Il cortometraggio del samaratese Andrea Boretti sulla pace in Palestina premiato al festival Y-40
È stato insignito come Miglior corto subacqueo, nella terza edizione del festival. Le riprese nelle acque del Ticino

Il cortometraggio di Andrea Boretti, da Samarate, sulla pace in Palestina premiato al festival Y-40: stato insignito come Miglior corto subacqueo, nella terza edizione del festival.
La Giuria: “Un podio difficile da scegliere, tra storie personali delicate, temi naturalistici che ci toccano e temi sociali come quello del vincitore. Abbiamo guardato alla tecnica di ripresa, alla sceneggiatura, alla fotografia, ma poi c’è la storia, il vero motivo per cui si racconta qualcosa”.2° posto al messicano GUILLERMO ACEVEDO e gli ex pescatori di squali di “A WINDOW FOR HOPE”; 3° all’ungherese CARLOS LUNA e la storia di vita della campionessa e istruttrice di apnea Anna Horvath al centro di “BLUE SPIRIT”
Menzione speciale all’idea di ELENA DEL MAR con la denuncia al sempre crescente e dilagante inquinamento acustico di “THE ROBOTTINA”; PAYTON WOODS, e la foca protagonista del suo video, vincono la social selection con “A GOLDEN HARBOR SEAL HUG”
Un uomo anziano nuota in un fiume. Ogni bracciata lo immerge nei ricordi frammentati di una vita attraversata dalla guerra. Un aquilone vola tra le macerie e gli riporta la memoria più luminosa: l’amore giovanile per una ragazza. L’aquilone, nel vento diventa metafora: non solo del desiderio di elevazione, ma del diritto di esistere, di volare liberi, nonostante i confini, la violenza, il piombo che cade.
È il racconto delle immagini di “THE KITE”, il video di 7 minuti, girati per il 30% sott’acqua come da regolamento, che si è aggiudicato la vittoria alla terza edizione dell’Y-40 FILM FESTIVAL, primo contest internazionale di cortometraggi subacquei.L’autore è ANDREA BORETTI, regista, sceneggiatore e produttore di Samarate, Varese, in collaborazione con Elisa Chinello ed il team Eleven Studio, da lui fondato.
Da poco appassionatosi alla subacquea, Boretti ha spiegato: “Abbiamo acquistato lo scafandro e volevamo utilizzarlo in maniera che avesse un significato profondo. Al contempo stavo leggendo un romanzo che raccontava della storia del popolo palestinese. Quasi contemporaneamente mi sono imbattuto nella poesia di Refaat Alareer, If I Must Die, e tutte queste cose insieme mi hanno ispirato a scrivere questa storia di un dolore molto forte che attraversa le generazioni. Ma nonostante tutto la speranza resta anche in una situazione così drammatica”.
L’anima subacquea del documentario è stata girata da Elisa Chinello: “Le riprese sono state fatte a settembre sul fiume Ticino, vicino a Somma Lombardo (Varese) in un’acqua fredda, con corrente, non limpida, un po’ torbida, con tanta sospensione e, infatti, più vera e realistica. L’estetica era giusta per questo messaggio”.Andrea Boretti, è regista, sceneggiatore e produttore, fondatore di Eleven Studio è stato tra i soci di Insolito Cinema. Laureato in Storia e Critica del Cinema, ha esordito con corti edocumentari premiati in festival nazionali e internazionali, tra cui Con le Ruote per Terra (Miglior Film Sportivo dell’Anno – Italian Sports Award 2010). Da oltre quindici anni lavora tracinema, branded content e produzione di contenuti adv, con uno sguardo che intreccia ricerca narrativa, innovazione visiva e impegno sociale.Ad Andrea Boretti, Elisa Chinello e il team di Eleven Studio è andata la medaglia di vetro di Murano creata dal maestro vetraio Stefano Dalla Valentina e una giornata di lavorazione nel set subacqueo di Y-40 Studios del valore di 10 mila euro, con allestimento fornito da Cinema Rental Venezia, e i premi di Saramonic e Small Rig partner del festival.
Secondo posto per Guillermo Acevedo con il cortometraggio “A window for hope”, una storia raccontata dall’artista in collegamento dal Messico e premiata da Y-40 The Deep Joy, Peak Design e Small Rig, a proposito di alcuni ex pescatori di squali, un tempo cacciatori degli abissi, oggi guardiani dell’oceano, che hanno così trasformato la loro vita e la loro eredità.
Terzo piazzamento per Carlos Luna che, con “Blue spirit”, ha raccontato per immagini la storia di vita di Anna Horvath, campionessa e istruttrice di apnea ungherese che, dopo un’esperienza di quasi annegamento con il surf, si è così ricollegata all’oceano trasformando il suo timore in coraggio. Una storia intima di riconnessione con ciò che conta nella vita premiata da Fowa e Think Tank.
Menzione speciale per “The Robottina” di Elena Del Mar, artista di origini italiane trapiantata a Gran Canaria, la cui supereroina, tra incalzanti scene e un sound deciso, ha denunciato il sempre crescente inquinamento acustico nelle nostre città, paesi e persino nel mare.
Il californiano Payton Woods è stato premiato con una GoPro 13 Black per aver conquistato la Social selection con “A Golden Harbor Seal Hug”, girato in apnea a Laguna Beach quasi fosse il dialogo con una foca sbucata dal nulla e rimasta a giocare con lui per 45 minuti tra le alghe dorate.
«Abbiamo discusso a lungo per concordare il risultato – riconoscono i giurati – Ad esempio il documentario messicano che ha conquistato il secondo posto era sulla pesca convertita all’accompagnare le persone in acqua a vedere gli animali. Aveva un filo di storia vera nel passaggio dalla distruzione e la morte di 14.000 squali l’anno all’apprezzamento della vita sottomarina. Le immagini erano forse più semplici, ma il racconto, fatto di più voci, è stato così interessante da superare quelli di fiction” hanno sottolineato il documentarista subacqueo Fabio Ferioli, il fondatore di Piattaforma Lago, Carlo Migotto, e la responsabile reparto macchina da presa di Cinema Rental Venezia, Vanessa Da Lozzo, qui nelle vesti di giudici. Sul primo posto si è espresso Giovanni Boaretto, executive manager di Y-40 Studios: “Non è stato semplice decidere il podio: c’erano storie personali molto delicate raccontate sott’acqua, temi naturalistici che ci toccano e temi sociali come quello del vincitore sul conflitto israelo-palestinese. Abbiamo guardato alla tecnica di ripresa, alla sceneggiatura, alla fotografia, ma poi c’è la storia, il vero motivo per cui si racconta qualcosa”.
Felice dell’esito, il direttore creativo di questa terza edizione di Y-40 Film Festival, Matt Evans: “In questo 2025 sono arrivati partecipanti dal Giappone, dagli Stati Uniti, Indonesia, Maldive, Messico e tanti paesi europei. Per noi è una soddisfazione che il festival stia crescendo in questo senso, espandendosi, con persone da tutto il mondo a seguire la nostra diretta su YouTube e commentare e votare i video preferiti. Ma anche il livello si sta alzando sempre di più, tanto da fare fatica a selezionare i 10 finalisti e ancor più a decretare i vincitori».
Durante la serata è stato anche proiettato “Riemergere – Antitratta” il corto di Francesco Bonaldo, vincitore della seconda edizione, che grazie al primo premio vinto sta ora preparando la sua produzione negli Y-40 Studios con il team di Record Studio.
Infine, è stato proiettato il lavoro subacqueo di Conor Horgan. Il regista irlandese con un video saluto ha introdotto il suo corto pubblicato nel 2010 e girato in una piscina di Dublino.“Deep End Dance” racconta la danza del coreografo David Bolger che, completamente vestito, viene spinto in piscina dalla madre 76enne, Madge. Si sistema e inizia a ballare sott’acqua, sempre consapevole che lei lo sta guardando. Dopo un po’ lei lo raggiungerà per interpretare insieme la storia della loro relazione attraverso la danza subacquea. Un video commuovente che ha meritato gli applausi della sala gremita.

Un uomo anziano, i ricordi di un amore giovanile e un aquilone, nel vento, che vola tra le macerie e diventa metafora: desiderio di elevazione, ma anche del diritto di esistere, di volare liberi, nonostante i confini, la violenza, il piombo che cade.
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