Controlli fiscali ammessi anche sul conto di soci e familiari
La decisione della Corte di Cassazione con una recente ordinanza, spiegata dallo Studio Arancio Cislaghi di Varese

L’Agenzia delle Entrate può coinvolgere anche i conti correnti dei familiari, dei conviventi e dei soci del contribuente nell’ambito di controlli fiscali. Lo ha affermato la Corte di Cassazione con l’ordinanza n. 13761/2025, specificando la possibilità di estendere gli accertamenti in presenza di indizi concreti riguardo intestazioni fittizie. Di seguito l’approfondimento sul tema, proposto dallo Studio Arancio Cislaghi di Varese.
A legittimare l’estensione degli accertamenti da parte dell’Agenzia delle Entrate è, ad esempio, una ingiustificata capacità reddituale dei familiari relativa al periodo di imposta considerato, tale da far sospettare un coinvolgimento per eludere il Fisco.
Altri “campanelli d’allarme” per l’Agenzia delle Entrate possono essere lo svolgimento di un’attività economica compatibile con una maggiore redditività che si presume sia stata spostata sui conti dei congiunti, oppure la presenza di dichiarazioni infedeli da parte del contribuente principale, emerse individuando particolari a indizi di evasione.
Secondo i giudici, in questi casi, i controlli mirati a provare una condotta di evasione possono allargarsi anche ai rapporti finanziari intestati a coniugi, conviventi e altri familiari del contribuente destinatario delle verifiche.
La sentenza segue l’ordinanza n. 5527 dello scorso marzo, nella quale era già stato chiarito come l’Amministrazione Finanziaria può procedere con un accertamento fiscale estendendo le indagini ai conti correnti intestati a soggetti terzi qualora si ipotizzi che siano inerenti al reddito del contribuente. In questo caso, però, ricade sul Fisco l’onere della prova che siano nella concreta disponibilità del contribuente coinvolto nell’indagine.
In caso di controlli bancari legate a presunzioni fiscali, invece, è sempre il contribuente a dover giustificare i movimenti sospetti segnalati nei propri conti. Diversamente, la Cassazione (cfr.: ordinanza n. 24998 del 17 settembre 2024) ammette che tali verifiche possano essere utilizzate dall’Agenzia delle Entrate per rettificare il reddito del contribuente.
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