La nuova presidente dell’ordine degli architetti di Varese: “Continuiamo l’impegno di Raffaele”
Paola Bassani, nuova presidente degli Architetti di Varese, si racconta: tra eredità, formazione e visione culturale della professione

Paola Bassani (Nella foto insieme a Elena Brusa Pasquè, presidente uscente) è la nuova presidente dell’Ordine degli Architetti di Varese.
Architetto specializzata in Conservazione dei Beni Architettonici e del Paesaggio e dottore di ricerca in Conservazione dei Beni Architettonici, dal 2016 è stata inserita nell’Elenco Nazionale dei Collaboratori Restauratori e, dal 2018, nell’Elenco Nazionale dei Restauratori di Beni Culturali. Ha insegnato per vent’anni al Politecnico di Milano come professore a contratto, riprendendo poi l’attività anche nel biennio 2023-2024. È anche direttrice della Shy Architetture Association, che promuove il movimento per l’architettura timida: un approccio che difende nella pratica, nella didattica e nella divulgazione scientifica.
Varesina di nascita e di vita, ha però una vita professionale più ampia: «Ho uno studio d’appoggio a Varese con la sede legale – spiega – ma la mia attività principale è a Milano. È stata una scelta strategica, innanzitutto per la vicinanza al Politecnico dove insegnavo, ma non solo: anche per seguire molti dei lavori che porto avanti, per esempio. Del resto l’idea del professionista “radicato” in un solo luogo non corrisponde più a ciò che è la professione oggi: valeva trent’anni fa, ma ora è tutto diverso. Io, per esempio, ho sempre partecipato a concorsi, e mi muovo dove il destino dei bandi mi porta».
La sua è una nomina in continuità con il lavoro del consiglio precedente, come ci racconta:
Come vive questo incarico appena iniziato? Sembra in continuità con il gruppo precedente.
«È assolutamente una presidenza in continuità: abbiamo preso abbrivio dal precedente consiglio, che aveva già impostato un percorso chiaro. È come un sasso che, dopo aver raggiunto la vetta, comincia a rotolare: ora ci stiamo godendo la discesa, se così si può dire Il consiglio precedente ha tracciato un solco ben delineato, e noi proseguiamo. Del resto, sarebbe sbagliato – per superbia – pensare di voler cambiare una rotta che ha già portato grandi risultati. C’è stato un lavoro importante, costruito con visione e condivisione. Noi non possiamo che continuare su questa strada, consolidando quanto già fatto».
La sua elezione arriva in seguito a una perdita importante per l’Ordine.
«Sì. Raffaele Nurra era già stato indicato come presidente, e lui stesso mi aveva chiesto di essere sua vice. Per me era già motivo di orgoglio questa chiamata, anche se – ammetto – c’era anche del timore. Le cose però sono cambiate con la sua scomparsa. Il gruppo lo ha costruito lui, ma non era un percorso individuale: una volta costituito, il gruppo ha continuato a lavorare unito. Questa è la nostra forza».
Ci saranno novità nei programmi formativi e culturali, che tanto hanno avuto successo? Confermate le iniziative in corso come “Visionare” e “Dialoghi di Design”?
«Confermiamo assolutamente la volontà di portare avanti sia Visionare che i Dialoghi di design, due eventi che hanno un taglio più culturale rispetto al classico aggiornamento tecnico-professionale. Fa parte della volontà di arricchire l’offerta culturale, che è fondamentale. Tra l’altro, queste iniziative ci hanno resi noti anche oltre i confini della provincia. Naturalmente non trascureremo l’attività formativa più strettamente tecnica. Sappiamo che la normativa e la professione richiedono un aggiornamento costante, e vogliamo continuare a supportare i colleghi che spesso si sentono schiacciati da questi aspetti».
Che ruolo ha il gruppo di lavoro con cui si è presentata, Open!Arch, nel suo approccio alla presidenza?
«Decisivo. Da soli non si va da nessuna parte. La compattezza del consiglio è fondamentale. La solidità del gruppo è ciò che garantisce la qualità delle scelte. Una figura apicale è necessaria per l’organizzazione di un ente, certo, ma nessuno può decidere tutto da solo. La carica personale può fare impressione, ma il compito del consiglio, in realtà, è essere al servizio dell’Ordine e degli architetti che lo compongono».
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