Juncker è il nuovo presidente della Commissione europea
L'ex primo ministro del Lussemburgo, eletto oggi a Strasburgo, ha promesso 300 miliardi di investimenti in tre anni
Jean-Claude Juncker è il nuovo presidente della Commissione europea.
L’Europarlamento di Starsburgo riunito in seduta plenaria ha votato a scrutinio segreto esprimendo 422 voti a favore, 250 no e 57 tra astensioni e voti invalidi. Per Juncker, designato a fine giugno dai 28 paesi dell’Unione, hanno votato i Popolari, i Socialisti, e i Liberali.
Prima del voto finale Juncker ha tenuto un discorso in tre lingue (francese, tedesco e inglese), lungo 45 minuti, con cui ha cercato di convincere i deputati a votare a suo favore.
«Da presidente della Commissione – ha detto Juncker – non sarò il segretario del Consiglio né l’aiutante di campo del Parlamento (…) Rinunciamo ai dibattiti ideologici che coltivano le divisioni (…) Usiamo il pragmatismo come metodo di lavoro».
Riferendosi alle divisioni provocate negli ultimi anni dalla crisi economica, Juncker ha esortato i governi a rinunciare "all’ombelico nazionale". «Si vince insieme – ha detto – ma è anche insieme che perdiamo». Parlando direttamente alle capitali, a Londra in particolare, ha poi chiosato: «Se avete detto sì a Bruxelles, non dite no altrove».
Junker, esponente del Partito Popolare Europeo (PPE), 60 anni a dicembre, ex presidente dell’Eurogruppo (il coordinamento dei ministri dell’Economia dei Paesi membri dell’Unione), si è poi rivolto ai suoi detrattori. «Sono stato presidente dell’Eurogruppo e ne sono fiero. Ma nella crisi dell’euro, vale a dire nella crisi del debito, abbiamo dovuto riparare in volo un aereo in fiamme. Ce l’abbiamo fatta a salvare la zona euro, ma abbiamo fatto errori. D’altro canto, riparare un aereo in volo e in fiamme non è cosa facile (…) Dobbiamo quindi riflettere sulla Troika (la collaborazione tra Commissione europea, Fondo monetario internazionale e Banca centrale europea, ndr) e renderla più democratica».
Juncker ha messo in luce alcuni aspetti più concreti del suo programma, lanciare entro febbraio 2015 un piano di investimenti pubblici e privati di 300 miliardi di euro, rafforzare il mercato unico, rendere più trasparenti le trattative per un accordo di libero scambio tra Stati Uniti ed Unione Europea, adottare una politica comune sull’emergenza migratoria e su quella occupazionale.
«Abbiamo bisogno di investimenti, di un pacchetto di investimenti e un programma con un obiettivo: mettere le persone al centro della società. Al nostro interno sorge un 29esimo Stato, quello dei senza lavoro. Vorrei che questo diventasse un normale Stato membro. Entro il febbraio 2015 vorrei che fosse pronto questo programma. E che nei prossimi 3 anni siano dedicati 300 miliardi di euro per questo programma. Da finanziare con i fondi strutturali a disposizione e misure mirate. Investimenti coordinati nella banda larga, reti energetiche, infrastrutture e trasporti. Investimenti nel settore industriale, ricerca e sviluppo. Ed energie rinnovabili, che sono la premessa per l’Europa del domani, un luogo che sappia svilupparsi in modo sostenibile anche in riferimento agli altri attori globali».
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