Quaranta storie di imprese familiari per raccontare il volto autentico dell’artigianato varesino

Nella sede gallaratese di Confartigianato la presentazione del libro "L’impresa oggi" curato da Sara Bartolini e Davide Ielmini. Quaranta imprenditori raccontano il proprio percorso tra innovazione, fatica e continuità

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In un distretto fortemente manifatturiero come quello varesino che ha una storia di due secoli alle spalle è importante interrogarsi sull’evoluzione in atto. È fondamentale domandarsi che cosa significa oggi essere un’impresa di famiglia e quale sia il vero volto della continuità imprenditoriale in un territorio che vive ancora di manifattura. Domande che Confartigianato Imprese Varese ha posto ai suoi imprenditori che hanno dato vita, con le loro risposte, al libro “L’impresa oggi”, sottotitolo “Progresso responsabile e crescita sostenibile”, curato da Sara Bartolini e Davide Ielmini, rispettivamente, responsabile comunicazione e relazioni esterne e caporedattore di Confartigianato Varese.

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L’IMPRESA FAMILIARE È PREDOMINANTE

Quaranta storie di impresa. Un omaggio a tutte le imprenditrici e tutti gli imprenditori che non hanno paura di fare impresa. Il libro è stato presentato nella sede gallaratese di Confartigianato di fronte agli stessi protagonisti che hanno risposto a molte di quelle domande aprendo scenari interessanti – vedi la necessità di maggiore aggregazione tra imprese – rispetto a un futuro dominato dall’incertezza.

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Mauro Colombo direttore di Confartigianato Imprese Varese

«Il modello dell’impresa familiare è predominante nel nostro tessuto economico: oltre il 90% delle imprese della provincia di Varese ne è un esempio. Ma non è solo una tradizione: è una struttura da comprendere che evolve e ci interroga sul futuro» ha detto Mauro Colombo, direttore di Confartigianato Imprese Varese, in apertura dell’incontro.
L’invito di Colombo è di andare oltre la narrazione celebrativa per analizzare luci e ombre di un modello che funziona, ma che oggi affronta trasformazioni complesse, legate al mercato, alla tecnologia e al ricambio generazionale.

Il saluto di Davide Galli

LE IMPRESE PROTAGONISTE

Tra i protagonisti della serata, quattro imprese del settore meccanico, accomunate da un’eredità familiare da custodire e da decisioni quotidiane e concrete da affrontare. Simona Barlocco guida oggi l’officina costruzioni ferro e inox Barlocco srl, fondata dallo zio cinquant’anni fa. «Sono cresciuta in azienda, prima in ufficio poi in produzione. Da dipendente sono diventata titolare, cercando di integrare artigianalità e innovazione. La rete di aziende con cui collaboriamo è fondamentale. Crescere da soli non è più possibile».
Il tema della crescita è un tema da sempre dibattuto nel mondo artigiano. Dalle testimonianze emerge quasi un’urgenza dettata da un contesto difficile dove le crisi si susseguono e le tensioni sui mercati globali spingono verso alleanze strategiche e cessioni necessarie per dirla con le parole di Marco Colmegna: «L’apertura a nuovi partner è inevitabile».
La sua azienda, la CT&T srl, ha affrontato una transizione difficile nel 2010, in piena crisi. «Abbiamo rilevato le quote del socio di mio padre e puntato subito ai mercati esteri. È stata una scelta coraggiosa, ma oggi siamo troppo fragili per affrontare instabilità continue. Le nostre aziende hanno competenze, ma poche risorse» spiega l’imprenditore.

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A pagina 96 del libro “Impresa oggi” c’è una foto straordinaria che ritrae le tre generazioni della Emar srl: papà, figlia e nonno hanno lo stesso sorriso. Ottimismo? L’imprenditore deve averne in abbondanza anche se Maurizio Manessi mette in guardia sui tempi difficili. Ha iniziato nel 1991 e oggi lavora con le figlie Laura ed Elena. «Nel nostro settore, le donne devono dimostrare il doppio. Il passaggio generazionale è complicato, ma necessario. Il problema principale? Il personale: non si trovano giovani formati. Senza risorse umane adeguate, non si può crescere. Noi di annunci ne abbiamo fatti tanti ma non troviamo i lavoratori che ci servono».
La mancanza di figure tenciche adeguate è il problema dei problemi che tenderà ad aumentare con l’inverno demografico. Gerarda Colangelo, titolare dell’officina OMS, ha preso in mano l’azienda cinque anni fa e di dipendenti ne ha 6. «Produciamo raccordi per impianti chimici. Ho investito in certificazioni, anche internazionali (Canada, ndr). La qualità ripaga, ma il nodo resta lo stesso: mancano figure tecniche. Io cresco con piccoli obiettivi quotidiani, coinvolgendo il team e costruendo competenze interne».

UN PATRIMONIO UMANO E CULTURALE

Sono dunque tanti i punti chiave emersi durante la serata: la necessità di evolvere pur restando fedeli all’identità originaria, la carenza di personale tecnico, l’importanza del passaggio generazionale ben gestito e il bisogno, spesso inespresso, di fare rete. Antonio Belloni, coordinatore dell’Ufficio Studi “Imprese e territorio” di Confartigianato Varese, ha evidenziato come il vero patrimonio delle imprese familiari non sia solo economico, ma umano e culturale. «Il capitale familiare è fatto di esperienza, tempo e sacrificio. È un’eredità educativa», ha detto Belloni.
Il passaggio generazionale funziona quando è pianificato, quando si accetta il conflitto come momento di crescita, e quando i giovani trovano il proprio spazio portando competenze dove mancano. Per il futuro, servono più strumenti e coraggio perché «non è vero che la famiglia non vuole cambiare».
Forse il problema vero è che non ha ancora trovato chi davvero sappia aiutarla a farlo.

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 29 Maggio 2025
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