Il Lago di Varese finisce nell’elenco dei grandi bacini ed è polemica alla Camera
Lo ha reso pubblico il deputato varesino Antonio Ferrara (M5S) sollevando il paradosso in Parlamento: "Il nostro lago è nell'elenco dei grandi laghi, il Ceresio no. E' una scelta politica, non ambientale"
Il Lago di Varese è un “grande lago d’Italia“. Lo sapevate?
A renderlo evidente a tutti è stato il deputato varesino Antonio Ferrara dei 5 Stelle, che durante la discussione alla Camera di un disegno di legge sul contrasto al bracconaggio ittico ha sollevato una questione tanto paradossale quanto rivelatrice. Mentre si discuteva l’inserimento del Lago Ceresio nella lista degli “otto grandi laghi d’Italia” (per la cronaca: il suo inserimento in aggiunta è stato approvato all’unanimità), Ferrara ha fatto notare come il Lago di Varese fosse già compreso in quell’elenco. E la cosa, per chi conosce i due bacini, suona quantomeno bizzarra.
«L’inserimento del Lago di Varese tra i cosiddetti “grandi laghi d’Italia” è una scelta che non ha alcuna base scientifica né ambientale – ha dichiarato il deputato – Parliamo di un bacino fragile, con soli 60 metri di profondità massima e con una storia pesantissima di inquinamento industriale dagli anni Sessanta. Un lago che avrebbe bisogno di risanamento, non di classificazioni artificiali utili solo alla politica».
Le parole di Ferrara non sono strane nella nostra provincia, dove il bacino è molto conosciuto: ci siamo affezionati al nostro lago, è bello girarci intorno in bicicletta, ma considerarlo un “grande lago” onestamente è un po’ difficile. Soprattutto se confrontato con il Ceresio, che di superficie e rilevanza è tutt’altra cosa.
«L’unico effetto concreto di questa operazione – ha proseguito Ferrara a Montecitorio – è quello di consegnare alla Regione Lombardia, guidata dalla Lega e dal Presidente Fontana, un’ulteriore leva normativa sulle attività lacustri. Una scelta che guarda più agli equilibri politici che alla tutela dell’ecosistema».
Il deputato 5Stelle non si risparmia anche una provocazione: «Guarda caso il lago “promosso” è proprio quello della provincia del ministro Giorgetti (originario di Cazzago Brabbia, ndr). Una coincidenza che sa di coordinata politica più che di rispetto ambientale».
Ferrara ha chiuso il suo intervento con parole nette: «Il Lago di Varese non è un grande lago: è un lago ferito, che merita interventi seri, trasparenza e competenza. Il Governo Meloni e la Lega scelgono la propaganda, non la protezione. E a pagarne il prezzo saranno ancora una volta i cittadini e il territorio».
LA NORMA CONTRO IL BRACCONAGGIO ITTICO ALL’ESAME DEL PARLAMENTO: LE CONSEGUENZE PER I DIVERSI BACINI
La definizione del Lago di Varese tra gli “otto grandi laghi” d’Italia si inserisce all’interno di un disegno di legge sul contrasto al bracconaggio ittico nelle acque interne. Il provvedimento, approvato dal Senato lo scorso 27 marzo ed ora all’esame della Camera, modifica l’articolo 40 della legge 154 del 2016 introducendo divieti e sanzioni differenziati a seconda della tipologia di specchi d’acqua.
Il testo distingue le acque interne in due gruppi principali. Nell’Allegato 1 vengono individuati otto laghi definiti “grandi”: Maggiore, Varese, Como e Lecco, Iseo, Garda, Trasimeno, Bolsena e Bracciano. E, dopo l’approvazione dell’emendamento, anche il Ceresio. Altri 22 bacini sono invece classificati come “laghi minori”: tra loro c’è anche il lago di Pusiano e quello di Monate.
La differenza non è solo nominale: per i laghi dell’Allegato 1 restano sostanzialmente invariati i divieti già previsti dalla normativa precedente, come il divieto di usare esplosivi, sostanze elettriche o tossiche, o di esercitare la pesca professionale senza titolo abilitativo.
Per tutti gli altri corsi d’acqua, fiumi e laghi esclusi dall’elenco principale, invece, la stretta si fa più severa. Viene introdotto un divieto generale di pesca professionale, con la possibilità per Regioni e Province autonome di concedere autorizzazioni solo dove l’attività sia già esercitata in forma cooperativa e tradizionale.
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