Perchè c’è ancora bisogno del Pride. Arcigay racconta dieci anni di attività in città
Dal primo Varese Pride del 2016 alla nascita del Centro Arcobaleno, Arcigay Varese è oggi una realtà punto di riferimento per la comunità LGBTQIA+ del territorio. Giovanni Boschini, presidente dell’associazione, ospite a Radio Materia in una nuova puntata di Soci All Time
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È nato quasi per scommessa, nel 2016, il primo Varese Pride, e da allora la città non è più la stessa. Oggi, a quasi dieci anni di distanza, quella manifestazione colorata e partecipata è diventata il simbolo di un cambiamento più ampio: quello portato avanti da Arcigay Varese, associazione rifondata proprio in quell’anno da un gruppo di giovani attivisti guidati da Giovanni Boschini.
«Oggi abbiamo circa trenta volontari attivi e quasi cinquecento soci», racconta Boschini a Soci All Time, la trasmissione di Radio Materia realizzata in collaborazione con il CSV Insubria. «Arcigay non è solo il Pride, ma anche una rete di progetti concreti che offrono supporto, prevenzione e informazione alla comunità».
Tra i servizi attivi c’è il Centro Arcobaleno, un punto di riferimento per chi subisce discriminazioni legate a orientamento sessuale o identità di genere. «Forniamo supporto psicologico e legale gratuito. In media riceviamo una nuova richiesta ogni due giorni e la maggior parte dei casi riguarda persone trans, che purtroppo restano ancora le più esposte alle microaggressioni e alle difficoltà burocratiche», ha raccontato Giovanni Boschini.
Accanto a questo servizio, Arcigay Varese sta lavorando alla nascita di un call center antiviolenza dedicato alle donne LGBTQIA+ vittime di violenza, grazie a un progetto europeo in collaborazione con centri antiviolenza del territorio come Rete Rosa e EOS Varese. A breve, inoltre, aprirà un checkpoint sanitario per test HIV e IST gratuiti, anonimi e non stigmatizzanti.
L’impegno nelle scuole
Ma il lavoro dell’associazione va oltre l’assistenza: entra anche nelle scuole, dove educatori e psicologi parlano di bullismo, linguaggio d’odio e rispetto. «Abbiamo incontrato oltre duemila studenti negli ultimi anni: le nuove generazioni sono molto più aperte, ma è importante continuare a fare informazione anche tra gli adulti», sottolinea Boschini. Un impegno che non è sempre facile: «Viviamo un periodo difficile, in cui i diritti che pensavamo acquisiti non sono mai davvero garantiti. Il linguaggio d’odio cresce, anche sui social, e spesso chi fa volontariato si trova a dover fronteggiare attacchi e disinformazione. Ma la risposta delle persone ci incoraggia ad andare avanti».
Il sogno di Arcigay Varese? «Che un giorno non ci sia più bisogno di Pride o di associazioni come la nostra perché i diritti delle persone LGBTQIA+ saranno riconosciuti come diritti umani, senza dover più dividere il mondo in chi è a favore e chi è contro», conclude così l’intervista Giovanni Boschini.
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