Da gigolò a estorsori, il telefonista a processo chiede scusa
L'amico aveva adescatio una 44enne bustocca e chiedeva soldi fino a quando lei non ha deciso di dire basta. Lui le telefonava minacciandola ma ora chiede perdono in aula e confessa: "Attirato dall'idea di un rapporto a tre"
L’idea di un rapporto a tre lo intrigava e l’incoscienza dell’età ha fatto il resto. Chiede scusa alla vittima Antonio Bizzocca, sotto processo a Busto Arsizio per aver tentato di estorcere insieme all’amico Giuseppe Santarsieri (che ha già patteggiato 2 anni) 15 mila euro ad una donna 44enne di Busto Arsizio conosciuta tramite Facebook. Il fatto risale all’ottobre del 2010. I due hanno 21 anni Bizzocca e 24 Santarsieri e, insieme, erano giunti in treno nella città varesotta da Barletta per riscuotere i soldi dopo averla minacciata più volte telefonicamente.
La vittima aveva conosciuto Santarsieri tramite il popolare social network e con lui aveva stretto amicizia. La donna, di 20 anni più vecchia, aveva deciso di incontrarlo ma Santarsieri, però, era tutt’altro che interessato ad una relazione amorosa: da quella donna, infatti, si faceva pagare come un gigolò. Sino a quando lei aveva detto basta ed erano incominciate le minacce telefoniche culminate con la denuncia ai carabinieri, l’organizzazione dell’appuntamento per la consegna dei soldi e l’arresto dei due alla stazione di Busto. A Bizzocca, infatti, viene contestata una di queste chiamate: «E’ vero – ha detto ieri in aula – Mi assumo la responsabilità di quella chiamata ma ero convinto che quei soldi erano dovuti al mio amico, lui mi aveva detto che le aveva fatto da badante». Insulti sì, ammette il Bizzocca, ma non si assume la responsabilità delle minacce relative all’appartenenza alla sacra corona unita
Allora perchè l’ha seguito fino a Busto? «Beh, insomma. Io credevo, mi ero immaginato che potesse esserci un rapporto». «A tre?», incalza il pubblico ministero Francesca Parola. «Sì, beh a tre. Mi ero così invaghito dell’idea». Infine le scuse alla donna davanti al collegio presieduto da un esterrefatto Toni Adet Novik: «Sono un idiota, un deficiente, soltanto uno stupido come me poteva farsi coinvolgere in una cosa così. Le chiedo scusa, le chiedo scusa e sono sincero tanto che mi trema la voce».
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