Un “Taaac!” risuona in consiglio comunale: Renato Pozzetto è cittadino onorario di Laveno Mombello
Il popolare attore ha voluto salutare con il suo intercalare più famoso l'assegnazione dell'onorificenza. E ha ringraziato una comunità di cui si è sempre sentito parte
A 85 anni compiuti (lo scorso 14 luglio), Renato Pozzetto non ha assolutamente perso né il gusto per la battuta né i tempi comici. E così, quando il sindaco Luca Santagostino, ha terminato la formula con cui proclamava il popolare attore cittadino onorario di Laveno Mombello, dall’angolo della sala è arrivato forte e chiaro un “Taaac!” inconfondibile, seguito da uno scoppio di risate e applausi da parte di consiglieri e pubblico.
Serata speciale, quella per la località al centro del Lago Maggiore: serata in cui uno dei suoi figli (adottivi) prediletti è infine divenuto a tutti gli effetti un cittadino lavenese chiudendo così un cerchio iniziato decenni fa e che ha fatto di Pozzetto uno dei più noti ambasciatori di Laveno, della Valcuvia e di tutto il Verbano. Potenza della sua popolarità e di quella cinepresa che lo ha reso famoso: Renato non ha mai fatto mistero di amare il territorio dove è cresciuto, infilando in numerosi film i paesaggi a lui cari.
Alcuni di quegli spezzoni sono stati proiettati nella sala consiliare di Villa Frua, accompagnati dal celeberrimo motivo di “E la vita, la vita”, per dare il via a una serata in cui, per mezz’ora, le schermaglie tra maggioranza e opposizione hanno lasciato il posto a una graditissima celebrazione bi-partisan.
Accompagnato dall’amico Sironi, un po’ incerto sulle gambe che gli causano qualche fastidio, Pozzetto ha parlato poco ma – appunto – lo ha fatto con tempi perfetti. Quando Santagostino ha ricordato i suoi inizi nel cabaret, Renato ha sottolineato la paga degli esordi, 2.500 lire a serata. E quando invece il sindaco ha toccato il tema “deltaplano” (Laveno ha di recente ospitato i Mondiali, Santagostino aveva promesso di provare un lancio) ci si è ricordati del film “Il volatore di aquiloni” nel quale Pozzetto lasciava la propria abitazione (meglio: accampamento) al Poggio Sant’Elsa per andare a Milano volando. 
«Non ero io quello che si vede volare, ma una controfigura – ha confessato – Del resto se mi fossi rotto una gamba il film non sarebbe andato avanti e la produzione non sarebbe stata molto contenta. Se invece dovesse succedere a te – ha detto a Santagostino – al massimo ti prenderesti un vaffa….».
Prima di lasciare Villa Frua con una targa celebrativa tra le mani, Pozzetto ha posato per qualche foto ricordo, soprattutto con gli Alpini e con la Protezione Civile di Laveno Mombello. Un modo per ringraziare tutta una comunità che gli vuole bene, e in cui Renato si è sempre sentito coinvolto.
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