“Abbiamo fatto un concerto sul ponteggio”: i restauri non convenzionali della Gasparoli di Gallarate

Dal 1854 l'azienda gallaratese restaura i monumenti d'Italia: dalla Galleria Vittorio Emanuele alla Basilica di Sant'Ambrogio, passando per il Bernascone di Varese

Quando si parla di restauro monumentale in Italia, pochi nomi possono vantare una tradizione lunga quanto quella della Gasparoli Restauri di Gallarate. Fondata nel 1854, l’azienda rappresenta oggi un caso eccezionale di continuità imprenditoriale e vocazione familiare che attraversa ben cinque generazioni di decoratori e restauratori.

«L’azienda è nata circa 170 anni fa, nel 1854, dai nostri avi che sono sempre stati tutti decoratori», racconta Paolo Gasparoli, architetto e responsabile di comunicazione, marketing e innovazione tecnologica dell’azienda, intervenuto a Materia d’Impresa, la rubrica che dagli studi di Materia presenta le eccellenze del territorio varesino.

Insieme ai fratelli Guido e Marco guida un’impresa che ha lasciato il segno su alcuni dei monumenti più importanti d’Italia. La struttura familiare si è evoluta mantenendo un equilibrio delicato: Guido, laureato alla Bocconi, si occupa degli aspetti finanziari come amministratore delegato, mentre Marco, filosofo di formazione, dirige le attività di cantiere. Una scelta precisa ha caratterizzato il passaggio generazionale: un solo membro per nucleo familiare può entrare in azienda, garantendo così stabilità e chiarezza nei ruoli.

Ora è il momento della sesta generazione. Michele, figlio di Paolo e architetto specializzato in restauro, Costanza, figlia di Marco laureata in storia dell’arte, e Martina, figlia di Guido che si occupa di comunicazione, stanno gradualmente assumendo responsabilità crescenti. Il passaggio è stato formalizzato attraverso un patto di famiglia, strumento che testimonia la serietà con cui viene affrontato questo delicato momento di transizione.

Dalla Galleria Vittorio Emanuele al Bernascone: cantieri che fanno storia

L’elenco dei cantieri affrontati dalla Gasparoli Restauri si legge come un catalogo del patrimonio artistico italiano. Il Duomo di Milano, la Basilica di Sant’Ambrogio con il chiostro di Bramante e la chiesa di San Sigismondo, la Galleria Vittorio Emanuele II: ogni intervento racconta una storia diversa, una sfida tecnica peculiare.

Il restauro della Galleria Vittorio Emanuele II nel 2014-2015, realizzato in occasione di Expo, rappresenta un esempio paradigmatico della complessità che caratterizza questi interventi. «È stato un intervento molto interessante, devo dire, per noi, sia per le dimensioni – si parla di 14.000 metri quadrati di superficie – sia per il tempo ristretto con il quale è stato eseguito, perché c’era il problema dell’inaugurazione di Expo», spiega Gasparoli. Il cantiere è stato completato in poco più di un anno, con un vincolo fondamentale: non chiudere completamente uno dei luoghi simbolo di Milano.

La soluzione è arrivata dalla collaborazione con l’azienda bergamasca Percassi, che ha realizzato un ponteggio mobile su rotaie capace di coprire entrambe le facciate di una sezione della galleria e di spostarsi ogni due o tre settimane. Un cronoprogramma militarizzato che ha richiesto agli operatori una capacità straordinaria: «Il ponteggio, non essendo continuo, richiedeva una grande capacità da parte degli operatori in maniera che la parte fatta prima fosse uguale alla parte fatta dopo. Non si poteva tornare indietro e non si dovevano vedere i pezzi». L’intervento, sponsorizzato da Prada e Versace che avevano acquisito nuovi spazi espositivi, ha dimostrato come il successo della moda milanese possa tradursi in investimenti sul patrimonio della città.

Sul territorio varesino, l’azienda ha lasciato segni altrettanto significativi. Il restauro del Bernascone a Varese ha riportato alla luce dettagli che la città aveva quasi dimenticato, come la celebre palla di cannone conficcata nella facciata, memoria tangibile della battaglia condotta dal generale Urban. «In fase di realizzazione dei ponteggi erano arrivate delle segnalazioni dicendo “Mi raccomando, non chiudete i buchi delle palle di cannone del generale Urban”», ricorda Gasparoli. L’intervento conservativo ha rispettato questi segni storici, trasformandoli in occasione di riscoperta della memoria cittadina.

E proprio sul ponteggio del Bernascone è accaduto qualcosa di insolito: «Abbiamo realizzato anche un concerto – spiega – L’abbiamo registrato e poi mandato online sui social ed è stata un’esperienza molto curiosa. Lì in cima a quelle altezze aver realizzato questo piccolo concerto con tre o quattro canzoni importanti è stato davvero divertente».

La Basilica di Gallarate: un caso esemplare

Particolarmente significativo è stato il restauro degli interni della Basilica di Gallarate, un lavoro che ha letteralmente trasformato la percezione dello spazio sacro. «Era una chiesa che non era mai stata restaurata negli ultimi 50 anni, per cui c’erano molte polveri depositate, i fumi delle candele e quindi si è vista una notevole differenza, soprattutto sui gessi, sugli stucchi che erano praticamente neri, sono ritornati al colore naturale, bianco», spiega Gasparoli.

Ma la trasformazione più profonda è stata un’altra. «Quando si entrava dentro la basilica di Gallarate prima degli interventi di restauro c’era un’immagine un po’ triste, molto grigia». Le colonne, originariamente caratterizzate da uno stucco lucido color rosato di grande qualità, erano state coperte negli anni Sessanta con una finitura grigia. «Io ero convinto che lì sotto ci fossero ancora gli stucchi originali e quindi abbiamo fatto delle campionature e proprio in fase di progetto ci siamo accorti che era possibile recuperare i colori originali, che vuol dire non solo il colore, ma anche la materia, perché erano fatti di uno stucco lucido molto bello, di grande qualità».

Il risultato ha sorpreso la popolazione gallaratese. «Tutta la popolazione quando è entrata nella chiesa rinnovata l’ha trovata completamente differente e devo dire che oggi confrontando le foto del prima e del dopo si vede una notevolissima differenza. Sono convinto che la Basilica di Gallarate abbia acquisito un’immagine molto più ariosa e piacevole, proprio dal punto di vista cromatico».

La filosofia del restauro: conservare la materia

Dietro ogni cantiere della Gasparoli Restauri c’è una precisa filosofia operativa che Paolo Gasparoli sintetizza tornando al concetto di “materia”. Non si restaura l’artisticità di un oggetto, ma è la materia che ce la trasferisce. È la materia che veicola i messaggi storici, estetici, culturali, emotivi e simbolici di ogni edificio. Conservarla significa garantire autenticità e identità.

Questa impostazione si traduce in tre principi operativi fondamentali: l’intervento minimo, fare solo ciò che è strettamente necessario; la controllabilità da parte dell’operatore, utilizzare tecniche che consentano di seguire momento per momento il procedimento; la compatibilità tecnologica tra materiali di nuovo apporto e materia storica. Quest’ultimo punto è particolarmente delicato e rappresenta il punto di equilibrio tra tradizione e innovazione.

L’azienda lavora prevalentemente con materiali e tecniche del passato proprio per garantire questa compatibilità, ma non rinuncia agli strumenti che la tecnologia contemporanea mette a disposizione quando questi consentono operazioni altrimenti impossibili. La pulitura laser, per esempio, permette interventi che non danneggiano le superfici delicate. Prodotti consolidanti o protettivi di nuova generazione, sviluppati secondo logiche di bioarchitettura, risultano meno invasivi per il monumento e più salutari per gli operatori. Sistemi per il trattamento degli infestanti biologici rispettano sia l’edificio che chi ci lavora.

Formazione: tra università e bottega

Diventare restauratore oggi richiede un percorso quinquennale universitario post diploma, necessario per ottenere l’iscrizione all’elenco ministeriale del Ministero della Cultura. Senza questa iscrizione non è possibile definirsi restauratori a tutti gli effetti. Paolo Gasparoli sottolinea però l’importanza insostituibile della bottega, del cantiere come luogo di formazione.

Le competenze teoriche che solo un percorso universitario può fornire devono integrarsi con la sensibilità della mano, con quelle abilità che si acquisiscono solo lavorando sul campo. In azienda lavorano operatori entrati da giovani che oggi, trentenni o quarantenni, possiedono capacità straordinarie maturate attraverso anni di pratica quotidiana. «Il grande Michelangelo non ha fatto corsi di laurea – ricorda Gasparoli – ma ha lavorato in bottega con bravi maestri». È questa sintesi tra sapere teorico e sapere pratico che forma i veri restauratori.

Lo sguardo al futuro: digitale e manutenzione preventiva

Il restauro mantiene ancora un approccio largamente manuale, ma l’azienda gallaratese sta sperimentando da anni l’integrazione con tecnologie digitali. Il controllo remoto dei cantieri, particolarmente utile quando questi sono geograficamente distanti, rappresenta una delle direzioni di sviluppo. La sensoristica applicata al monitoraggio degli edifici apre scenari ancora più interessanti.

Paolo Gasparoli ragiona da tempo sul concetto di manutenzione preventiva e programmata come alternativa al restauro inteso come “intervento a guasto”. Il monitoraggio costante è fondamentale in questa logica, ma implica attività complesse come arrampicarsi sui tetti per verifiche periodiche. L’utilizzo di sensori che inviano segnali di alert in tempo reale permette di intervenire immediatamente, quando un problema è ancora piccolo e risolvibile con interventi limitati. Prevenire rimane sempre meglio che curare, anche quando si parla di monumenti che attraversano i secoli.

Tra i cantieri attualmente aperti spiccano le Terme Berzieri a Salsomaggiore, definite da Gasparoli come “un’esperienza straordinaria”, e Villa Olmo a Como, dove Michele sta seguendo il restauro degli esterni e di alcune parti interne con interventi che comprendono anche aspetti edilizi e impiantistici. Ogni nuovo cantiere rappresenta una sfida diversa, un’occasione per mettere alla prova quella sintesi tra tradizione e innovazione che caratterizza l’approccio della Gasparoli Restauri.

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Pubblicato il 01 Dicembre 2025
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