“I giornalisti devono inseguire la verità, non il potere”
La lezione di Don Antonio Sciortino, direttore di Famiglia Cristiana. All'università dell'Insubria ha parlato di etica, informazione e politica
«Quando si rifaranno i manuali della storia del giornalismo ci sarà un nuovo capitolo dedicato al "metodo Boffo", quello è stato un autentico killeraggio mediatico». È una stampa malata quella descritta da Don Antonio Sciortino nella sua lezione all’Insubria sull’etica del giornalismo. Il direttore responsabile di Famiglia Cristiana questo pomeriggio è stato ospite del corso di Teorie e Tecniche del Linguaggio Giornalistico tenuto dal professor Marco Marsili. «Una cattiva informazione – ha detto – è la cartina tornasole di come stanno andando le cose in un determinato paese. E in Italia dovremmo riflettere. Una volta si diceva che la stampa è il quarto potere, quella forza in grado di smascherare ciò che è scorretto nell’interesse del bene comune, dell’amore per la verità. Oggi i giornalisti non sono più dei "cani da guardia" o meglio, a volte scelgono di esserlo: non stanno però dalla parte dei cittadini ma dei potenti. Ecco questo non è il nostro ruolo: il compito di un giornalista è quello di essere preparato e competente. Di incalzare i politici con le domande e non di porgere il microfono».
Il direttore del settimanale cattolico ha parlato di come è cambiata la comunicazione nell’era di internet dove sono le informazioni a «bombardare» l’individuo mentre ai giornalisti spetta il compito di «mediare e verificare». Il web, ha detto il sacerdote, è «una rivoluzione epocale avvenuta in pochissimo tempo. Se pensiamo che solo alcuni decenni fa nelle redazioni dominava il rumore dei tasti delle macchine da scrivere e le ricerche erano molto più lunghe e complesse, l’età della pietra insomma… eppure era ieri». E mentre la stampa mondiale su questa rivoluzione si interroga la politica quasi rifiuta l’idea: «Solo in Italia i politici corrono per comparire e dichiarare in tv e allo stesso tempo alcuni giornalisti sono diventati degli uomini di intrattenimento, dei "militanti" che dettano le posizioni degli schieramenti. Il fatto che il Tg di La7 diretto da Enrico Mentana abbia successo deve fare pensare: questo non accade soltanto perché lui è un bravo professionista ma perché finalmente si danno le notizie. I cittadini vogliono essere informati, sono stanchi di telegiornali che fanno a gara a distorcere i fatti, annunciare amenità o a nascondere gli eventi per privilegiare l’una o l’altra parte politica. La Rai è intrisa di queste logiche, ci sono giornalisti che prendono le più svariate posizioni quando fiutano l’aria di un cambio di governo. La politica deve uscire dalla Rai, sta rovinando tutto. Guardate quello che è avvenuto con il referendum: un importante tg nazionale ha sbagliato a comunicare la data del voto ed è stato perfino falsato il meteo per invitare gli elettori ad andare a fare una gita piuttosto che alle urne». Infine la cronaca «divenuta strumentale e una gara al cinismo. Sembra che essere cinici sia una dote. Il giallo di Avetrana, i fatti di Brembate… Conosciamo ormai tutti i particolari, ci hanno portato a scavare tra le pieghe della cronaca senza alcun rispetto del dolore e della tragedia. È stato creato un fenomeno mostruoso: il turismo dell’orrore. Solo per dire "io c’ero, l’ho visto". Ci sono giornali che vivono di questo. E che ne è stato allora del nostro compito? Che ne è stato di quell’amore per la verità?».
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