Nella rotonda mettiamo….
Cervi, santi, presse, ciclisti, palme e piante velenose: la fantasia al potere per la gestione di uno spazio pubblico. E la politica ci mette spesso lo zampino. Non è meglio il prato all'inglese?
“Un groviglio di rotonde che portano tutte alla mega rotonda di Malpensa”. Tempo fa il querelatissimo Michele Serra, sul settimanale l’Espresso, descriveva così, con un’esilarante satira, il territorio della provincia di Varese.
Non è così, come ben sappiamo. Ma da diversi anni, chi si avventura sulle strade del Varesotto deve fare i conti non solo con le tante rotatorie, ma anche con gli addobbi che le popolano.
Il campionario è vasto: si va dall’effige di sant’Ambrogio in Valganna alla pressa industriale di Castronno, dai cornuti precursori di questa moda (ricordate i cervi della Schiranna? Prima vestiti di carta igienica e poi scornati?) alle hawaiane palme di Bodio e perfino a Titti che guida le barchette nel famoso quanto improbabile lago, a Tradate...
E poi il piatto forte: i davvero inossidabili ciclisti padani, con tanto di Senatùr e colonnelli-gregari che tengono unita la flottiglia verde.
L’elenco è lungo, lunghissimo, e va sfogliato per farsi un’idea: varesenews quest’estate ha raccolto decine e decine di rotatorie che sono disponibili in numerose gallerie fotografiche.
I toni della polemica, però, sono saliti per l’ultimo atto dell’affaire rotatorie, quello di Laveno Mombello, dove l’amministrazione di centrosinistra posizionò un manufatto in ricordo della tradizione industriale che fu, dedicando l’incrocio ad un antifascista deportato al confino. Cambia l’amministrazione, e il nuovo sindaco, forte di un parere della polizia stradale che ritiene pericolosa una grande macina messa in mezzo alla rotonda, fa rimuovere il “mulino”. Colpo di scena: cambiato il colore dell’amministrazione, cambia anche il colore della rotatoria, che diventa….verde, per via di un oleandro. “Oleandro? Ma è una pianta velenosa!” tuona un nostro lettore che segnala con toni forse un po’ troppo esagerati, il nuovo "pericolo" dell’incrocio.
Un romanzo d’appendice, un feuilleton estivo (e non solo)senza fine, insomma, che chissà quante altre sorprese ci riserverà. Una cosa è certa: i varesini tengono alle loro rotonde.
Però a questo punto una domanda, anzi un plebiscito è d’obbligo: volete voi, come prossime rotonde, il modello liscio con prato all’inglese uguale per tutti, o quello gassato, col pizzico di oriente o di politica a far da contorno?
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