Come funzionano le tasse in Italia? Ne parliamo con Davide Arancio a “La Materia del Giorno”
Giovedì 4 settembre alle 16 Davide Arancio dello Studio Cislaghi Arancio risponderà a molte domande su come funzionano le tasse in Italia

Come mai la pressione fiscale è così alta in Italia? Qual è la percezione generale dei cittadini italiani riguardo al sistema fiscale? Perché le tasse sono viste più come un peso che come uno strumento per il bene comune?
Sono solo alcune delle domande della quarta puntata de La materia del giorno.
Un tema sempre caldo e attuale e che ci riguarda tutti. A livello individuale, a livello aziendale, ma anche come comunità perché le imposte permettono il funzionamento dello Stato e delle amministrazioni.
Per parlare delle tasse abbiamo chiamato alcuni esperti a parlarne a La materia del giorno. Giovedì 4 settembre alle 16 Davide Arancio dello Studio Cislaghi Arancio risponderà a molte domande su come funzionano le tasse in Italia. Potete prenotare qui: https://form.jotform.com/252194473427057
Per dare un’idea della pressione fiscali in Italia rapportata al resto dell’area UE e di alcuni paesi date un occhio alla tabella.
Paese / Area | Pressione fiscale | Anno |
---|---|---|
Italia | 42,8 % | 2023 |
Francia | 45,6 % | 2023 |
Belgio | 44,8 % | 2023 |
Danimarca | 44,1 % | 2023 |
Austria | 43,5 % | 2023 |
Lussemburgo | 42,8 % | 2023 |
Finlandia | 42,7 % | 2023 |
Svezia | 42,3 % | 2023 |
Unione Europea (media) | 40,0 % | 2023 |
Area euro | 40,6 % | 2023 |
Stati Uniti | 25,2–27,0 % | 2023 |
Giappone | 34,4–35,5 % | 2022 |
Nota Valori indicativi basati su ultime stime OCSE/Eurostat (2022–2023). Le differenze tra fonti possono generare piccole variazioni. |
Il tema è presente nel dibattito politico e nelle scorse settimane il Corriere della Sera ha seguito la premier al Meeting di Comunione e liberazione a Rimini.
“Quanto al capitolo tasse, «finora il governo Meloni ha attuato solo una parte della riforma dell’Irpef prevista dalla legge delega sul fisco. Lo ha fatto accorpando, dal 2024, le prime due aliquote (23 e 25%) al 23% per i redditi fino a 28 mila euro. Una manovra che è andata a beneficio dei redditi medio-bassi, escludendo quelli da 50 mila euro lordi in su. Il prossimo passo, che il governo si proponeva di fare già dal 2025, ma che è stato rinviato per mancanza di risorse, prevede la riduzione della seconda aliquota dal 35 al 33% e l’aumento del relativo scaglione di reddito da 50 mila a 60 mila euro lordi. In questo modo i benefici verrebbero estesi al ceto medio. Ma per fare quest’operazione serve una copertura strutturale di circa 4 miliardi annui. Il governo contava di reperirli con il concordato preventivo biennale per le partite Iva, una sanatoria che però non ha portato finora gli incassi sperati. Risorse potrebbero arrivare dall’aumento delle entrate, pure quest’anno superiore alle previsioni, ma anche in questo caso potrebbero servire come coperture solo se strutturali”».
Potremo così approfondire anche questo punto: si possono diminuire queste benedette tasse?
Nella sala video dove intervisteremo i nostri ospiti c’è una tribuna con 25 posti per assistere in presenza all’evento. Abbiamo ancora qualche posto. Vi aspettiamo.
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