Le botte in strada ad Arcisate ad un ciclista, la denuncia per rapina, il processo: assolta coppia di fidanzati 

Il collegio: “Il fatto non sussiste”. Cade anche l’accusa di lesioni per remissione di querela da parte della parte offesa. I fatti avvenuti il 29 ottobre 2022 nelle vie del centro del pse della Valceresio

Aggressione in ospedale a Gallarate (inserita in galleria)

È stata assolta perché “il fatto non sussiste” la giovane di 24 anni imputata per la presunta aggressione avvenuta il 29 ottobre 2022 nelle vie del centro di Arcisate. Assolto con la stessa formula anche il fidanzato, 29 anni, coinvolto nella lite con un ciclista che aveva dato origine alla vicenda giudiziaria (immagine di repertorio).

In aula la giovane ha raccontato di aver parcheggiato l’auto accanto a una corte, quando una persona era uscita insultandola e dicendole che non poteva lasciare lì la vettura.
«Ho spiegato che stavo aspettando il mio ragazzo – ha dichiarato –. Quell’uomo ha lanciato la bici contro la mia auto, sfiorandola, poi è ripartito».

Scossa dall’episodio, la ragazza ha riferito di essere corsa incontro al fidanzato uscito dal bar poco distante e di essersi messa a piangere mentre gli spiegava l’accaduto. I due sono quindi saliti in auto per recarsi a San Fermo, ma lungo il tragitto hanno nuovamente incrociato il ciclista.
«Il mio ragazzo mi ha detto di fermarmi – ha proseguito –. Lui è sceso, l’altro ci ha riconosciuti e si sono affrontati. Si sono picchiati a vicenda. Il ciclista era a terra, sanguinante. Poi siamo ripartiti».

Il fidanzato ha confermato di aver affrontato il ciclista incontrato mentre percorrevano la via con l’auto della compagna.

Ha negato con forza di aver sottratto oggetti o denaro alla persona offesa: «Non ho preso nulla dalle sue tasche, né cellulare né soldi».

Il pubblico ministero Federica Recanello ha concluso ritenendo non provata la responsabilità penale della ragazza, ma ha chiesto la condanna a un anno di reclusione per il fidanzato.

Un’unica testimone oculare, presente alla scena, aveva dichiarato di aver visto l’imputato con una bottiglia in mano durante la colluttazione.

L’avvocato Alessandro Indelicato, difensore dei due giovani, ha sostenuto che la testimone avesse ricordi «molto vaghi» e in parte contraddittori: la donna aveva riferito che il ragazzo guidasse l’auto, circostanza impossibile poiché l’imputato non possiede la patente; dopo diversi anni, la stessa teste non era in grado di indicare il punto preciso dell’aggressione; l’aggravante dell’uso della bottiglia risultava quindi indimostrabile.

Lo stesso ciclista, persona offesa, aveva dichiarato di essere stato colpito «con qualcosa, forse una bottiglia», ma aveva anche confermato che cellulare e denaro erano rimasti a casa, escludendo quindi l’ipotesi di rapina.
Per la difesa, si sarebbe trattato di uno scatto d’ira sfociato in un’aggressione a mani nude che aveva comportato otto giorni di prognosi. Poiché la querela era stata rimessa, l’avvocato ha chiesto l’assoluzione per la rapina e la riqualificazione del fatto nell’ambito dell’aggressione già oggetto di remissione.
Il tribunale in veste collegiale – presidente Stefania Brusa –  ha assolto entrambi gli imputati stabilendo che il fatto non sussiste.

Per le lesioni, è stato dichiarato di non doversi procedere in quanto la persona offesa aveva rimesso la querela.

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Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 02 Dicembre 2025
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