Crippa, Fracassi e Marinoni: un trio d’eccezione al Sacro Monte di Varese
Le tre attrici portano in scena lo spettacolo “Deve trattarsi di autentico amore per la vita”, tratto dai diari di Etty Hillesum. Appuntamento giovedì 24 luglio
Un trio femminile straordinario dà voce ad un cammino spirituale sofferto e pieno di speranza: l’edizione 2014 del festival di teatro “Tra Sacro e Sacro Monte”, promosso dalla Fondazione Paolo VI per il Sacro Monte di Varese, propone al pubblico alcune appassionate e drammatiche pagine dei diari di Etty Hillesum (Drammaturgia di Giulia Calligaro, musica originale per arpa e armonica di Gian Mario Conti).
Maddalena Crippa e Federica Fracassi tornano sulla Terrazza del Mosè assieme a Laura Marinoni per un’inedita ed eccezionale anteprima: le tre attrici milanesi infatti mai si erano incontrate insieme sul palcoscenico. I sopravvissuti del campo di sterminio di Auschwitz hanno confermato che Etty Hillesum fu fino all’ultimo una persona luminosa. Di lei e della sua esperienza sappiamo soprattutto dal diario e dalle lettere, testimonianza di un percorso spirituale caratterizzato dal crescere di una sorprendente e convinta tendenza ad amare pienamente la vita, Dio, l’Umano. I suoi manoscritti passano per diverso tempo da un editore all’altro, senza che nessuno ne intuisca l’importanza, fino a che nel 1981 vengono finalmente pubblicati, rivelando la ricchezza di un’esperienza interiore che, anche di fronte alla sofferenza estrema, sa lodare la vita con gratitudine.
“I diari aprono uno squarcio di speranza, con un’intensità e un livello di poeticità ineguagliati”, dichiara Maddalena Crippa. Lo spettacolo al Sacro Monte di Varese è incentrato sulle riflessioni dense e pregnanti di Etty Hillesum alle prese con il Mistero e la creatività, il dubbio e la scrittura, mentre la guerra e la tragedia globale sono minacciosamente sullo sfondo. “La radicalità è l’elemento essenziale nell’esperienza mistica che ha la forza di perdurare e resistere durante l’evento più drammaticamente assurdo che l’umanità abbia conosciuto: il genocidio”, spiega Federica Fracassi. “Etty Hillesum insegna come avere la forza di reagire, dicendo che l’esistenza e la realtà hanno una loro ragionevolezza e positività, nonostante tutto”, commenta Laura Marinoni. Un frammento significativo dei manoscritti rivela: «Trovo bella la vita, e mi sento libera. I cieli si stendono dentro di me come sopra di me. Credo in Dio e negli uomini e oso dirlo senza falso pudore. La vita è difficile, ma non è grave. Dobbiamo prendere sul serio il nostro lato serio, il resto verrà allora da sé: e “lavorare se stessi” non è proprio una forma di individualismo malaticcio. Una pace futura potrà esser veramente tale solo se prima sarà stata trovata da ognuno in se stesso – se ogni uomo si sarà liberato dall’odio contro il prossimo, di qualunque razza o popolo, se avrà superato quest’odio e l’avrà trasformato in qualcosa di diverso, forse alla lunga in amore se non è chiedere troppo. È l’unica soluzione possibile. E così potrei continuare per pagine e pagine. Quel pezzetto d’eternità che ci portiamo dentro può esser espresso in una parola come in dieci volumi. Sono una persona felice e lodo questa vita, la lodo proprio, nell’anno del Signore 1942, l’ennesimo anno di guerra».
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