Il talento di Alessandro Fancellu sboccia al Giro del Giappone
Il 25enne di Binago, già promessa del ciclismo italiano, centra il primo successo tra i "pro" nella seconda tappa della corsa nipponica che si deciderà sul Monte Fuji
Ivan Basso lo indicava come una delle grandi speranze del ciclismo italiano per le corse a tappe, e per quello lo aveva portato nella sua Eolo-Kometa dove tuttavia non era sbocciato. Certi percorsi, a volte, necessitano di maggiore tempo (e pure di fortuna: leggi alla voce infortuni) ma prima o poi si compiono.
È il caso di Alessandro Fancellu, il 25enne corridore di Binago – comasco, ma cresciuto a ridosso del Varesotto – che per la prima volta ha vinto una corsa tra i professionisti (è al quinto anno): la seconda tappa del Giro del Giappone.
Fancellu d’altra parte corre da quest’anno per una formazione del Sol Levante, seppure ad alto tasso di italianità: la JCL Team Uyko che è diretta dal saronnese Alberto Volpi e che ha in organico altri tre corridori azzurri (D’Amato, Garibbo e Raccani). Squadra Continental – il terzo “stadio” del ciclismo – che però in Asia ha un livello piuttosto importante e che nella corsa di casa vuole senza dubbio lasciare il segno.
Ci è riuscita quindi con Fancellu, che sul traguardo di Inabe ha lasciato la compagnia tagliando il traguardo in solitaria, superando per 4″ l’unico avversario in grado di insidiarlo – il danese Bregnhøj – e staccando di 22″ Garibbo, di 26″ il britannico Stewart e di 29″ il plotone principali. Un ordine di arrivo che consente al binaghese di vestire sia la maglia di leader generale (con 16″ sullo stesso Bregnhøj) sia quella della classifica a punti.
Il Tour of Japan si articola in tutto su sette tappe più il prologo disputato domenica scorsa: probabile che la vittoria finale si possa decidere venerdì quando andrà in scena una frazione molto corta (66 Km) ma con arrivo in salita – iconica – sul Monte Fuji. Fancellu ha qualità da scalatore ma, ovviamente, dovrà rapportarsi ai rivali potendo contare su compagni di squadra validi. L’obiettivo, a questo punto, è provare ad arrivare fino in fondo e magari usare il Giappone come trampolino per rientrare nel ciclismo europeo di più alto livello.
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