Parte da Varese Terra Rara, il progetto che trasforma i rifiuti elettronici in arte e consapevolezza
Ecolight, Comune di Varese e Karakorum insieme per sensibilizzare sulla raccolta di piccoli apparecchi elettronici dismessi, in un progetto pilota che vuole essere "esportato" in molte altre città d'Italia
La partecipazione come strumento per incrementare la raccolta dei prodotti RAEE non più utilizzati: è dedicato ai rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche il progetto Terra Rara, che è stato presentato questa mattina nella sala matrimoni di Palazzo Estense. Ecolight, consorzio nazionale per la gestione dei RAEE, delle pile e degli accumulatori esausti, in collaborazione con il Comune di Varese e con la curatela di Karakorum impresa sociale, promuove la nuova iniziativa che unisce arte, sostenibilità e cittadinanza attiva e che animerà il territorio di Varese da fine settembre fino a gennaio 2026 con un progetto cui partecipano anche Impresa Sangalli e Fondazione Molina.
L’interessante iniziativa è stata presentata questa mattina in Comune a Varese alla presenza di Walter Camarda, presidente del consorzio Ecolight, Nicoletta San Martino, assessora alla tutela ambientale, sostenibilità sociale ed economia circolare, Enzo Rosario Laforgia, assessore alla cultura e Stefano Beghi, direttore creativo di Karakorum impresa sociale.
«Il Comune di Varese ha accolto con entusiasmo il progetto Terra Rara – dichiara Nicoletta San Martino, assessora alla tutela ambientale, sostenibilità sociale ed economia circolare del comune di Varese – perchè anche qui il principio ancora una volta è: da rifiuto a risorsa. In questo caso però non vedremo semplicemente un nuovo oggetto da quello che poteva essere soltanto un rifiuto, ma un’opera d’arte che, come tutte le opere d’arte, ci parlerà e porterà un messaggio».
Il progetto «Si propone come un’azione collettiva che coinvolgerà cittadini e studenti, oltre che enti, associazioni e imprese del territorio nella raccolta dei RAEE, in particolare quelli di piccole dimensioni come smartphone, auricolari, mouse, caricabatterie e giochi elettronici, ma anche piccoli elettrodomestici quali frullatori, telecomandi e rasoi. Sono quei RAEE che spesso rimangono in fondo al cassetto o in cantina e aspettano solamente di essere conferiti correttamente – ha spiegato l’assessora Nicoletta San Martino – i cittadini sono chiamati a portarli a un’artista e il risultato sarà un’opera d’arte. Il messaggio è che ogni rifiuto può diventare risorsa, e che quello che buttiamo via ha degli elementi che possono risultare preziosi»
Ma in che cosa consiste il progettoTerra Rara ? Dalla seconda metà di ottobre fino al 27 novembre prenderà vita una campagna di raccolta nelle scuole, in alcuni luoghi pubblici e strutture che aderiranno al progetto. I materiali raccolti saranno affidati all’artista Livia Paola Di Chiara che li selezionerà per dare vita a un’opera contemporanea – e temporanea – dal titolo Terra Rara. La composizione dell’opera verrà effettuata “in diretta”, negli spazi a lato dell’ex teatro Politeama, messi a disposizione dalla Fondazione Molina, con l’intento di trasformare uno spazio “vuoto” in un luogo simbolico di incontro e di partecipazione. Il lavoro coinvolgerà infatti il più possibile la popolazione, che potrà assistere al processo di creazione, offrire suggestioni, dialogare con l’artista e rendersi simbolicamente protagonista dell’azione trasformativa, facendo dell’arte visuale un’occasione di incontro, riflessione e presa di coscienza del riuso sostenibile delle risorse.
L’opera sarà poi esposta in occasione del periodo natalizio negli spazi al piano terra di Palazzo Estense. Al termine, l’installazione sarà smontata e i materiali di cui è composta saranno inviati agli impianti di trattamento dedicati. Tutta la parte operativa sarà gestita da Impresa Sangalli.
«Perchè è importante parlare di RAEE? perchè non tutti li conoscono esattamente: sono gli apparecchi elettrici ed elettronici che fanno parte della nostra vita quotdiana come telefonini tablet piccoli elettrodomestici – spiega Walter Camarda, presidente del consorzio Ecolight, che raccoglie più d 2500 aziende, prevalentemente produttori e distributori di questi apparecchi – sono il genere di rifiuti in maggiore crescita, che tutti noi usiamo fin dalla tenera età. Sono riciclabili per oltre il 90% del loro peso e contengono quelle terre rare, tanto ricercate e tanto preziose. Gestire correttamente anche un solo caricabatterie in più è un passo in avanti verso una maggiore tutela ambientale. E dopo questa edizione varesina, che possiamo definire zero, l’intenzione è farne un format da proporre in altre città».
Lo scopo è di sensibilizzare il più possibile allo smaltimento corretto dei rifiuti RAEE: «Un’idea malsana di economia e di sviluppo ci ha imposto il continuo rinnovamento dei cosiddetti device, divenuti ormai la espansione tecnica e tecnologica dei nostri corpi – commenta Enzo Rosario Laforgia, assessore alla cultura – Se un tempo esistevano i beni di consumo durevoli, che avrebbero soddisfatto i nostri bisogni per un lungo o un lunghissimo periodo, un certo modello economico ha adottato la pratica della obsolescenza programmata, per indurci a sostituire, e non più riparare, quegli strumenti di cui non possiamo più fare a meno. Ben vengano, quindi, esperienze come il progetto Terra Rara, volto a sensibilizzare noi, consumatori compulsivi, verso il riuso di ciò che troppo sbrigativamente abbandoniamo e verso un atteggiamento responsabile e attivo nei confronti dell’ambiente, le cui risorse non sono inesauribili. Abbiamo aderito volentieri all’iniziativa, inoltre, perchè ha un forte elemento culturale, e il titolo al singolare sia un forte richiamo alla fragilità del nostro pianeta. Prima ancora che artistico, questo progetto ha quindi un valore pedagogico e culturale».
Il progetto è curato da Karakorum teatro, realtà culturale ben nota in città: «Siamo stati coinvolti in questo progetto molto volentieri – dichiara Stefano Beghi, direttore creativo di Karakorum e curatore del progetto – Chi ci conosce sa: abbiamo bazzicato molto l’Europa e dall’Europa abbiamo portato a casa una consapevolezza: che non è piu l’opera in se il centro dell’arte, ma il suo processo creativo. Succede anche in questo caso, perchè l’opera che verrà realizzata alla fine verrà smaltita: quello che resterà sarà il processo di partecipazione. Noi faremo un lavoro di documentazione, di ascolto, che diventerà un video che potrebbe racocntare di un sistema, Varese, che ha lavorato insieme per provare ad affrontare un problema. E dove lo facciamo? negli spazi vuoti di fondazione Molina, che sono in fase di ristrutturazione per diventare uno spazio culturale della città. Cominciamo così a dare nuovo significato a uno spazio in questo momento inutile, e lo faremo intorno all’8 dicembre, quel momento in cui ci si muove al consumo natalizio, che poi diventerà rifiuto».
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