In 15 anni calano del 50% le nascite nell’alto Varesotto: un convegno per ripensare l’infanzia e la genitorialità

Ostetriche, psicologi, educatrici e docenti universitari hanno approfondito le sfide educative e relazionali delle famiglie di oggi. Un convegno di Eureka! a conclusione del progetto “Con i Bambini”

Neonato latte

Si è svolto a Germignaga nella giornata di domenica 16 novembre,  alla Ex Colonia Elioterapica il convegno “Le nuove frontiere dell’educazione e della genitorialità”.

Organizzato dalla Cooperativa Sociale Eureka!, il convegno ha concluso il progetto Con I Bambini Sul Lago, finanziato dall’Impresa Sociale “Con i Bambini”, coordinato da Fondazione Asilo Mariuccia e gestito con Eureka insieme a una ventina di partner tra Istituzioni e Terzo Settore.

«Il progetto finanziato nel 2022 da Impresa Sociale Con I Bambini – ha raccontato Stefano Finelli, responsabile di Eureka a Varese – è stato una svolta: per la prima volta, nella provincia di Varese, una costellazione di servizi essenziali e di alta gamma (come quelli delle grandi città) sono stati coordinati tra loro. E valorizzati da un insieme di accorgimenti e attenzioni specifiche che ne amplificano gli effetti in funzione delle famiglie dei più piccoli. Diventando punti di forza integrati e flessibili, a corolla, per aiutare le famiglie a crescere bene insieme».

«Tutto questo è avvenuto – ha continuato Finelli – grazie alla collaborazione con i distretti di Luino e di Cittiglio che sono molto attivi e hanno numerosi altri progetti in corso per la cittadinanza. Il sostegno e la promozione delle buone pratiche per il benessere dei bambini più piccoli e di chi se ne prende cura è cruciale soprattutto oggi, in questo momento di grande cambiamento sociale e familiare.

Generico 10 Nov 2025

«I dati sui nuovi nati nei territori dell’alto Varesotto – sottolinea Finelli – ci raccontano di una contrazione delle nascite di quasi il 50% negli ultimi quindici anni. Evidenziando i nuovi bisogni delle famiglie di oggi. Sempre più sole. Alle prese con cambiamenti sociali repentini e spiazzanti».

Come rispondere ai nuovi bisogni dei genitori in una realtà che cambia sempre più velocemente? Anche rispetto ai modelli socio culturali ed educativi? E’ stato questo il tema centrale del Convegno “Le nuove frontiere dell’educazione e della genitorialità”.

Le mamme equilibriste 
«Il benessere delle mamme si riflette sempre sul benessere dei bambini, nel breve e nel lungo termine – ha sottolineato Sara Covini nella sua doppia veste di ostetrica di grande esperienza e pedagogista neonatale -. Oggi si è madri in un modo diverso che nel passato. Nel 2024 ci sono state 370.000 nascite, 10.000 in meno rispetto al 2023 (- 2,6%). La famiglia, la società stanno cambiando molto velocemente. Mai come oggi la natalità è in calo: si cerca un unico figlio, in un’età sempre più spostata in avanti (32,6 anni).

Una scelta che crea aspettative sempre maggiori, non solo da parte della mamma e del papà ma anche delle persone che gravitano intorno a loro. Che spesso danno consigli non richiesti. E giudicano le scelte e lo stile educativo dei neogenitori, soprattutto della madre. Ostacolandone il lavoro di cura.

In realtà, nessuno conosce i nostri figli meglio di noi. E i professionisti più esperti sanno bene che l’autostima e la fiducia delle neomamme – e dei genitori in generale – vanno coltivate. Rafforzate. Stando al servizio e al fianco senza giudicare e svilire.

Anche le richieste nei confronti delle donne madri sono numerose e socialmente molto alte. (Tra i dati salta all’occhio come le donne con figli tendano ancora a perdere il lavoro mentre gli uomini padri lo guadagnano). Essere madri oggi significa essere equilibriste. E l’esperienza reale è spesso più complicata di quella che ci si era immaginate. La situazione di vita, con madri spesso lontane dalla famiglia d’origine, può diventare molto solitaria. E anche questo non aiuta. Soprattutto quando la famiglia diventa monoparentale (oltre un milione nel 2023) ed è un solo genitore – quasi sempre la madre (83,5%) – a crescere i figli».

Anche i padri protagonisti: una svolta storica
«E’ in atto una svolta storica rispetto al passato – ha spiegato Matteo Fabris psicologo dello sviluppo e forense, ricercatore del Dipartimento di Psicologia dell’Università degli Studi di Torino. – Finalmente anche i papà, superano i rigidi stereotipi della tradizione: la madre sta coi figli il padre lavora. Poi, quando i figli crescono, i papà stabiliscono le regole e interrompono la simbiosi madre/bambino. Una svolta che inizia con la gravidanza e il parto. Prosegue nei primi 1000 giorni e durante tutta la vita familiare.

I nuovi papà non solo supportano la mamma, all’inizio della vita, o in caso di necessità. Ma sono padri che si godono il contatto, le emozioni, gli sguardi, i tocchi. La relazione corporea e affettuosa che fa crescere bene. Un bambino che sta con entrambi i genitori si sente sicuro e diventa più felice. Le ricerche dimostrano che sviluppa migliori relazioni con gli altri e una buona regolazione emotiva».

Un papà che collabora è anche un papà più felice. Questo cambio culturale fa sì che non sia più poco da maschi essere affettuosi. Lo stress delle mamme, per cui oggi la performance educativa è altissima, viene alleggerito dai padri collaborativi di oggi . E anche questo è fondamentale perché la coppia funzioni e la diade madre figlio diventi triade sana. Che dà gambe a una vita più bella per tutta la famiglia: «E’ un abbraccio che contiene e aiuta – conclude Fabris – in cui le emozioni sono condivise da uomini che amano prendersi cura. Finalmente capaci di essere empatici. Di sentire le emozioni».

Famiglie servizi e territorio: la ricostruzione del senso di appartenenza 
«La ricostruzione del senso di appartenenza – spiega Paola Cerullo, responsabile dei servizi per l’infanzia di Eureka – è alla base del legame tra servizi educativi, famiglie e territorio.
La condizione necessaria per far crescere la collaborazione tra noi e i nuovi genitori è la fiducia reciproca. Il cuore del nostro lavoro è rinforzare questa fiducia. E con essa potenziare tutti i  sostegni vitali per i bambini, per i genitori, per gli operatori. Credo che la comunità – conclude Cerullo – non sia un modello astratto, ma una pratica quotidiana di corresponsabilità, di ascolto e di cura reciproca. Che genera benessere e coesione sociale».

I nidi e la pedagogia italiana sono studiati in tutto il mondo. Le persone – a partire dai bambini – al centro. La loro famiglia – al di là del tipo di famiglia – insieme a loro. E poi tutta la comunità intorno. Allargando il cerchio a tutto il mondo intorno, con corolle concentriche guidate da un’attenta regia educativa. I buoni servizi per i bambini più piccoli – sono una scelta politica, sociale ed economica perché cambiano la qualità della vita delle persone vere. Cambiano il futuro della società.

La regola d’oro per tutti
«L’attenzione, la presenza, sono amore in pratica. Più della quantità di tempo passato insieme, è l’intenzione, con cui ci godiamo i nostri figli, che gli dà le basi per crescere bene insieme a noi. Quel tocco, quello sguardo, quel bagnetto non vanno interrotti alla leggera. Quando leggiamo una storia o cantiamo insieme, quando stiamo con il nostro bambino, facciamo solo quello. Dedichiamoci a loro senza distrazioni e con semplicità. Questa la regola d’oro che tutti i relatori hanno spiegato nei loro interventi. Vale per i neonati. Ma vale sempre».

Luisa Zecca, Presidente di Fondazione Bambini Bicocca, che insegna progettazione e valutazione dei servizi e degli interventi educativi presso Scienze della Formazione dell’Università Bicocca di Milano, ha raccontato le trasformazioni dei genitori di oggi attraverso i risultati della ricerca L’arte del restare mentre tutto si muove (Università di Milano Bicocca).

«La nostra ricerca dimostra che quando c’è una relazione mancante, non sufficientemente positiva, un’altra buona relazione può subentrare e rafforzare il bambino compensandone “i buchi” affettivi e relazionali. I nostri nidi, i tempi per le famiglie, sono delle matriosche di protezione che irradiano buone prassi e sostengono a tutti i livelli la rete benefica che protegge i bambini e le famiglie.

Per questo i buoni servizi sono così importanti. Sono le educatrici che tutti giorni accolgono i genitori e i loro bimbi. Gli ricordano col sorriso di mettere via il cellulare nei momenti importanti, mentre salutano e ritrovano i figli. Li rinforzano rispondendo alle loro domande. Rincuorandoli sui loro dubbi. Li aiutano a fidarsi di se. E a fidarsi dei loro figli. Quando mi chiedono cosa dire ai nuovi genitori gli ricordo di andare nei nidi, nei tempi per le famiglie. Di avere fiducia. Lì si troveranno in buona compagnia. Per crescere bene e insieme in un ambiente fatto apposta. Protetto. Ma anche aperto sul mondo della realtà. Delle soluzioni. Della vita. E’ in atto un cambiamento del contesto sociale e culturale: i genitori vivono in una società caratterizzata da instabilità, pluralità di modelli familiari, riduzione delle reti di supporto e forte pressione performativa.

Essere genitori non è più un automatismo, ma un percorso determinato da modelli in continuo movimento. Da valori e aspettative collettive altissimi. Le famiglie, sempre più diversificate e spesso isolate, si confrontano con la difficoltà di conciliare lavoro, cura e autorealizzazione. In un contesto demografico segnato da denatalità, posticipo della genitorialità e crescente mobilità giovanile.

Diffondendo una cultura dell’infanzia fondata sulla cura condivisa, i servizi diventano uno spazio centrale di corresponsabilità, di dialogo e fiducia reciproca tra genitori ed educatrici.

I cellulari e i social interrompono troppo spesso la relazione con i neonati e i bambini in generale. Provocando perdita di tempo e attenzione.

Tra le sfide da affrontare, l’impatto delle tecnologie nella relazione genitore-figlio (“technoference”, “phubbing”, “digital soothing”). E’ importante continuare a valorizzare la professionalità educativa – best practice a livello mondiale – come punto di forza per rafforzare la rete comunitaria: la miglior risposta collettiva ai bisogni delle famiglie contemporanee.

Mi ricordo ancora quando tornavo trafelata dal lavoro, sentendomi in colpa per il tempo che credevo di aver ‘tolto’ a mia figlia. – racconta Luisa Zecca. L’educatrice del nido mi accoglieva, mi raccontava la bella giornata che aveva trascorso mia figlia al nido. Con le sue educatrici e i suoi compagni. Un tempo di qualità da tutti i punti di vista. Alla conclusione del convegno – al quale hanno partecipato una cinquantina di professioniste del settore – ha continuato in modo più informale a discutere e a confrontarsi con i relatori.

La cooperativa sociale Eureka! 

Nata nel 1993, la Cooperativa Sociale Eureka ha superato le 500 socie, 87% donne grazie a una soddisfazione certificata degli utenti sempre sopra il 95%, a un investimento costante in ricerca e innovazione e a un’organizzazione su misura per armonizzare vita personale e professionale ideale per le mamme e le famiglie di oggi. Entrata nella rosa delle prime 30 imprese italiane guidate da donne (Assefor Camere), ha ricevuto importanti riconoscimenti, tra i quali il primo Germoglio d’Oro Fondazione Marisa Bellisario attribuito per l’innovazione e la qualità dei servizi family friendly e l’evento benefico di raccolta fondi dedicato dlla Scala di Milano.  Eureka è socia fondatrice della Fondazione Bambini Bicocca.

 

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Pubblicato il 16 Novembre 2025
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  1. Avatar
    Scritto da Felice

    Per controbilanciare possiamo contare i cani.

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