Fusioni bancarie e nuove tecnologie: “Serve equilibrio tra efficienza e tutela del lavoro”

Alessandro Frontini, segretario provinciale della Fabi, analizza le trasformazioni del settore: dalle operazioni di acquisizione all’impatto dell’intelligenza artificiale

sindacato

Negli ultimi mesi il settore bancario italiano ha vissuto un’accelerazione senza precedenti, tra operazioni di fusione, chiusure di filiali e l’ingresso sempre più massiccio delle nuove tecnologie. Con Alessandro Frontini, segretario provinciale della Fabi, abbiamo analizzato lo stato del comparto, le prospettive per il 2026 e le sfide che attendono lavoratori e sindacati.

Frontini, negli ultimi mesi si sono moltiplicate le operazioni pubbliche di acquisto nel settore bancario. Che quadro emerge?
«È stato un anno di grandi accelerazioni. Non era mai successo che così tante OPS si sviluppassero contemporaneamente: Bper-Sondrio, Montepaschi, Mediobanca. Alcune sono andate a buon fine, altre meno, come quella saltata per questioni legate al Golden Power. È difficile dire se il ciclo sia davvero finito. Ci sono ancora voci di interessamenti, rumor di mercato».

Quindi il processo di concentrazione potrebbe proseguire?
«Non è escluso. Il ceo di Banco Bpm, Giuseppe Castagna, ha detto che ci vogliono tempo e volontà, un grande coinvolgimento per far riuscire le fusioni nel mondo del credito, commentando l’Ops fallita di UniCredit. Lanciare OPS senza prima intendersi non va bene, e lo abbiamo visto. Stiamo parlando di una banca con grandi risorse e necessità di sviluppo e che si muove a livello europeo. Diciamo che il rischio di ulteriori mosse non è del tutto esaurito. Tuttavia, dopo un 2025 molto intenso, è probabile che il 2026 sia un anno di attesa e di assestamento».

Da una parte ci sono le aggregazioni e dall’altra le banche chiudono filiali “doppie” sui territori. Sembra ormai una regola…
«Le banche, essendo aziende, ragionano in termini di efficienza. Tenere aperte molte filiali in aree non redditizie non è considerato sostenibile. Però il rischio è perdere la funzione sociale: la banca dovrebbe restare un punto di riferimento per i territori, come un negozio di prossimità. Oggi invece si punta su filiali più grandi, centralizzate, e questo allontana il servizio dalle persone».

Quando chiude una filiale, chi lavora si ritrova a raccogliere le proteste dei clienti. È una pressione notevole sul dipendente
«Il nostro compito come sindacato è duplice: difendere la funzione sociale della banca e tutelare i dipendenti. Lo facciamo intervenendo su due fronti: limitare la mobilità territoriale, perché non è giusto far spostare le persone per scelte aziendali, e gestire la mobilità professionale, cioè fornire formazione adeguata se cambia il tipo di lavoro».

A proposito di formazione: come cambia con l’intelligenza artificiale?  «L’impatto dell’IA c’è già, soprattutto nei servizi, che sono il cuore del lavoro bancario. Per questo la formazione è fondamentale, ma deve essere mirata. Fare corsi “per tutti” serve poco: bisogna costruirli sulle competenze specifiche. Altrimenti si rischia di fare formazione solo per accedere a fondi, senza risultati reali».

Il contratto collettivo affronta questi temi?
«Sì. L’ultimo contratto ha istituito una cabina di regia nazionale per normare le nuove professioni e impedire che ogni banca faccia da sé. Nel nostro settore, a differenza di altri, non si parla di licenziamenti: abbiamo strumenti come il fondo di solidarietà che accompagna i lavoratori alla pensione. È un equilibrio che va mantenuto».

A livello locale, cosa sta accadendo?
«Nella provincia di Varese, per ora, le operazioni di fusione non hanno creato problemi particolari. Dopo il mancato accordo tra Unicredit e Banco, le due banche restano separate. È invece in corso l’integrazione tra Bper e Popolare Sondrio. Stiamo avviando incontri per capire gli effetti sui territori e tutelare i dipendenti. L’obiettivo è sempre lo stesso: cercare accordi innovativi che attenuino le difficoltà e accompagnino i lavoratori nei cambiamenti».

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 04 Novembre 2025
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