“Manutenzione insostenibile”: Varese dice addio alla piscina di via Copelli
L'assessore Malerba ha illustrato la scelta in commissione sport. Scartata l'idea dell'abbattimento, diventerà un impianto indoor per diverse discipline. Il Comune coprirà le spese delle società in attesa della vasca nella ex Aermacchi

La piscina comunale di via Copelli, storica struttura sportiva di Varese, non sarà più quella di un tempo. La decisione di riconvertire l’impianto in un campo polifunzionale per sport indoor, come il volley e il basket, è stata ufficializzata durante la commissione Sport riunita il 15 settembre a Palazzo Estense.
L’amministrazione comunale, rappresentata dall’assessore Stefano Malerba, ha confermato che l’idea di demolire la piscina è stata scartata. Al suo posto nascerà un campo che potrà essere utilizzato anche per il calcio a cinque, in una nuova fase per la struttura, che risponde alle esigenze della comunità e alle sfide legate alla sostenibilità economica.
La piscina di via Copelli aveva visto crescere nel tempo le difficoltà legate alla manutenzione, diventando insostenibile dal punto di vista economico e gestionale. L’Ats, dopo un sopralluogo, aveva segnalato che non c’erano più le condizioni per continuare a gestirla.
Il progetto di riconversione si ispira a una proposta presentata dal Politecnico di Milano, che prevede l’abbassamento della pavimentazione per ricavare un campo di gioco. La soluzione consentirà non solo di ridurre i costi legati al riscaldamento e al trattamento dell’acqua, ma anche di ottimizzare le risorse economiche in un’ottica di sostenibilità. Una scelta che permetterà di ridurre i costi di gestione, creando un nuovo polo sportivo e sociale per Varese, come ha spiegato l’assessore Malerba, parlando di una struttura che potrà ospitare diverse attività sportive.
Nel frattempo, il Comune ha annunciato che, per garantire la continuità dell’attività agonistica dei nuotatori, coprirà per due anni le spese di trasferimento degli atleti verso altre piscine, a Ispra e Novara, con un investimento di circa 100mila euro. Questo intervento rappresenta una soluzione temporanea in attesa della realizzazione della nuova piscina nell’ex area Aermacchi, che sarà gestita da un’impresa privata, ma con una convenzione con il Comune.
Il dibattito in commissione
In commissione, nel momento degli interventi dei consiglieri membri, non sono mancate critiche e proposte alternative. Stefano Angei (Lega) ha definito la chiusura della piscina comunale una scelta «cieca» e «premeditata», accusando l’amministrazione Galimberti di aver abbandonato un servizio pubblico a favore del privato. A suo giudizio, la dismissione comporta la perdita di tariffe calmierate e di un presidio sociale che serviva corsisti, persone con disabilità e squadre agonistiche. Ha inoltre contestato l’ipotesi di riconversione in palestra per la pallavolo, ritenendo che a Varese la domanda di ore d’acqua sia molto più forte, come dimostrano le difficoltà a ricollocare utenti e atleti in altre strutture, spesso fuori città.
Luca Paris (Gruppo misto – M5S) ha invece posto l’accento sul valore architettonico e storico dell’edificio, presentando un documento per chiedere l’inserimento della piscina di via Copelli tra gli immobili «meritevoli di particolare attenzione» nelle trasformazioni edilizie, ai sensi del PGT. L’obiettivo è duplice: salvaguardare un patrimonio cittadino e mantenere un servizio sportivo pubblico in una struttura di proprietà comunale.
Per Simone Longhini (Forza Italia) la chiusura «è stata comunicata in pieno agosto e a cose fatte, senza che prima l’argomento passasse in commissione». Anche per lui si tratta di una scelta politica che rivela una mancanza di programmazione, «un problema ricorrente di questa giunta». Longhini ha inoltre ricordato che la piscina di via Copelli non è solo un impianto sportivo, ma «un pezzo di storia della città», con importanti risvolti sociali e culturali, garantiti anche dalle tariffe accessibili.
Anche Eugenio De Amici (Fratelli d’Italia) lamenta, più ancora della scelta nel metodo «Di cui prendo atto e che potrebbe essere condivisibile: la struttura ha delle carenze oggettive» la comunicazione delle informazioni: «Della piscina è stata già sancita la chiusura: cosa si vuole con questa comunicazione, che si ratifichi in commissione ciò che hanno già deciso? In commissione arrivano progetti già predefiniti: non è questo il modo. A me invece importerebbe conoscere le criticità vere: mi piacerebbe saperle come cittadino e come professionista».
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