“La memoria è un atto d’amore”: a Varese l’ultimo saluto a Maud Giaccari
Una cerimonia laica al cimitero di Giubiano per ricordare l'artista, giornalista e attivista scomparsa a 87 anni

Si è svolta nella sala del commiato del cimitero di Giubiano la cerimonia laica per dare l’ultimo saluto a Maud Giaccari, artista, giornalista e attivista varesina scomparsa all’età di 87 anni.
Un momento di raccoglimento che avrebbe meritato una maggiore presenza da parte della città, ma che ha visto comunque la partecipazione di personalità del mondo culturale e istituzionale del territorio, unite nel ricordo di una figura che ha segnato la storia recente di Varese e ha dedicato l’ultima parte della sua vita alla preservazione della memoria artistica contemporanea di cui è stato protagonista il marito, Luciano.
Luciano Giaccari è stato infatti definito uno dei pionieri del video artistico, su cui ha lavorato fin dagli anni ’70. Come ha sottolineato durante la cerimonia Irene Boyer, storica dell’arte e responsabile scientifica dell’archivio Giaccari, recentemente acquisito dalla Biennale di Venezia: «”Il Giaccari è stato uno dei pionieri del video artistico e io sono stata la sua fedele compagna” diceva lei stessa – spiega Boyer – Abbiamo passato con lei gli ultimi anni in archivio per preservarne la memoria».
Boyer ha raccontato il rapporto particolare che si era instaurato con Maud negli ultimi anni: «All’inizio mi permetteva di venire solo una volta alla settimana per due ore. Uno strazio per uno studioso, ma era una sorta di test da parte sua nei miei confronti. Poi ho avuto man mano accesso alla sua fiducia. Anzi, lei non vedeva l’ora di sentire la sua stessa storia raccontata da me, man mano che facevo ordine nei documenti. Non senza difficoltà: lei voleva avere ragione sempre, e si arrendeva solo davanti all’evidenza, di solito lamentandosi del fatto che “E’ colpa del Giaccari, che me l’ha raccontata male».
Gloria Marchini, assistente di Maud, ha condiviso ricordi più intimi e quotidiani: «Ricorderò il suo rossetto rosso, le scarpe verdi, il cappellino viola di lana che teneva sempre in testa anche in agosto. Tutti i sabati andavamo in studio da lei a lavorare: cominciavamo dei progetti che raramente arrivavano in fondo, ma ci arricchivano molto». E con commozione ha aggiunto: «Di lei mi resterà l’immagine delle migliaia di carte sul tavolo, delle migliaia di cartelle sul desktop che solo lei sapeva capire. Devo ringraziarla per avermi insegnato che la memoria è un atto d’amore».
L’assessore alla cultura del Comune di Varese, Enzo Laforgia, ha portato innanzitutto i saluti del sindaco «Che ha parlato con lei poco tempo fa, quando era già ricoverata». Ma ha anche ricordato il rapporto che si era instaurato negli ultimi anni: «L’ho conosciuta quando sono diventato assessore: da allora l’ho vista tre o quattro volte, per parlare del suo archivio. Tendeva a procrastinare, e alla fine non se ne fece niente, ma furono degli incontri molto significativi. E se è vero che l’immortalità consiste nel ricordo che lasciamo agli altri, penso che Maud l’immortalità l’abbia già raggiunta».
L’agronomo Daniele Zanzi ha voluto sottolineare un aspetto particolare della personalità di Maud: «Era innanzitutto una cittadina di Varese, innamorata della sua città. Anche se aveva un rapporto conflittuale con tutto – spiega Zanzi – Ci incontrammo per la prima volta al Piantone, perchè lo studio di Luciano era proprio li in via del Cairo e lei era preoccupata per questa pianta, patrimonio della città. Poi diventò mia cliente, e quando andavo da lei dovevo mettere in conto mai meno di un’ora: in due minuti si risolveva la questione delle sue piante e poi si parlava di tutto. Era una cosa che apprezzavo fortemente: e mi mancherà, ancor più come amica che come cliente».
Andrea Volpe, nipote di Maud (Luciano Giaccari era suo zio), ha condiviso un ricordo che lega la storia della famiglia a uno dei primi esperimenti di televisione locale: a partire dal 1978, per circa cinque anni fece a Varese un esperimento di emittenza televisiva privata (E.T.L.) mirato a creare un’antenna con programmi culturali e informativi di alto livello. «Io faccio parte del momento in cui tutto ciò iniziava – Spiega Volpe – Quando doveva nascere la televisione io sono stato chiamato, decenne, a realizzare dirette di una cosa che a me sembrava fantascienza. Vissi una grande avventura fatta di cene alle dieci di sera e temporali che guastavano le antenne. Le frequenze della televisione ETL furono poi vendute ad Italia 1…».
Anche Silvia, moglie di Andrea, ha voluto ricordarla così: «Zia Maud, fino alla fine hai contribuito ad arricchire ciascuno di noi» e ha invitato i presenti a lasciare non solo la firma ma anche un ricordo in un quaderno, creando così un ultimo, collettivo omaggio a una donna che ha fatto della memoria e della preservazione culturale la sua missione di vita.
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