Paragonò una famiglia a “Cetto la qualunque”, sindaco condannato a Varese per diffamazione
Finisce il processo in primo grado che vedeva imputato il primo cittadino di Cadrezzate con Osmate. La difesa non ci sta: “Usati due pesi e due misure”

Scambi di messaggi dai toni sopra le righe su whatsapp fra alcuni cittadini e il sindaco. Si arriva prima alle carte bollate e poi nelle aule di giustizia. Ma se nel primo caso il processo si è fermato, ritenendo peraltro le offese come “diritto di critica”, nell’altro, quello dove il primo cittadino del paese di Cadrezzate con Osmate era imputato, il giudice ha deciso diversamente.
E martedì è stata pronunciata la condanna a carico di Cristian Robustellini ad una multa di 1200 euro e al pagamento di mille euro di risarcimento per ciascuna delle quattro parti civili. «Due pesi e due misure», lamenta il difensore del sindaco, l’avvocato varesino Giacomo Mastrorosa, che spiega: «Mi aspettavo una assoluzione per entrambi i casi legata alla tardività delle querele. Ma non solo: ritengo che la decisione sia sbagliata anche nel merito. Stiamo parlando di processi per i quali sono stati sentiti decine di testi».
Ora la palla passa di nuovo alle parti, e la decisione del giudice monocratico di Varese che verrà depositata fra 90 giorni si sovrapporrà ai termini di prescrizione che scatteranno a novembre: il reato, se la difesa ricorrerà in appello, si estinguerà fra un mese. Una storia che vede tutti gli ingredienti del piccolo centro di provincia, addirittura quando Cadrezzate per Osmate era solo “Cadrezzate”, borgo che si affaccia sul romantico lago di Monate. In questa cornice una famiglia di residenti e il sindaco del paese si presero a male parole sul noto social di messaggistica: gli uni vennero denunciati per diffamazione dal sindaco, il quale successivamente finì anche lui al centro di una denuncia.
«Messaggi scritti praticamente di seguito, un giorno con l’altro, finiti in due procedimenti separati. Solo che in un caso, poi archiviato perché la querela è stata ritenuta tardiva, il pubblico ministero aveva chiesto l’assoluzione per il diritto di critica dei cittadini nei riguardi dell’amministratore pubblico. Nell’altro invece, dove era il mio assistito ad essere imputato, nonostante anche in questo caso la querela fosse stata sporta un anno dopo i fatti (i termini sono di tre mesi ndr) si è andati a processo», conclude il difensore.
Ma in praticao, cosa celavano quelle chat incriminate? Appellativi che richiamano a personaggi del piccolo e grande schermo. Il sindaco (che si sentì diffamato) venne appellato come “Gabibbo”, il celebre personaggio del tg satirico Striscia la Notizia; a sua volta il primo cittadino era accusato di aver accostato alcuni componenti di una famiglia come il personaggio di “Cetto la Qualunque” nato dalla mente dell’attore comico Antonio Albanese.
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