A Venegono si riapre la questione dell’autorefezione a scuola: 30 genitori presentano un’istanza all’Istituto comprensivo
La richiesta nasce da un costo del servizio considerato troppo alto e da nuove regole che obbligano a giustificare e accompagnare l’uscita degli studenti dalla scuola

La battaglia delle famiglie dell’Istituto comprensivo Marconi di Venegono Superiore e Venegono Inferiore per ottenere la possibilità di portare il pasto da casa è arrivata a un punto cruciale. Il 30 luglio, con il supporto dell’avvocato Giorgio Vecchione, 30 genitori hanno protocollato un’istanza formale alla scuola per ottenere l’autorefezione, ritenuta l’unica alternativa che rispetti libertà e organizzazione familiare.
Un malcontento che parte da lontano
La questione mensa era già emersa nel 2024, quando diversi genitori di Venegono Superiore denunciarono un costo del servizio superiore del 25-30% rispetto alla media provinciale: 7 euro a pasto, contro i 5,70 euro di Venegono Inferiore. Proteste a cui si unirono interpellanze dell’opposizione in Consiglio comunale senza che però venissero trovate soluzioni alternative.
Nella primavera 2024, un sondaggio promosso dai rappresentanti dei genitori raccolse oltre il 55% di consensi per l’autorefezione, ma il tavolo intercomunale convocato a luglio si chiuse con un “no” compatto di scuola e Comuni riguardo alla possibilità di poter consumare all’interno della mensa pasti portati da casa.
La miccia accesa dalle nuove regole
Il clima si è ulteriormente surriscaldato nel marzo di quest’anno, quando la nuova dirigente scolastica, Alessandra Napolano, ha introdotto l’obbligo di giustificare l’uscita dal “tempo mensa” e, successivamente, di far prelevare gli studenti da un adulto. Una decisione che ha stravolto l’organizzazione di molte famiglie, soprattutto alla scuola media, dove le classi funzionano a tempo prolungato (36 ore settimanali con 2 di mensa).
In risposta, 413 genitori hanno firmato una petizione chiedendo un consiglio d’istituto aperto, che non è mai stato concesso. Le famiglie hanno poi avanzato richieste alternative, come l’istituzione di una classe a 30 ore, ma anche in questo caso la risposta è stata negativa.
L’istanza del 30 luglio
«La richiesta di autorefezione depositata a fine luglio si fonda su un principio chiaro – spiegano i genitori, supportati dall’avvocato torinese Giorgio Vecchione, che da anni difende le famiglie che si sono rivolte ai giudici per permettere ai figli di portarsi il pasto da casa – Ovvero la mensa è un servizio a domanda individuale e non può essere obbligatorio, mentre le ore del “tempo mensa” fanno parte dell’orario scolastico. Di conseguenza, i genitori sostengono che debba essere consentito agli studenti di consumare il pasto portato da casa rimanendo a scuola». Una soluzione già adottata in altri comuni, ad esempio nella vicina Lonate Ceppino.
Secondo i promotori, le 30 richieste ufficiali sono solo la punta dell’iceberg di un’insoddisfazione molto più diffusa, testimoniata dal sondaggio e dalle mobilitazioni degli ultimi mesi.
Ora la palla passa alla scuola. Le famiglie si aspettano che la dirigenza valuti con attenzione la consolidata giurisprudenza amministrativa favorevole all’autorefezione e scelga la via del dialogo, evitando un contenzioso che potrebbe avere esiti scontati e comportare dei costi.
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