Cattaneo: «Se non era per me e Ferrazzi, sui cartelloni solo facce del PD»

L'assessore regionale, da Busto, snobba la questione "liste pulite" come ostacolo alla "quadra" elettorale nel PdL: "Il 70% dei processati di Tangentopoli fu poi assolto". Sana rivalità con la Lega , fuoco ad alzo zero verso sinistra

Giornata bustocca per l’assessore regionale Raffaele Cattaneo, impegnato ancora in serata con la presentazione del suo libro "La forza del cambiamento" dopo una mattinata e un pomeriggio passati in città fra appuntamenti vari. Una visita presso la stazione FS «per mettere mano con RFI e Trenitalia ai problemi continuamente segnalati», comparsate presso AIAS e la cooperativa Solidarietà e Lavoro, per non dimenticare che non di sole infrastrutture vive la Lombardia, ma anche di privato sociale. Scoprendo in AIAS l’impegno quotidiano per i disabili, e presso SeL che «il lavoro degli handicappati» come rileva ancora ammirato «fa vendere persino in Corea prodotti di eccellente qualità, guarnizioni in carta e gomma studiate anche con il Politecnico. È da Busto che ci insegnano come si supera la crisi, senza rincorrere chissà quali ricette». Dopo aver così reso omaggio alla laboriosità bustocca, l’incontro con i sostenitori locali alla Fondazione Bandera. Tutti presenti: amici ed estimatori in prima fila al taglio della torta.

Cattaneo è presissimo, in questi giorni è ovunque: si mormora che sia stato visto contemporaneamente in tre posti diversi. Scherzi a parte, per lui poco è cambiato: «Non lavoro molto più di prima. L’impegno di tempo che mettevo fin qui per compiti istituzionali ora va sul lato politico». Ossia, la campagna elettorale. Che però ha visto fin qui un PdL sfuggente, troppo ripiegato sulla difficile definizione delle liste e degli equilibri interni. Cattaneo non può nascondersi. «Mi auguro che il Popolo della Libertà abbia quanto prima una lista definita in grado di competere al meglio». Anche con la Lega: «Spero che ci potremo giovare a lungo di questa alleanza, credo però che il PdL sia in grado di rappresentare le istanze della provincia di Varese come e meglio della Lega». Il Carroccio però c’è, il PdL non ancora: o meglio, c’è qualcuno. «E meno male che qualcuno (lui e Ferrazzi, ndr) è partito per tempo, altrimenti avremmo una campagna elettorale senza PdL, e sui cartelloni elettorali comparirebbero solo Tosi e Alfieri… Faccio una campagna di grande visibilità perchè mi sono accorto che in molti pensavano che fossi della Lega. Poi le preferenze sono strumento fondamentale in democrazia». Magari la pensassero così anche le segreterie nazionali.
Ma i cartelloni elettorali servono ancora nel 2010? «Vedete, con la par condicio, legge liberticida per eccellenza, non si può usare la tv, i giornali sono limitati: restano gli strumenti tradizionali, alla "vota Antonio"». Che qui si declina "vota Raffaele", e il perchè lo spiegherà, chiaramente per chiunque ci senta, poco prima che si levino i calici del brindisi augurale: «Per una questione di riequilibrio elettorale, non ci saranno più tre assessori regionali del PdL varesini, come è successo in questa legislatura…»

Guarda caso, due di essi sono partiti a razzo nella campagna elettorale, il terzo (Buscemi ndr) correrebbe nelle liste della provincia di Milano. Lotte intestine in vista? Cattaneo lo nega. «Non ho mai visto come mio competitore chi è in lista con il mio partito. I miei avversari stanno nel PD e nelle liste sfrangiate di una sinistra sempre più confusa e sempre meno in grado di fare proposte». Obiettivo cambiato, quindi, e fuoco a palle incatenate, soprattutto sulla questione infrastrutture, contro il centrosinistra, cui non resta che aggrapparsi alla questione morale. Che agita pure il PdL, con i recenti arresti del collega di Giunta Prosperini e di un consigliere comunale a Milano, oltre al caso di un noto esponente provinciale sotto processo proprio a Busto e sulla cui candidatura si disputa una dura battaglia interna. «Liste pulite? Argomento usato in modo strumentale e asimmetrico» risponde secco Cattaneo. «Ho rispetto della magistratura, ma il garantismo deve rimanere punto qualificante del centrodestra, anche alla luce di tanti esiti di vicende giudizarie ben diversi dalle premesse. Il 70% dei processi di Tangentopoli si è concluso con assoluzioni» sostiene Cattaneo. «Diffido delle condanne preventive, vedete il caso di Milena Bertani, tenuta ai margini per dieci anni e poi assolta. E casi più clamorosi come Calogero Mannino, la giunta di Pescara, lo stesso Del Turco…»

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Pubblicato il 17 Febbraio 2010
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