Conosci te stesso. E il lavoro verrà da sé
Risate, riflessioni e aneddoti tengono inchiodati per tre ore gli oltre mille studenti intervenuti all'Orientagiovani. La manifestazione, voluta da Univa, ha proposto agli studenti delle superiori alcuni suggerimenti per prepararsi al futuro
Oltre mille studenti degli ultimi anni delle superiori. Seduti a teatro come a scuola ad ascoltare gli insegnanti. I docenti, però, sono un po’ atipici. Uno, accolto da un applauso scrosciante, è reduce dall’ultima fatica lavorativa in estremo oriente, gli altri sono in giacca e cravatta seduti per spiegare l’importanza della formazione.
È lo scenario vissuto questa mattina al teatro di piazza Repubblica in occasione dell’Orientagiovani, la consueta iniziativa di avvicinamento dei ragazzi al mondo lavorativo voluto dall’Unione degli Industriali della nostra Provincia. A condurre la manifestazione Patrizio Roversi: «Molti ritengono che di professione faccia il turista, ma non è del tutto vero. Quello che ho sicuramente imparato viaggiando tanto è che non si finisce mai di imparare».
Ed è proprio attorno alla formazione continua, seguendo i propri istinti ed interessi, che i relatori si concentrano: Luigi Prevosti, vice presidente dell’Univa, Luciano Traquandi, docente alla Liuc, e Giuseppe Colangelo, professore all’Insubria.
«Il mondo del lavoro conosce un’accelerazione incredibile . esordisce Prevosti – Ciò che è attuale oggi, tra cinque anni sarà già abbondantemente superato. Ecco perché non ci si deve mai sentire "arrivati". Lo studio è un’opportunità che apre la mente, che sviluppa l’interesse ad approfondire, indagare, conoscere».
E i ragazzi presenti in teatro sembrano già aver capito l’importanza dello studio: alla domanda chi vuole proseguire gli studi, le mani si elevano a centinaia. «Il compito dell’università è quella di aprire la mente – sottolinea Colangelo – approfondire le tematiche di base su cui costruire poi il bagaglio di conoscenze personali che apriranno le porte del mondo lavorativo».
Formazione, innanzitutto, ma anche confronti con altre culture: «Io ho lavorato in almeno 19 stati – racconta Traquandi – esperienze diversissime, anche difficili che, però, mi hanno aiutato a crescere e a capire ciò che voglio essere».
Secondo elemento basilare che emerge dall’incontro: l’importanza di conoscere sé stessi: « La voglia di sapere deve essere slegata dalle necessità lavorative – ripete più volte il docente della Liuc – Si devono studiare materie che interessano per crearsi la propria personalità, perché sarà proprio questa che, nei momenti difficili, ti sosterrà nel caos generale che ti circonda. Ci si deve preparare e strutturare perché non si può mai sapere quello che ci aspetta, non si può intervenire sugli elementi esterni che decideranno il nostro destino. Meglio, quindi, essere pronti ad affrontare l’imprevisto».
Conoscere, approfondire confrontarsi, ma poi tornare anche all’ovile: «Varese ha una realtà industriale molto forte. Il 40% del valore aggiunto proviene da questo comparto – ricorda Prevosti – Un risultato che eguaglia quello dell’intera Ligura o Friuli».
E a dimostrazione della ricca e variegata offerta del territorio Patrizio Roversi introduce alcuni rappresentanti di aziende del territorio: dalla Leader, all’Agusta, alla Sea. I ragazzi vengono invitati ad un breve giro all’interno di vere e propria realtà lavorative, e si confrontano con termini, dinamiche e progetti ancora per loro sconosciuti.
Oltre tre ore di insegnamenti fitti e impegnativi, gestiti in modo grintoso e informale da Patrizio Roversi che intercala propri aneddoti alle tante lezioni di vita. L’iniziativa riesce: oltre mille ragazzi seguono con interesse e curiosità. Sicuramente non sono usciti con le idee chiare, ma forse con qualche dubbio in meno.
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