“Ma quale tregua?”. Il corteo per la Palestina nelle strade di Varese
A distanza di un mese dalla precedente manifestazione, nei giorni dell'assalto alla Flotilla, torna un corteo
A distanza di un mese dalla precedente manifestazione, nei giorni dell’assalto alla Flotilla, torna un corteo per la Palestina nelle strade di Varese: la manifestazione è partita verso le 15.30 da Piazza Monte Grappa – luogo di presidi di protesta ogni settimana da mesi – e il corteo si è messo in marcia su corso Moro, verso la stazione Nord, per poi rientrare verso il centro città da via Dandolo.
La mobilitazione per la Palestina, in varie forme, continua ad attraversare il continente europeo (l’ultima protesta in ordine di tempo quella a Birmingham, contro il Maccabi e la sua tifoseria nazionalista, tra le più aggressive), dopo l’ondata più significativa vista tra fine settembre e inizio ottobre, in corrispondenza con l’arrivo della Flotilla – la missione umanitaria e politica – al largo di Gaza e con l’assalto israeliano in acque internazionali.
A Varese si sono ritrovati circa 300 manifestanti, con una presenza articolata, tra pacifisti, gruppi sostenitori di una resistenza attiva, anche una significativa presenza di giovani e famiglie di origine araba.
Un corteo per denunciare anche la «tregua», che ha solo rallentato gli attacchi a Gaza (dove comunque ci sono stati 240 morti in un mese), mentre diventa più aggressiva l’azione dei coloni in Cisgiordania, in particolare contro i contadini palestinesi, con quasi trecento attacchi registrati. Il Piano Trump viene indicato dai manifestanti come «piano coloniale, piano-truffa, ma non piano di pace» è stato detto nel momento che in piazza Monte Grappa ha anticipato la partenza del corteo.

In corso Moro si è creato qualche problema per il passaggio degli autobus urbani di Autolinee Varesine, che non erano stati deviati nonostante la manifestazione programmata. Il corteo poi si è “stretto” su un lato per consentire di far passare i veicoli del trasporto pubblico e proseguire.
Tra gli slogan risuonava soprattutto quello “internazionale”, il “Free Palestine”, ma anche il coro più radicale che sogna la scomparsa dell’Idf, l’esercito israeliano che è forza di occupazione a Gaza e in Cisgiordania. Tra gli striscioni, anche quelli per il boicottaggio dei marchi più coinvolti nei Territori Occupati (realtà come supermarket, fabbriche, gestione di affitti brevi e altro, che operano anche nelle colonie israeliane in Cisgiordania), ma anche di contestazione dell’industria bellica europea e italiana.

«Il genocidio parte da qui», dicono i manifestanti. Anche la contestazione della presidente del Consiglio Meloni viene inserita nel quadro internazionale, per cui molti governi dei Paesi occidentali sono accusati di posizione troppo morbida verso Israele.
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