Un anno di “Me-Te. Centro per la Famiglia in evoluzione”, a Rancio Valcuvia per fare il punto
Il progetto promosso dalla Comunità Montana Valli del Verbano legato alle misure dedicate all'inclusione sociale degli stranieri e delle loro famiglie
A fine settembre si è tenuto, a Rancio Valcuvia, un incontro dedicato al progetto “Me – Te. Centro per la famiglia in evoluzione”, promosso dalla Comunità Montana Valli del Verbano. L’evento ha riunito amministratori locali, operatori sociali, tecnici e volontari provenienti dai territori di Cittiglio e Luino, con l’obiettivo di avviare un confronto aperto e costruttivo sulla crescita e la promozione delle reti di solidarietà e supporto alle famiglie locali. Dopo i saluti istituzionali del presidente di Comunità Montana Simone Castoldi, dell’assessore alle Politiche sociali dell’Ente Emilio Ballinari e dei due presidenti degli Ambiti Distrettuali di Cittiglio e Luino, Matteo Marchesi e Pinuccia Mandelli, nel corso dell’incontro vari relatori hanno condiviso riflessioni e risultati delle attività svolte: tra loro la dottoressa Monica De Luca, rappresentante dello Studio APS di Milano, la dottoressa Maria Sartorio, coordinatrice di “Me-Te”, e la dottoressa Martina Carraro, nel ruolo di moderatrice, che hanno posto l’accento sulle opportunità di empowerment comunitario, sull’evoluzione del ruolo e del metodo di lavoro del Centro per la Famiglia nel territorio. La discussione è stata arricchita dalla partecipazione di operatrici e operatori del settore, che hanno condiviso esperienze e idee utili a rafforzare il ruolo delle reti di solidarietà. In particolare, le due pedagogiste, le dottoresse Romina Tosin ed Elisa Marian, impegnate rispettivamente sull’Ambito distrettuale di Cittiglio e di Luino, hanno fornito rimandi significativi, ricavati da interviste qualitative, sulla tematica della “Socialità e dell’isolamento” vissuto dalle famiglie, soprattutto immigrate.
La sfida della socializzazione delle famiglie nel Distretto di Luino
Il territorio di Luino si confronta con una sfida crescente: l’isolamento sociale delle famiglie, soprattutto quelle con bambini piccoli. La mancanza di reti di supporto spontaneo e di spazi di socializzazione rivela un bisogno fondamentale che richiede attenzione e nuove soluzioni. Le testimonianze raccolte attraverso il lavoro delle associazioni e dei servizi locali mostrano come, in particolare per le famiglie trasferite nel territorio per motivi lavorativi e per le giovani coppie che si sono ricostruite una propria rete sociale, il senso di solitudine può diventare una vera e propria fonte di malessere. La mancanza di contatti e di reti di vicinato favorisce l’isolamento emotivo e fisico, aumentando anche il rischio di vulnerabilità, soprattutto in situazioni di fragilità o di disabilità. Uno degli spazi maggiormente apprezzati è il servizio dedicato ai bambini 0-3 anni e ai loro genitori, nato nel tempo come risposta ad un’esigenza sentita sul territorio. Quest’iniziativa, che offre un’opportunità di socializzazione e sostegno per i genitori, si propone di superare le barriere dell’isolamento, favorendo incontri spontanei e relazioni autentiche. Le sfide che emergono sono molteplici: dall’assenza di spazi dedicati agli adolescenti, che trovano poco luoghi sicuri dove potersi incontrare liberamente, alla difficoltà dei genitori nel conciliare impegni lavorativi, scolastici e familiari. La stanchezza derivante da una giornata scandita da molteplici ruoli può accentuare la sensazione d’isolamento. Per fronteggiare questa situazione, le realtà del territorio stanno sperimentando nuovi approcci, come incontri informali, progetti di peer-education e iniziative di prossimità che riescono ad intercettare anche persone nuove, con grande apprezzamento da parte delle famiglie.
La promozione di eventi e spazi di incontro, oltre che di reti di solidarietà, rappresenta una risposta concreta ad una problematica che, come sottolineano gli esperti, tocca profondamente il benessere di ogni cittadino. L’obiettivo è chiaro: trasformare l’isolamento in comunità, rafforzando le reti di supporto e creando opportunità di socialità che siano accessibili, sostenibili e capaci di coinvolgere tutte le fasce della popolazione. Solo così si potrà costruire un territorio più coeso e resiliente, capace di sostenere chi si trova in difficoltà e di valorizzare le risorse di ognuno. L’inclusione delle comunità straniere: sfide e opportunità sul territorio di Cittiglio Nel Distretto di Cittiglio, l’integrazione dei cittadini immigrati si configura come una priorità per le istituzioni e le associazioni locali. Con circa 8-9 cittadini ogni 100 residenti stranieri, provenienti principalmente dall’Africa del Nord, dall’Asia e dall’Ovest africano, si delineano sfide e opportunità per un tessuto sociale sempre più multiculturale. Uno degli aspetti più rilevanti emersi dalle interviste e dall’osservazione del territorio riguarda il ruolo fondamentale delle donne immigrate.
Spesso, queste figure si trasformano in veri e propri “ponti” tra le proprie famiglie e il contesto locale, assumendosi responsabilità cruciali come accompagnare i figli a scuola, gestire le pratiche sanitarie e, se il livello di conoscenza della lingua italiana lo consente, tradurre documenti o dialoghi ai loro connazionali, contribuendo così a superare barriere linguistiche e culturali. «Le donne immigrate rappresentano il motore silenzioso dell’integrazione – afferma un operatore sociale – Sono loro a gestire i conflitti d’identità dei giovani e a favorire l’inserimento sociale delle famiglie nel territorio». Tuttavia, l’integrazione necessita di un supporto più strutturato. Secondo le analisi condotte, il territorio dovrebbe migliorare l’offerta di spazi inclusivi che permettano alle famiglie di vivere esperienze di vicinanza e confronto, rafforzando così il senso di comunità e riducendo l’isolamento. Inoltre, le associazioni e le istituzioni sottolineano l’importanza di sensibilizzare la cittadinanza sui benefici della diversità, creando occasioni d’incontro interculturale, per evitare che stereotipi e pregiudizi alimentino un’immagine distorta degli stranieri come “portatori di criminalità”, un’errata percezione alimentata anche dai social media.
Per favorire un’integrazione efficace, le iniziative devono partire dal coinvolgimento attivo delle persone immigrate, promuovendo eventi, corsi di lingua e percorsi di orientamento che mettano in rete le risorse esistenti. Un esempio, messo in campo da Regione Lombardia, è il progetto di “matching” tra giovani stranieri e lavoro, che mira a superare gli stereotipi e favorire l’accesso ad occupazioni dignitose, contribuendo così alla costruzione di un futuro stabile e condiviso. In definitiva, l’integrazione delle comunità straniere nel distretto di Cittiglio passa attraverso un approccio basato sulla collaborazione, il rispetto delle differenze e la valorizzazione delle risorse comunitarie — un passo fondamentale per un tessuto sociale più coeso e inclusivo. La conferenza si è conclusa con un rimando conclusivo da parte della Coordinatrice di progetto, la dottoressa Maria Sartorio, che ha sottolineato come l’esperienza della prima annualità di progetto abbia comprovato il valore della Rete tra Servizi e comunità, fulcro di un approccio più integrato e di prevention-oriented. Attraverso un ascolto attento delle famiglie e delle realtà territoriali, il progetto “Me-Te” ha cercato di superare la frammentazione dei servizi per offrire un supporto più capillare. L’obiettivo è stato quello di trasformare le relazioni tra operatori, famiglie e cittadini, favorendo il protagonismo di questi ultimi e rafforzando le reti di auto mutuo aiuto.
Per fare ciò, sono stati sviluppati spazi di ascolto attento ed empatico, come gli HUB e gli SPOKE, che si sono mossi sul territorio, secondo il metodo della “ricerca-azione”, come punti d’intercettazione delle vulnerabilità emergenti, proprio per anticipare le crisi prima che diventino emergenze. In chiusura, è stato posto un accento su come tutto ciò si inserisca in una visione più ampia di comunità co-responsabile, dove le famiglie non sono più semplici destinatari di servizi, ma risorse attive della propria crescita e benessere, attraverso il rafforzamento delle competenze e il coinvolgimento diretto nelle iniziative territoriali. Una strategia che mira a creare un futuro più resiliente e solidale, basato sulla collaborazione e sulla condivisione delle risorse. «Con “Me-Te” stiamo sperimentando un nuovo modo di fare comunità, fondato sull’ascolto e sulla collaborazione concreta tra servizi, famiglie e cittadini – dichiara l’assessore alle Politiche sociali Emilio Ballinari – Il nostro obiettivo è far sì che nessuno si senta solo: le reti di prossimità e i percorsi di supporto nati dal progetto dimostrano che la solidarietà è una risorsa viva, capace di rafforzare il senso di appartenenza e di generare benessere collettivo. Continueremo a investire in questa direzione, perché una comunità più coesa è anche una comunità più forte e accogliente».
«Credo sia fondamentale che i Comuni riescano a trasmettere le idee e i valori di un progetto come “Me-Te” al proprio tessuto sociale, rendendolo realmente parte della vita quotidiana del territorio – afferma il presidente dell’Ambito Distrettuale di Cittiglio Matteo Marchesi – Lo spirito iniziale era quello di avviare un percorso, di mettere in moto una rete di servizi e competenze al servizio delle famiglie. Oggi possiamo dire che “Me-Te” è un progetto strutturato che rappresenta un punto di riferimento concreto per chi vive situazioni di cambiamento o di fragilità. La sfida più importante ora è quella di continuare a diffondere la sensibilità e la conoscenza del progetto all’interno dei Comuni, affinché diventino parte attiva nella sua promozione e nel dialogo con i cittadini. Solo così sarà possibile raggiungere direttamente gli utenti, permettendo a tutti di fruire delle opportunità e dei servizi messi a disposizione».
«Abbiamo grandi aspettative per le prossime annualità del progetto “Me-Te”, perché si sta concretizzando una collaborazione sempre più concreta fra i territori che si mettono in rete. Dobbiamo imparare molto e possiamo ancora migliorare, – aggiunge Pinuccia Mandelli, presidente dell’Ambito Distrettuale di Luino – ma siamo sulla buona strada: questa è l’unica maniera per offrire più servizi vicini ai cittadini. I bisogni sono tanti, ci sono le opportunità e i servizi, ma la vera sfida è quella di saperli mettere in connessione, lavorando insieme. Mi piace sempre usare l’immagine di una “cassetta degli attrezzi”, che racchiude al suo interno tutto quello che un servizio sociale può offrire ai cittadini: strumenti diversi ma complementari, che se usati insieme permettono di costruire risposte solide, personalizzate e davvero utili alle persone».
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