Nel 1975 anche Paul Simon sceglie la strada del jazz sofisticato
In realtà negli anni successivi poi esplorerà altri territori, sempre con alle spalle una capacità compositiva straordinaria
Per il suo terzo disco solista in studio, Paul Simon ci accoglie con baffi e cappello su una fire escape: le famose scale antincendio di New York che abbiamo visto in tanti film. E non è un caso, perché questo Still crazy è proprio un disco veramente newyorchese.
Ricorderete che ne avevamo parlato per i dischi di Joni Mitchell e di James Taylor: fu proprio nel 1975 che ci fu quella migrazione dei cantautori verso il mondo di un elegante jazz, e a questo fenomeno non sfuggì il newyorchese – in realtà nato nel New Jersey – Paul Simon, che aveva solo l’imbarazzo della scelta tra un sacco di musicisti eccellenti.
E difatti l’elenco fa paura: Michael Brecker, David Sanborn, Steve Gadd, Tony Levin, Richard Tee… solo per citarne qualcuno! E volle inserire anche due duetti vocali: uno con Phoebe Snow, e l’altro con Garfunkel, per un pezzo che per ragioni contrattuali finì anche nell’album solo di Art.
Disco molto bello, Still crazy è quello che si definisce un “divorce album”, come quello di Dylan che abbiamo visto a gennaio: ma se qualche riferimento nei testi c’è, il mood generale è sereno, tanto che se non ve l’avessi detto scommetto che non lo avreste nemmeno immaginato.
Curiosità: i baffi non gli stavano molto bene ed infatti li portò poco. Ma sui baffi c’è un giochino abbastanza noto che consiste nel prendere la foto di copertina di Bridge over troubled water e coprire con un dito la faccia di Paul: i suoi capelli, già non tantissimi, diventano i baffoni di Garfunkel.
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