La Provincia di Varese studia un gestore unico dei rifiuti: “Una strategia a lungo termine per anticipare il futuro”
Magrini: "Si tratta di una valutazione strategica, non di una scelta definita. Se un comune ha già un contratto di lungo periodo in essere, quel contratto va rispettato fino alla fine"
Il presidente della Provincia di Varese, Marco Magrini, ha lanciato una proposta che potrebbe rivoluzionare la gestione dei rifiuti urbani sul territorio: un sistema integrato a livello provinciale che superi l’attuale frammentazione gestionale e porti a un gestore unico dei rifiuti.
Un’idea condivisa presentata oggi, 1 agosto, alla stampa nella sala Neoclassica di villa Recalcati, che ha già visto un primo passo: la preparazione con Alfa e Ato e la presentazione ai capigruppo del consiglio provinciale di uno studio sull’attuale situazione della raccolta e le possibili prospettive future, cosi da poter studiare “con i numeri” questa opportunità.
«Visti i risultati che stiamo ottenendo in 5 anni con Alfa come gestore unico dell’acqua, con investimenti e servizi che sembrano dare ottimi risultati, ci siamo detti: ‘Non potrebbe essere utile fare una valutazione rispetto ad una simile azioneche valga anche per il servizio dei rifiuti?’» ha spiegato Magrini nella presentazione, resa necessaria dal dibattito politico che è partito subito dopo le prime anticipazioni.
Specificando innanzitutto che: «Se per la gestione dell’acqua c’era una legge nazionale che definiva l’ambito di azione, per i rifiuti non esiste questa normativa. Quindi, l’ipotesi che metteremmo in campo sarebbe in ogni caso volontaria».
La fotografia attuale della raccolta dei rifiuti in provincia: 14 i gestori in campo
Per avere un quadro chiaro della situazione, Magrini ha chiesto proprio ad Alfa di incaricare “un esperto qualificato e super partes” in grado di analizzare lo stato della gestione rifiuti in provincia. I risultati evidenziano luci e ombre: «Lo studio ci dice che la situazione attuale è caratterizzata da un’eccessiva frammentazione. Esistono numerosi operatori e modelli organizzativi senza un coordinamento strategico sovracomunale».
Secondo lo studio infatti, la Provincia di Varese è caratterizzata da una polverizzazione delle gestioni: pur essendoci infatti una prevalenza di gestioni intercomunali (123 Comuni su 136), la situazione non riduce l’elevata frammentazione degli affidamenti: in tutto, sono presenti 14 gestori. Tra loro c’è Coinger srl (che ha già preso la prima posizione sull’argomento), Econord SpA, Agesp Spa, Sieco srl, Ala Srl, Sap srl, Seprio Patrimonio Servizi, Progitec srl, Amsa, Acinque, Leva Angelo, Sangalli, e diverse ATI (Associazioni Temporanee d’Impresa).
Questa pluralità di gestori ha generato «Una forte variabilità dei risultati tecnici ed economici del servizio, non solo per le percentuali di riciclo, ma anche nei costi di gestione e nella qualità percepita del servizio – ha continuato Magrini – Nonostante la frammentazione, però, la provincia di Varese è sicuramente una provincia virtuosa: Siamo già messi molto bene e i nostri dati di raccolta differenziata sono superiori alla media regionale. La nostra percentuale è di 78,2% a dicembre 2023, ma dobbiamo ambire a migliorare ulteriormente, con l’obiettivo di raggiungere l’83,3%».
Un futuro “sotto pressione” con le richieste di Arera
La proposta si sviluppa anche in base alla prevista evoluzione del servizio: «Il servizio dei rifiuti è un servizio a rete, come quello idrico, e sarà sempre più regolato come il servizio idrico – precisa il presidente della Provincia – Questo vuol dire che Arera, l’organismo che definisce tariffe e costi, pretenderà sempre di più di governare il tema della regolazione».
Magrini ha evidenziato inoltre come «La Regione Lombardia è l’unica regione senza forme di aggregazione gestionale stabilite a livello regionale, come gli Egato o gli ATO per i rifiuti. L’assenza di questi comporta un grande impatto dell’Arera sui comuni e una richiesta di aumento continuo delle competenze, che non si possono trovare nei comuni, soprattutto i più piccoli».
I vantaggi dell’aggregazione: più raccolta, meno spese
I dati portati dallo studio, secondo il presidente, spiegano come: «Le aggregazioni gestite da un ente sono più performanti, con percentuali di raccolta maggiori. Questo ragionamento lo stanno già facendo Milano e Monza Brianza». Del resto, un sistema integrato consentirebbe «Di attivare significative economie di scala e di scopo, con benefici tangibili in termini di efficienza operativa ed economicità dei servizi, sgravando i comuni – soprattutto quelli più piccoli – da incombenze sempre più pesanti».
I risultati, anche economici, sembrano interessanti: nello studio l’importanza delle aggregazioni “evolute” mostrano una maggiore percentuale di raccolta differenziata e minori costi complessivi: per esempio, le aggregazioni con controllo e coordinamento avanzato raggiungono una media del 73,9% di raccolta differenziata, con una media dei costi totali normalizzati di 94,01€, rispetto al 67,7% di raccolta differenziata e 107,94€ per quelle senza controllo avanzato.
Gestore unico dei rifiuti: “Questo è solo l’inizio di una strategia a lungo termine”
Magrini ha voluto chiarire i tempi e le modalità: «È evidente che stiamo parlando di una strategia a lungo termine, perché questa iniziativa non è dovuta, è volontaria e non c’è una norma che la definisce. Per esempio, se un comune ha già un contratto di lungo periodo in essere, quel contratto va rispettato fino alla fine».
Inoltre, spiega il presidente della Provincia, il processo decisionale sarà rigorosamente partecipativo: «Non prenderò mai una decisione senza la condivisione dei comuni – ha sottolineato – La decisione finale non la prende Marco Magrini, non la prende nemmeno il Consiglio Provinciale, la prende l’assemblea dei sindaci».
Non per niente nello studio: «Non viene definito alcun modello gestorio (pubblico o misto) proprio perché vogjiamo prima partire dai numeri e dalle opinioni. Nessuno va escluso dal dibattito».
Prima di ogni decisione, secondo le spiegazioni del presidente, la Provincia organizzerà infatti: «Una serie di incontri con le associazioni dei consumatori, ambientaliste, con i comuni, le comunità montane e gli operatori privati e pubblici, per raccogliere suggerimenti, contributi e preoccupazioni».
L’idea è di: «Anticipare i tempi della riflessione, per non essere costretti a prendere tra 10 anni decisioni obbligate. Questa non è una scelta definita, è una valutazione strategica».
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Caro Dr.Magrini provi Lei a tenere i sacchi dell’indifferenziata per 15 GG in casa e non vederseli ritirati perché il coperchio del bidone non era perfettamente chiuso, provi Lei a reclamare ogni settimana per un servizio non effettuato, provi Lei a vedersi i sacchi della plastica non ritirati per un piccolissimo cartoncino attaccato ad un contenitore di plastica. Non parliamo poi dei prezzi allucinanti che hanno praticato! Tutta la gente che conosco è esasperata da Coinger. Se il servizio non è all’altezza è un nostro sacrosanto diritto recedere! In tutte le situazioni c’è questa possibilità, la qualità del servizio non si può decidere in 14 GG come da legge. Grazie per l’attenzione.