Quarant’anni al Molina: “Non un semplice lavoro, ma una missione”

Felicita Novembre ha lavorato al Molina. Oggi è in pensione: i suoi ricordi dal lontano 1983, molti dei quali ritrovati in una mostra fotografica ospitata in un tunnel di collegamento della struttura

«In questa foto ci sono anche io. Vede? Avevamo la mascherina, in Comune. C’era anche mia sorella, che ancora lavora, ci stavano premiando».

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Il tunnel dei ricordi nel cuore del Molina 4 di 13

Nella passeggiata nel “tunnel dei ricordi“ che si apre nel cuore dei padiglioni alla Fondazione Molina aperta per la giornata dedicata alla città in onore dei 150 anni della struttura, è il momento delle suggestioni che arrivano di passo in passo e fra tanti visitatori c’è anche chi ha deciso di tornare per rivivere momenti carichi di emozioni.

Istanti di fatica e gioie che Felicita Novembre (foto sopra) oggi pensionata, ricorda volentieri con grande commozione gustandosi una foto dietro all’altra fra quante compongono la collezione esposta in occasione dell’open day. «Ho cominciato a lavorare al Molina nel 1983, ero “Asa”, ausiliaria socio assistenziale. Sì, erano altri tempi, ma alla fine quello che facevamo, quello che ancora oggi qui viene fatto non può, dal mio punto di vista, venire classificato come un “semplice“ lavoro: era ed è una missione, per aiutare gli altri, per stare vicino a quanti hanno bisogno».

Il tunnel dei ricordi nel cuore del Molina

Dunque scatti in bianco e nero e poi via via a colori, fotogrammi di una vita. «Ricordi sì, tanti. Quando c’era la pandemia per esempio ricordo di radio Molina: serviva a stare meno soli, serviva a tutti noi, ci ha dato forza». Tutto questo avviene all’intento della lunga passeggiata che per 70 metri racconta con le immagini la storia del Molina.

Dalle prime donazioni, copi ritagli di giornale, fino ai primi scatti in bianco e nero e al colore appena accennato fino ad arrivare ai giorni nostri con fotografie che ritraggono molti lavoratori ancora oggi impegnati nella struttura, e molti ospiti. Ad un certo punto, un uomo con gli occhiali che sta muovendo una carrozzina con una donna si ferma ad osservare una fotografia: due mani che si stringono (nella foto qui sopra).

È sereno, ma emozionato. «Quella è la mia mano. Si unisce a quella di mia moglie, sa?». E prosegue il suo giro, senza parlare.

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Pubblicato il 20 Settembre 2025
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