“Bonus bebè, in cassazione coi soldi dei cittadini”
La Giunta delibera di procedere con la causa, insorge il centrosinistra: “Finora spesi inutilmente 28mila euro”. Il sindaco: “Se abbiamo ragione? Soldi agli stranieri dati per niente”
Non è ancora finita la polemica sul bonus bebè. La Giunta comunale ha deliberato di ricorrere in Cassazione, dopo i due gradi di giudizio espressi dal tribunale ordinario e dal tribunale collegiale. Entrambe le sentenze avevano giudicato discriminatorio il provvedimento. L’Ulivo di Tradate non ci sta e il suo capogruppo, Luca Carignola, chiede perché, dopo aver speso già 20mila euro in spese legali, si voglia spenderne altri 8mila. «Il comportamento di Sindaco e Giunta è sempre più scandaloso – spiega Carignola -. Non sono bastati due gradi di giudizio a fare entrare nella testa di costoro che tutti i bambini, secondo qualsiasi normativa (europea, italiana e persino lombarda), devono ricevere pari trattamento. Ora si delibera di promuovere un ricorso che certamente non verrà accolto in quanto inammissibile da un punto di vista procedurale. Ma vi è di più. L’inutile e dannosa iniziativa propagandistica continua non a spese di chi la promuove ma a spese della collettività. Sono già stati stanziati infatti 8mila euro per il ricorso in cassazione, che vanno a sommarsi ai circa 20mila già spesi (o meglio sarebbe dire buttati via) per i primi due gradi di giudizio. È superfluo rilevare che quei soldi potevano e dovevano essere spesi meglio, innanzitutto per le famiglie che realmente hanno bisogno del bonus bebè».Il sindaco Stefano Candiani rifiuta le accuse e spiega di aver solo dato seguito a un diritto: «Anche l’amministrazione comunale ha diritto a difendersi. Esiste la possibilità di poter arrivare al grado della cassazione. Riteniamo di potervi e dovervi accedere». Riguardo l’accusa di pagare con i soldi dei cittadini tutti questi ricorsi, il primo cittadino risponde provocatoriamente: «Anche i bonus che vengono dati agli stranieri non cittadini italiani, vengono pagati dai cittadini tradatesi. E se abbiamo ragione noi e vengono dati in maniera non corretta? Quelli non sono soldi dei cittadini? Se ci danno ragione in cassazione vuol dire che stavamo buttando via soldi dei tradatesi, semplice».
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