A Gallarate c’è un sarto digitale che rivoluziona la moda italiana: la storia di Futureclo
Dalla modellistica 3D agli avatar realistici, la start-up fondata da German Picco e Carlo Mantori porta la tecnologia nel cuore del fashion made in Italy, riducendo tempi, costi e sprechi
In un settore dove spesso domina la tradizione, c’è chi ha deciso di portare la moda nel futuro. È il caso di FutureClo, start-up fondata nel 2021 da German Picco, imprenditore argentino d’origine ma varesino d’adozione, con un passato solido nel mondo tessile.
La storia di FutureClo, raccontata nella puntata del 6 ottobre a Materia d’Impresa, la rubrica web tv di Varesenews che racconta la storia delle aziende varesine, inizia in modo quasi casuale, durante un aperitivo tra amici. «Parlavamo di lavoro – racconta Picco – e ci siamo resi conto che, a differenza di settori come la meccanica o l’automotive, il tessile era rimasto indietro nell’adozione delle nuove tecnologie». Da quella chiacchierata nasce l’idea di unire esperienza artigianale e innovazione digitale. Una settimana dopo, l’incontro dal notaio: FutureClo era realtà.
Dalla matita al digitale
Il metodo di lavoro tradizionale nel mondo della moda non è cambiato molto in cent’anni: design, modellistica, prototipazione, campionatura e solo dopo mesi il prodotto finito. FutureClo ha deciso di rivoluzionare tutto questo. «Oggi la start-up propone un processo completamente digitale per la parte di modellistica e prototipazione, riducendo tempi, costi e sprechi. Grazie a tecnologie 3D e all’utilizzo di avatar realistici, è possibile simulare vestibilità e movimenti dei capi ancor prima di realizzare un prototipo fisico – spiega Picco – Non parliamo di avatar del metaverso, ma di corpi digitali con le misure reali dei modelli. Questo ci permette di vedere il risultato finale sei mesi prima e ridurre drasticamente la produzione di campioni fisici, con un impatto diretto sulla sostenibilità ambientale».
Dal sarto fisico al sarto digitale
Dietro alle simulazioni virtuali, ci sono però competenze decisamente reali. «Il nostro modellista ha cucito abiti per trent’anni – sottolinea Picco – Oggi lo fa al computer, ma con la stessa attenzione ai dettagli».
FutureClaw non si limita a fornire tecnologie: forma team interni alle aziende e le accompagna nella transizione verso la moda digitale. E i risultati si vedono. Grandi marchi come Missoni, Golden Goose, Boggi e Aspesi collaborano con loro per sviluppare nuove collezioni o migliorare i processi produttivi. «Siamo pionieri di un nuovo metodo di lavoro. Non solo facciamo 3D: conosciamo i tessuti, i tagli, la vestibilità. Veniamo dal mondo fisico, e chi ha lavorato nel mondo fisico capisce subito la differenza».

L’ostacolo più grande alla vostra innovazione? «La mentalità. Nel fashion la media d’età dei decisori è alta e c’è ancora molta diffidenza verso il digitale. Innovare significa anche fare reskilling, formare le persone».
Le aziende più lungimiranti, invece, vedono in FutureClo un partner strategico per prepararsi al futuro. «Chi ha un team forte di innovazione, come Grassi o Boggi, ha capito che serve guardare avanti di 10 o 15 anni, non solo all’oggi».
La nuova frontiera: Ioria
Da questa visione nasce Ioria, una tecnologia proprietaria di FutureClo che porta la realtà aumentata nel mondo retail.
«Ioria è un software che può essere installato ovunque – spiega Picco – in uno smartphone, un computer o un ledwall. Permette di vivere esperienze interattive in realtà aumentata: provare virtualmente un vestito davanti a uno specchio digitale, scattare una foto o acquistare direttamente». La prima installazione è già realtà: Missoni inaugurerà nel suo Museo Archivio di Sumirago un “specchio” interattivo che permette di indossare virtualmente dodici capi iconici realizzati dal brand nei suoi 70 anni di attività. Un’esperienza immersiva che unisce storia, moda e tecnologia.
Un imprenditore tra due mondi
La storia personale di German Picco è essa stessa un viaggio di startup. Nato in Argentina da padre piemontese e madre di Buenos Aires, ha studiato economia agroalimentare prima di arrivare in Italia per continuare gli studi all’Università dell’Insubria.
«La mia vita è una startup – sorride – E nel fashion ho iniziato dal magazzino, non dalle passerelle: è stata una proposta di mio suocero, e lo devo ringraziare per la saggezza: da lì ho imparato davvero cosa vuol dire gestire un’azienda». Oggi, insieme al socio Carlo Mantori, Picco guida una realtà che unisce concretezza e visione, radici e futuro.
La sua storia è stata raccontata anche su Varesefocus, in un podcast che, già nel 2023, ne raccontava il progetto.
Il prossimo appuntamento
Materia d’Impresa tornerà nella prossima puntata con Federica Luzzardi di AE SRL Appliance, per parlare di industrial design, ingegnerizzazione e nuove sfide nel mondo degli elettrodomestici. L’appuntamento è per giovedì 9 ottobre alle 14.30
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