A Materia le “Digressioni Culinarie” di Pierre Ley e Alberto Bortoluzzi: “Non il classico manuale tecnico”
Martedì 23 dicembre a Castronno l'incontro tra gastronomia, arte e narrazione. Un viaggio tra i sapori della memoria che trasforma la cucina in un'esperienza culturale profonda.
La cucina intesa come linguaggio, memoria e legame indissolubile tra le persone. È stato questo il filo conduttore dell’evento che si è tenuto martedì 23 dicembre a Materia, dove il pubblico ha potuto immergersi nel mondo di “Digressioni culinarie”. Protagonisti del racconto sono stati Pierre Ley e Alberto Bortoluzzi, che hanno saputo trasformare la presentazione del loro progetto in un momento di autentica condivisione.
L’incontro non si è limitato alla semplice esposizione di ricette, ma è stato un vero e proprio dialogo creativo che ha esplorato il lato più intimo del cibo. Attraverso il racconto video di Pierre Ley, gli ingredienti sono diventati aneddoti e storie vissute, mentre lo sguardo artistico di Alberto Bortoluzzi ha dato forma e colore a queste suggestioni, dimostrando come la cucina sia una delle forme di espressione più potenti del nostro tempo.
La genesi di un’opera “lungamente maturata”
Il libro è il frutto di un’amicizia nata vent’anni fa e di diversi tentativi falliti prima di trovare la formula definitiva. Alberto Bortoluzzi ha spiegato come l’idea iniziale sia cambiata radicalmente: “Volevamo fare un libro che non fosse il solito manuale tecnico, che sono abbastanza noiosi, ma una cosa diversa che abbinasse racconti divertenti, foto e illustrazioni”. Nonostante le difficoltà iniziali, l’intesa è stata totale: “C’è stato un equilibrio totale, abbiamo sempre pensato entrambi al meglio di questo prodotto, riducendo il nostro ego perché entrambi un po’ egocentrici lo siamo”.
La cucina tra arte, ricordi e “crimini gastronomici”
I racconti spaziano dalle memorie d’infanzia ai paradossi della cucina internazionale. Pierre Ley ha rievocato le radici della sua passione, legata alla pasticceria di famiglia a Nizza: “Picasso diceva a mia nonna: ‘La scongiuro, non cambi mai questo arredamento’. Matisse veniva ogni giorno e dipingeva le sue arance”. Oltre alla poesia, c’è spazio per l’ironia, come nel racconto del risotto servito al futuro Re di Spagna, descritto da Ley come un vero scempio culinario: “Il riso l’avevano già lessato il giorno prima… un crimine gastronomico che mi fece sentire molto meno in colpa per la mia esibizione”.
La “magia” del formato e del dettaglio tecnico
Per gli autori, il libro deve essere un oggetto piacevole da maneggiare, quasi come un ingrediente di qualità. Bortoluzzi, parlando della sua veste di editore, ha sottolineato: “Mi piace avere il controllo totale di tutto, come un cuoco che ricerca le eccellenze. Ho scelto un formato 19×19 perché sta particolarmente bene in mano”. Una chicca svelata durante la serata riguarda il carattere tipografico: “Ho usato un font del 1912, il Cochin, che ho scoperto essere stato utilizzato per i libri di Harry Potter. Siccome considero questo libro una sorta di magia, la scelta è stata ottimale”. Ley ha poi aggiunto scherzosamente sulla loro filosofia di vita: “Siamo due persone che fanno le cose seriamente ma sempre un po’ giocando”.

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