà al Sacro Monte di Brissago e poi a Ronco sopra Ascona. Il Sacro Monte è preceduto da una Via Crucis e ci racconta ancora una volta degli ambiziosi progetti iniziati nei secoli per manifestare la forte devozione presente all’interno della comunità: questo è il terzo Sacro Monte che incontriamo dall’inizio del Cammino – contando Arona (il Colosso di San Carlo doveva essere in origine il punto di accesso ad un Sacro Monte dedicato al santo della famiglia Borromeo) e Ghiffa.
Ronco non è soltanto sopra Ascona, ma è anche sopra le Isole di Brissago. Questi due isolotti, diventati a partire dalla fine dell’800 proprietà privata di una baronessa prima e di un ricco uomo d’affari e collezionista d’arte poi, sono tornati ad aprirsi al pubblico a partire dagli anni Cinquanta, conservando l’orto botanico impiantato qui dai precedenti proprietari.
Prima di lasciare la mezza costa e ridiscendere verso Ascona incontriamo un’ultima storia: quella del Monte Verità. Questo luogo immerso nel verde dei boschi con il blu del lago a fare sempre da sfondo, è stata la cornice unica di un grande esperimento di vita comunitaria a contatto con la natura e di rifiuto degli stili di vita imposti da una società sempre più industrializzata.
Se pensate si riferisca a un movimento recente, vi state sbagliando: siamo nel lontano 1899 quando un giovane rampollo di una ricca famiglia olandese decide di proporre questo progetto ad amici e colleghi dell’alta società europea del tempo. A Monte Verità si praticava il rispetto per la natura e gli altri esseri viventi, seguendo una dieta vegetariana e praticando il benessere di corpo e mente. Questi atteggiamenti anticonformisti e la pratica di restare al sole nudi si dice abbia portato i contadini ticinesi ad adottare il termine “Balabiott” per indicare una persona che vive in modo un po’ ingenuo e senza combinare granché.
Ad Ascona si chiude la nostra tappa di oggi: una camminata che ci ha portato non solo attraverso paesaggi incantevoli e confini più o meno visibili, ma anche dentro le storie di chi ha cercato qui libertà, salvezza o semplicemente un modo diverso di affrontare la vita.
Il Cammino del Lago Maggiore è promosso da tracciaminima aps. Sul sito del Cammino del Lago Maggiore sarà possibile trovare la descrizione di questa tappa, cliccando qui
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