Il parroco di Germignaga saluta il paese raccontando della “Croce delle genti” regalata alla comunità da Lodola
È affissa all'interno della Chiesa Parrocchiale di San Giovanni Battista a Germignaga ed è “una croce popolata da umanità senza volto, un umanità che perde di umanità”, regalata da uno dei maggiori esponenti del nuovo futurismo

Nel settembre appena passato Marco Lodola, artista a tutto tondo, fra i più innovativi e apprezzati a livello nazionale e internazionale nel campo del neo-futurismo, ha donato alla comunità di Germignaga una croce molto particolare (nella foto). «È una croce popolata da umanità senza volto, un’umanità che perde di umanità», racconta Don Marco. Come si può notare infatti non c’è volto disegnato all’interno della luminosa croce, che in realtà «non è nemmeno un crocifisso – ha continuato il Parroco – quanto piuttosto la rappresentazione di un’umanità crocifissa». Questa installazione così moderna è stata posizionata in fondo a destra all’interno della Chiesa Parrocchiale di San Giovanni Battista a Germignaga, su una parete che dà l’impressione di essere separata dal resto dell’aula, come per rispettare gli altri spazi, risalenti circa ai primi dell’Ottocento. Un regalo inaspettato per la comunità, soprattutto perché la prima opera religiosa realizzata da Marco Lodola, che si professa un non credente. Ma la cosa curiosa è che non tanto tempo prima Don Marco aveva posizionato, nella parete proprio difronte, un cristo nudo senza croce, recuperato da un centro CAV (Centro Accoglienza alla Vita) a Milano.
Dopo aver contattato gli eredi , con la promessa di metterlo in mostra, gli è stato dato e così, dopo due anni, con l’approvazione della curia, è stato esposto. Ma l’accaduto, che da molti può essere chiamato caso, e da altri provvidenza, è stato proprio l’arrivo di questa luminosa croce prodotta da Marco Lodola, che ha creato un inaspettato e forte dialogo tra le due pareti: da una parte un’opera senza volti, una croce, e dall’altra un’opera con volto e corpo, senza croce «come a completarsi, a dare identità all’umanità, nella maniera più vera. È stato un regalo speciale» ha concluso Don Marco, che con questo bel resoconto e dopo cinque anni da germignaghese, lascerà la piccola cittadina. In dialogo con questa sua passione per l’arte, verrà trasferito all’Abbazia di Morimondo con il compito di ravvivare il suo aspetto culturale, artistico e storico.
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