Il consiglio comunale di Gallarate ha votato per il secondo accordo sul destino dell’ospedale
Va avanti l'accordo di programma che definisce il futuro delle aree da dismettere e da mantenere nell'area "storica" del Sant'Antonio Abate, quando sarà pronto il nuovo ospedale unico
Il consiglio comunale di Gallarate – con 14 voti favorevoli e 8 contrari – ha approvato l’atto di promozione dell’accordo di programma di rigenerazione delle aree dell’ospedale Sant’Antonio Abate, l’accordo che definisce cosa rimarrà e cosa sarà dismesso dell’attuale ospedale, quando sarà pronto l’ospedale unico Gallarate-Busto (per cui è stato votato altro accordo a parte).
Il vito ha riproposto le opposte letture da parte di maggioranza e opposizioni, già viste nei mesi scorsi: per il centrodestra è un buon punto di caduta, a fronte della necessità di proseguire verso l’ospedale unico; per le minoranze invece si tratta di un accordo “al ribasso”, che non mantiene abbastanza funzioni.
Massimo Gnocchi, di Obiettivo Comune Gallarate, ha contestato ancora una volta l’intera impostazione della questione: «con questa scelta state cancellando 150 anni di storia».
Davide Ferrari, del Pd, ha rincarato la dose sottolineando la scelta di alienare il padiglione tecnico dell’ospedale, il più moderno e “utile”: «Votiamo l’alienazione del padiglione più tecnico del nostro ospedale. Una scelta che apre le porte alla sanità privata rispetto a quella pubblica, necessaria ai gallaratesi. Perché la domanda esiste e qualcuno dovrà garantire servizi, ma lo farà a pagamento e per guadagno». Secondo Ferrari, il provvedimento rischia di alterare l’equilibrio tra pubblico e privato nell’erogazione dei servizi sanitari, che già vede la Lombardia in una posizione di svantaggio rispetto ad altre 8 regioni. La preoccupazione per un arretramento rispetto al privato è giunta anche da Sonia Serati (PiùGallarate).
Michele Bisaccia ha definito inaccettabile la mancanza di investimenti reali sul territorio: «Trovo indegno che non sia stato investito nulla sul servizio sanitario a Gallarate, cambiando solo il nome da Distretto sanitario a Casa di Comunità. Vi accontentate delle briciole».
Sul fronte della maggioranza invece sono stati soprattutto Michele Aspesi e Luigi Galluppi (rispettivamente Lista Cassani e Centro Popolare Gallarate) a difendere le scelte fatte con l’accordo, che rappresenta secondo il centrodestra il miglior punto di caduta, nonostante in origine lo stesso centrodestra avesse auspicato il mantenimento di più funzioni nell’area. Nell’ottobre 2024 era arrivata la doccia fredda della rinuncia dell’ospedale di Comunità, che faceva parte delle richieste della città (per quanto la condivisione non fosse stata totale), ma il centrodestra ha ribadito che l’accordo rappresenta la miglior soluzione raggiungibile, nella complessa “trattativa” con la Regione Lombardia, che poi è l’ente che firmerà l’accordo. «Chi oggi vota contro dice che non vuole alcuna struttura sociosanitaria» ha semplificato Galluppi. «E chi si oppone non avrà motivo, o diritto, di avanzare proposte al tavolo di lavoro», tracciando l’immagine di un voto quasi coatto, nella situazione odierna.
Positiva invece la lettura di Aspesi: «L’ampliamento degli spazi a disposizione ci consentirà di attivare quei servizi che auspicabilmente eviteranno ai gallaratesi di evitare di fare i pendolari», ha detto Aspesi, medico ospedaliero, tornando anche a difendere più in generale la necessità dell’ospedale unico, giudicata non più rinviabile per impossibilità a modernizzare le strutture del Sant’Antonio Abate, che comprende reparti edificati per lo più tra anni Trenta e anni Settanta.
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