Dopo i “pornomassaggi”, le cure dello psicologo
Nuova udienza in tribunale per il processo a Roberto Benatti, accusato di aver abusato sessualmente di oltre un centinaio di pazienti nei suoi studi a Gallarate e Belluno. Molti di loro sono dovuti ricorrere a psicologi e psichiatri
Sfilano uno dietro l’altro, in tutto 11, i testi dell’accusa nel corso del processo a Roberto Benatti, il falso fisioterapista accusato di violenza sessuale ai danni di oltre cento pazienti nel suo studio, detenzione di sostanze stupefacenti, truffa e altri reati satellite. Quella che si è svolta questa mattina, giovedì, è l’ultima udienza prevista per quest’anno in quanto la giudice Frattini, componente del collegio giudicante, entrerà in maternità. Tutte simili le storie che si sono susseguite, ancora una volta, davanti ai giudici come simili sono state le domande poste dal pubblico ministero Raffaella Zappatini. In particolare sono emersi questa mattina gli strascichi psicologici lasciati nei tanti pazienti che sono ricorsi alle cure del falso medico. Molti, dopo aver scoperto che la "manovra" non era altro che un’abuso sessuale, nelle settimane e nei mesi successivi sono caduti in stati depressivi, difficoltà a relazionarsi con le donne, difficoltà anche all’interno della stessa famiglia.
Particolare il caso di una famiglia del bellunese che aveva fatto completo affidamento sulle cure del Benatti: «Sono andato da lui su consiglio di mio padre – racconta un giovane che all’epoca era ancora minorenne – fui "operato" tre volte dal Benatti. Quando scoprii cosa mi aveva fatto non parlai ai miei genitori per settimane». Il padre faceva riferimento a Benatti anche per problemi legati all’alimentazione: «Sul biglietto da visita c’era scritto che era anche dietologo – racconta – ci portai mio figlio più piccolo perchè era leggermente in sovrappeso e lui lo fece anche spogliare». Comportamenti e richieste bizzarre del medico apparivano quasi normali per i pazienti che riponevano massima fiducia in lui.
Peccato che si facesse pagare a caro prezzo, più di un luminare, con tariffe (spesso pagate in nero) che si aggiravano attorno ai 300 euro. La famiglia bellunese ha dichiarato di aver pagato in tutto almeno 2 mila euro, quasi tutti senza ricevuta. Anche un giovane calciatore, molti erano gli sportivi che frequentavano il suo studio, ha lamentato una forte depressione nelle settimane che seguirono la scoperta della violenza: «Per me è stato uno shock devastante sapere quello che mi era stato fatto dal Benatti – racconta – per un certo periodo si è rovinato anche il rapporto con mio fratello». Un altro giovane accenna ad un ricordo, mentre si riprendeva dai pesanti medicinali sedativi che il pornomassaggiatore utilizzava, e alla corte ha raccontato di aver pronunciato la frase: «So che cosa mi hai fatto, furbetto». La frase, secondo il ragazzo, era dovuta allo stordimento che i farmaci gli avevano provocato.
Ma Benatti, quando la vittima di turno non riusciva ad essere sedata con una dose normale di farmaci, aumentava la dose creando in alcuni casi problemi che si trascinavano per giorni in chi li assumeva: «Mio figlio ha avuto disturbi alla concentrazione nei giorni successivi alla somministrazione». In altri casi l’uso spregiudicato di queste sostanze avrebbe potuto creare problemi di salute gravi: «Feci presente al Benatti che ero emofiliaco ma lui non sembrò preoccuparsene» – racconta un altro teste. Per il resto è un copione che si ripete: si arrivava alla sua conoscenza tramite giri di amicizie in comune, specie nel mondo dello sport, la prima visita nella quale si riscontravano i problemi fisici e, infine, il trattamento da sedati. Il processo riprenderà a ottobre 2012 con una serie di udienze serratissime, fino a metà novembre, per giungere ad una sentenza prima che alcuni dei reati commessi vadano in prescrizione. Restano ancora oltre 130 testi da sentire.
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