Monti (Lega): “No ad ulteriore borse di studio per i medici di medicina generale. Paghi lo Stato”
Il presidente della Commissione Sanità di Regione Lombardia risponde al Pd e spiega la scelta di non aumentare gli assegni per i medici in formazione: "Mancanza dello Stato non la paghino i lombardi"
«Regione Lombardia ha finanziato borse di studio aggiuntive in medicina generale con risorse proprie solamente nell’anno 2018 per volontà della maggioranza che guida questa amministrazione. Non vogliamo togliere risorse fondamentali destinate al funzionamento del sistema sanitario lombardo per sopperire ad un’evidente mancanza dello stato centrale. Speranza e i ministri competenti si assumano le proprie responsabilità stanziando le risorse necessarie a garantire un numero di borse congruo alla gobba pensionistica dei medici di famiglia e non giochino allo scaricabarile con le regioni».
Lo dichiara Emanuele Monti, Presidente leghista della Commissione Sanità e Politiche Sociali al Pirellone, in risposta alla richiesta di borse soprannumerarie pagate da Regione Lombardia della consigliera Pd Antonella Forattini e rilanciata anche dal collega Samuele Astuti (leggi qui).
«La strategia paventata dal Partito Democratico – continua Emanuele Monti – è evidentemente demagogia, strumentale e non risolve la grave carenza di medici di famiglia che sta attanagliando la Lombardia come tutte le altre regioni. Quest’anno sono iscritti 1.158 corsisti a fronte di una carenza di 1.116 posti, a dimostrazione che grazie all’interessamento della Lega si è raggiunto un risultato senza precedenti per far fronte alla mancanza di queste figure professionali».
«Discorso diverso sono i finanziamenti per le borse di studio soprannumerarie. Davvero Pd e compagni credono che si debba sottrarre risorse dedicate alla cura dei malati oncologici (per fare un esempio) per destinarli al finanziamento delle borse di studio che sono di competenza statale? Consiglio loro di fare pace con sé stessi e di smetterla di difendere l’indifendibile» aggiunge. “Si uniscano a noi per far sentire la voce dei lombardi a livello statale» – conclude.
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