“Casa di riposo di Samarate mai partita, 26 anni sono troppi”
L'ex sindaco Portalupi parla di "carenza progettuale, di capacità, di fantasia amministrativa" da quando nel 1999 fu acquisito il terreno a San Macario. E adesso chiede al sindaco (attuale) di dire come vuole procedere

Resta un miraggio, la casa di riposo di Samarate, località San Macario. «Non solo non è mai partita ma se ne è persa la traccia», denuncia Luigino Portalupi, incalzando l’amministrazione e chiedendo di «rendere pubblico il percorso che intende seguire».
La questione ciclicamente ritorna, a Samarate. Proprio perché non si arriva mai a concretizzare. Il paradosso è che si è nel mezzo di una fase demografica in cui la domanda è sempre in crescita e le Rsa sul territorio stanno fioccando, con il pubblico comunque presente – in forme diverse, tra Fondazioni e aziende speciali – nelle città e cittadine limitrofe. E invece niente, di operatore in operatore, di proroga in proroga, di annuncio in annuncio (l’ultimo nella primavera 2024), il progetto slitta sempre più avanti.
Eppure a Samarate l’intuizione era arrivata per tempo: «Un grande sindaco (Renato Chillin) portò alla città, in un quadro complesso e con finanziamenti importanti, nel 1999 il progetto della “Casa di Riposo”». L’amministrazione di Chillin naufragò, con il sindaco “silurato” dai suoi. Da allora il tema è sì rimasto aperto, ma senza che il progetto si concretizzasse mai.
«Rimane però un grande problema, uno spaventoso buco amministrativo che dimostra la carenza progettuale, di capacità, di fantasia amministrativa di chi è venuto dopo» insiste Portalupi. Sono passati ben 26 anni da allora e la Casa di Riposo non solo non è partita ma se ne è persa la traccia».
Dopo la promessa del centrodestra («pronta nel 2025»), l’ultimissima, pur vaga previsione era quella data dal sindaco a fine 2024, che ipotizzava il via nel 2026. Sicché è in effetti legittimo chiedersi a che punto sia la questione.
«È ora di chiudere le danze e riprendere in mano il diritto/dovere della Pubblica Amministrazione, ovvero della politica locale di definire e guidare ad una effettiva soluzione. Siamo preoccupati. Non vediamo tracce di atti amministrativi circa detto tema» dice Portalupi., che sostiene che «l’odierno assegnatario, è a conoscenza di tutti, non è in grado di dare una concreta soluzione all’avvio dell’opera».
E dunque? «Si provveda a leggere i contratti e le convenzioni sottoscritte. Si provveda ad applicare i diritti (che poi sono obblighi) della pubblica amministrazione, ovvero recessione per mancato rispetto delle clausole contrattuali e convenzionali. Si provveda a tornare in possesso dell’area e a cercare nuove vere , trasparenti e qualificate soluzioni attuattive. Basta parole. Occorre un impegno politico e amministrativo concreto. Occorre l’opera».
Di qui l’appello al sindaco Ferrazzi: «Deve provvedere rapidamente a individuare con i suoi dirigenti la strada da definire per raggiungere l’obiettivo. Renda pubblico il percorso che desidera seguire, lo confronti con la Città (esca dalle morte mura del Palazzo) e chiuda , in modo positivo, questo tema.
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