Due giorni in Alta Val Formazza, tra neve d’agosto e sapori d’alpeggio

Carlo Colli, 74 anni e camminatore esperto, racconta la sua recente escursione tra rifugi, maltempo e paesaggi mozzafiato. Un'occasione per condividere qualche consiglio sulla sicurezza in montagna, dall'equipaggiamento essenziale alle nuove tecnologie, fino alle riflessioni sui cambiamenti climatici

Due giorni in Alta Val Formazza (Carlo Colli)

Carlo Colli, camminatore esperto e uno dei protagonisti delle serate di Materia, ci racconta la sua avventura di due giorni in alta Val Formazza, vissuta l’1 e 2 agosto scorsi. A 74 anni, con oltre quarant’anni di esperienza in montagna, Colli dimostra che l’età non è un limite quando si tratta di esplorare le vette, purché si sia preparati e si rispettino le regole della sicurezza.

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“Due giorni in alta Val Formazza, tra salite impegnative e scenari sorprendenti”, racconta Colli. “Siamo partiti dal lago Morasco, sopra Riale, salendo verso il Rifugio Città di Somma: 900 metri di dislivello e una decina di chilometri di cammino”.
Il primo giorno si è concluso con il pernottamento al rifugio, ma la mattina successiva ha riservato sorprese meteorologiche. “Il meteo ci ha messo subito alla prova: pioggia, vento forte e neve già a metà discesa”, spiega l’esperto camminatore.
La giornata ha offerto uno spettacolo naturale insolito al Rifugio Città di Busto: “Sul lato riparato nevicava ‘normalmente’, mentre davanti al rifugio, battuto dal vento che scendeva dal Passo Griess, la neve cadeva in orizzontale.” Dopo un pranzo semplice – “il nostro panino e una fetta della loro ottima torta” – la discesa è proseguita verso la Piana del Bettelmatt, famosa per l’omonimo formaggio, prima del ritorno al lago Morasco e di una sosta finale alla latteria sociale di Crodo “per portarci a casa un po’ di sapore d’alpeggio”.

Due giorni in Alta Val Formazza (Carlo Colli)

Carlo Colli sfata il mito che la montagna sia preclusa agli over 70: “Camminare in montagna non è un problema di età se uno è ben allenato. Io ho 74 anni e vado spesso in montagna, conosco anche persone più anziane di me che vanno dove sono andato io, anche a 80 anni.”
L’importante, sottolinea, è calcolare tempi diversi da quelli indicati sui cartelli: “Devi allungare i tempi e quindi essere tranquilli rispetto all’arrivare dove devi arrivare, per esempio se devi pernottare in un rifugio è ovvio che devi arrivarci la sera, per tempo.”

L’esperienza di Colli è ricca di consigli pratici per chi vuole avventurarsi in alta montagna. “Bisogna essere attrezzati perché lì siamo tra i 2.000 e i 2.800 metri”, avverte. “Ogni tanto incontri gente con l’infradito e la maglietta.”
L’equipaggiamento essenziale comprende quindi “calzature adeguate, uno zaino capiente che contenga tutto quello che ti serve per stare via uno o due giorni, il cibo per il primo giorno se non mangi nel rifugio, l’acqua”. Quest’ultima è fondamentale: “È essenziale perché non è detto che la trovi lungo il percorso. È vero che è pieno di ruscelli, però non è sempre agevole riempire la borraccia.”
Altri elementi indispensabili sono una giacca a vento e un k way– “è meglio non fidarsi troppo delle previsioni” – e la regola di non andare mai soli. “Il cellulare non sempre prende.

Per la sicurezza in montagna è pressoché indispensabile scaricare l’app GeoResQ, che da qualche anno è gratuita per tutti. Si tratta di un sistema innovativo con cui si può chiedere soccorso anche in mancanza di segnale.
L’applicazione tiene traccia del percorso che si fa, permettendo poi di scaricare la traccia sul PC e utilizzarla, eventualmente modificandola, per altri futuri percorsi. “Tuttavia – spiega – consuma parecchia energia della batteria, per cui è meglio portare con sé una powerbank – ce ne sono di piatte e leggere che non appesantiscono lo zaino. Nei rifugi è comunque possibile ricaricare il cellulare”.

La montagna nasconde anche delle insidie. Colli racconta del sentiero che un tempo collegava facilmente i due rifugi in Val Formazza: “Per arrivarci bastava scendere dal rifugio Somma sulla diga dei Sabbioni, attraversarla e poi c’era il sentiero che tagliava in costa. Adesso è assolutamente proibito passare da questo sentiero perché c’è stata una frana nel 2023 ed è ancora attiva.”
Un monito importante riguarda l’affidabilità delle informazioni online: “Non fidarsi molto quando cerchi in internet i percorsi. Gli ultimi che ho trovato ti dicevano ancora di passare proprio da lì. Bisogna avere una cartina, telefonare, informarsi.”

Colli, che frequenta questi luoghi da oltre quarant’anni, ha assistito in prima persona ai cambiamenti climatici. Ricorda la sua prima visita al rifugio Somma nel 1981: “Era il 6 giugno e c’era questo canalone pieno di neve ghiacciata. Siamo saliti di lì con la piccozza, era tutto pieno di neve: il lago dei Sabbioni era ghiacciato, una lastra di ghiaccio.”
Anche negli anni ’80, durante i suoi soggiorni estivi al Città di Busto, “c’erano dei canali di neve ghiacciata che dovevi attraversare, attrezzati con la piccozza”. Oggi la situazione è radicalmente diversa: “Adesso lì non c’è più niente, non c’è più neanche un filo di neve.”

Dal 1980 Colli è iscritto al CAI di Gazzada Schianno, un’esperienza che consiglia a tutti gli appassionati: “Prima di tutto perché con il Cai hai un’assicurazione. Con la tessera che quest’anno costava 45 euro sei assicurato sotto tutti gli aspetti.”

Il CAI offre anche la possibilità di sottoscrivere un’assicurazione personale per le escursioni individuali: “Costa  poco rispetto alle offerte che ti propongono altri e così sei tranquillo per ogni evenienza. Se deve venire l’elicottero a salvarti e non hai l’assicurazione, e se capiscono che l’incidente è causato da tua incuria, paghi.”

Nonostante le precauzioni necessarie e i cambiamenti del territorio, il messaggio di Carlo Colli è chiaro e appassionato: “L’invito comunque è: andate in montagna. Riempie la vita.”

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 04 Agosto 2025
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