Spaccio di coca a Lavena Ponte Tresa a clienti italiani e svizzeri: l’imputato patteggia
Quattro anni e quattro mesi la pena concordata dalle parti, oltre a 20.000 euro di multa. Distrutta la droga sequestrata, quasi due etti, gran parte già suddivisa in dosi. La difesa chiede i domiciliari, si oppone il pm: "Spacciava in casa"

Per l’arresto avvenuto poche settimane fa nel corso di un’operazione antidroga a Lavena Ponte Tresa quando è finito in manette un 45enne per spaccio di droga, il giudice monocratico di Varese Rossana Basile ha stabilito una pena di 4 anni e 4 mesi.
Si tratta di un patteggiamento raggiunto fra il pm Davide Toscani e l’avvocato Matteo Rodari.
Oltre alla pena concordata l’imputato dovrà pagare una multa di 22mila euro (la soglia minima per questo genere di reati, cioè fabbricazione, detenzione o spaccio di sostanze stupefacenti è di 20 mila e può salire secondo la legge fino a 200mila euro).
Le attenuanti sono state valutate dal giudice equivalenti alle aggravanti e alla recidiva ed è stata disposta l’interdizione per la durata di 5 anni.
L’uomo rimane attualmente in carcere in attesa che il giudice sciolga la riserva a fronte della richiesta del difensore di metterlo ai Domiciliari, richiesta invece rigettata dal pm cha ha proposto la continuazione della custodia cautelare per la specifica natura del reato.
L’imputato è infatti accusato di aver impiegato la sua abitazione della cittadina di confine come base di spaccio in particolare di cocaina della quale si riforniva la sua clientela composta anche da cittadini svizzeri (a testimonianza di questo è stata trovata anche valuta elvetica che comproverebbe i volumi e le qualità dello spaccio).
La sortita antidroga compiuta dai carabinieri della Stazione di Lavena Ponte Tresa a cui hanno partecipato anche gli agenti della polizia Locale è nata da un servizio di osservazione ed è stata portata a termine il 4 luglio scorso.
Nella precedente udienza con rito direttissimo del 24 luglio scorso l’imputato era tornato di fronte al giudice, in seguito alla convalida dell’arresto e aveva proposto il patteggiamento.
Il difensore chiederà probabilmente la valutazione di un programma per il suo cliente di accesso a specifiche comunità per il contrasto della tossicodipendenza. (l’immagine a corredo di questo articolo è di repertorio e non si riferisce al quantitativo di stupefacente sequestrato, peraltro rinvenuto già diviso in dosi)
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