Morì cadendo dalla scala a Luino in un cantiere: quattro patteggiamenti
L’infortunio sul lavoro mortale nel marzo 2022. Contestato l’omicidio colposo al datore di lavoro e al responsabile dei lavori. “Simulato un incidente domestico da parte dei colleghi“
Quattro patteggiamenti sono stati concordati di fronte al giudice per l’udienza preliminare di Varese per la morte di un operaio in un cantiere di Luino nel 2022.
Un infortunio sul lavoro “classico”, legato alla superficialità nella gestione dell’ambiente di lavoro e alla mancata adozione dei protocolli di sicurezza. Per quei fatti, le parti hanno concordato pene di diversa misura in ragione dei differenti reati contestati: un anno e nove mesi per il titolare dell’azienda edile e un anno e due mesi per il responsabile dei lavori e della sicurezza. Ma anche cinque mesi di reclusione ciascuno per i colleghi della vittima, operai come lui, accusati del reato di frode processuale.
Non solo mancavano le più basilari norme di sicurezza in un cantiere per lavori edili, da affrontare per esempio con castelli di ponteggi ben assicurati, invece di far eseguire interventi di “rinforzo dei voltini delle porte interne dei locali e di apertura di nuovi varchi nelle strutture murarie portanti” con una semplice e insicura scala telescopica. Ma oltre alla caduta fatale del muratore Dangov Kolyo Dimirov, 60 anni, partita IVA e con problemi di salute – caduta che portò alla sua morte il 15 ottobre 2022, molti mesi dopo l’incidente avvenuto il 3 marzo in via Cavallotti a Luino – vi è anche l’ombra della simulazione di un infortunio domestico al posto di un incidente sul lavoro.
Secondo l’accusa, dopo la caduta, i due colleghi avrebbero non solo trasportato l’uomo alla sua abitazione di Varese, a circa 30 chilometri dal luogo dei fatti, e cambiato i suoi abiti, ma anche chiamato i soccorsi su indicazione del datore di lavoro per simulare una caduta accidentale in casa durante lavori domestici. Questo fatto non viene imputato al responsabile dei lavori e della sicurezza sul cantiere, difeso dagli avvocati Gianluca Franchi e Antonio Lettieri, che al momento dei fatti si trovava fuori provincia. Il muratore era stato adagiato sul letto di casa: morirà mesi dopo a causa del peggioramento di un quadro clinico già compromesso da lesioni cranico-encefaliche e scheletrico-polmonari-toraciche.
All’atto della costituzione in giudizio, le parti civili – tre, la moglie e le due figlie della vittima – chiesero 400 mila euro di danni ciascuna e provvisionali di 150 mila euro a testa, cioè somme immediatamente esigibili. Cifre che, con i patteggiamenti, vengono escluse e che solo successivamente, con separato procedimento civile, potranno eventualmente arrivare ai familiari.
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